Niente da fare. UE 1, Italia 0. Il Belpaese è l’unico a perdere davvero in sede europea. Mentre la Germania è riuscita, muovendosi anche in anticipo (già la primavera scorsa) ad ottenere quanto voelva (l’uso dei cosiddetti e-fuels), l’Italia rimane a piedi, quasi letteralmente. Le proposte del governo Meloni, infatti, non sono state accolte e, anzi, sembrano del tutto essere state trascurate e liquidate. Non abbiamo il pugno di ferro o il potere contrattuale tedesco? Probabilmente sì. Sta di fatto che il Consiglio UE ratifica oggi lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035, come previsto e discusso in questi mesi. La precedente opposizione dell’asse Germania-Italia si è sgretolata di fronte al compromesso trovato tra Olaf Sholz e l’Unione, mentre l’Italia, che ha provato a tenere il punto, pur minacciando di astenersi, non ha avuto la forza (o l’attenzione da parte del Consiglio) di farsi valere.
Quantomeno la coerenza. L’Italia, infatti, oggi si è astenuta come promesso se non avessero aperto alla possibilità dei biocarburanti, la via d’uscita alla transizione ecologica proposta dal governo Meloni per evitare di affossare il settore automotive del nostro Paese. Il voto di astensione vale un voto contrario, ma bastava la maggioranza del 55% dei Paesi e così il piano di trasformazione del settore verso orizzonti più ecosostenibili si è concretizzato nonostante l’opposizione italiana. Peccato. Resta una domanda. Matteo Salvini e la Lega si sono fatti promotori di una battaglia in sede internazionale a favore del Made in Italy e della filiera auto italiana (quasi tutta, ovviamente, a combustione), ma ora come potranno proseguire la loro battaglia? Tra le tante uscite del “Capitano” la paura che dopo il Qatargate si arrivasse a un Cinagate (con consequente monopolio del mercato anche in Italia e in Europa delle case di produzione asiatiche, già in crescita). Il pugno di ferro, tuttavia, si è rivelato un pugno di gomma piuma. Anzi, una carezza. L’UE tira dritto e ci prende sotto, così come prende sotto le buone intenzioni (e forse maleducazione) del governo, almeno lato Trasporti. E lo fa, è il caso di dirlo, con un’auto elettrica.