Proprio mentre montava la polemica sul caso Bakayoko, calciatore nero del Milan fermato e perquisito dalla polizia perché poteva corrispondere alla descrizione di un sospettato pericoloso e poi lasciato andare una volta verificata la sua identità, sempre a Milano è andato in scena un episodio analogo, ma a colori invertiti. Un episodio al quale MOW ha assistito: una pattuglia ha visto un sospettato alla fermata dall’autobus, i due agenti sono scesi dall’auto e si sono avvicinati con le pistole (una in mano, una pronta per essere estratta), lo hanno interrogato e perquisito, per poi “liberarlo”. Il motivo? Chiaramente, come avrebbero confermato gli stessi poliziotti al diretto interessato, l’aspetto fisico della persona, come nel caso di Bakayoko (anzi, di più considerando che nella vicenda del calciatore si cercava anche e soprattutto una persona su di un suv, mentre in questo frangente la persona era a piedi senza alcun altro elemento caratterizzante oltre alla propria apparenza). La “vittima” è un 38enne videomaker di nome Fabrizio (il cognome preferisce che non venga pubblicato).
Allora, Fabrizio, raccontaci cos’è successo dal tuo punto di vista e come l’hai vissuta.
“Ero fermo sotto casa alla fermata dell’autobus. È passata una macchina della polizia e, quando gli agenti mi hanno visto, hanno accostato e sono scesi. Sono venuti verso di me, uno con la pistola in mano e una con la mano sull’arma ancora nella fondina. Mi hanno chiesto cosa ci facessi lì e altre domande personali, probabilmente per verificare che non mi contraddicessi, poi mi hanno chiesto i documenti e mi hanno anche perquisito lo zaino. Dopodiché si sono tranquilizzati, anche perché io non ho reagito in alcun modo e sono rimasto impassibile”.
E com’è finita?
“Alla fine dopo un ulteriore giro di domande mi hanno detto che gli era arrivata la segnalazione di un sospettato che corrispondeva alla mia corporatura e ai miei connotati e che per questo mi avevano controllato. Un po’ come il calciatore del Milan, solo che io non ho il suv… È evidente che mi hanno fermato (o meglio, si sono fermati) solo per il mio aspetto fisico, perché io aspettavo l’autobus e di certo non stavo facendo alcunché di sospetto o di pericoloso. È chiaro che stessero cercando qualcuno di robusto con la barba rossa e ovviamente bianco. Dopodiché, dopo avermi comunque fatto una foto senza chiederlo, si sono detti dispiaciuti per avermi fatto perdere tempo e ci siamo salutati”.
Non ti sei sentito “profilato etnicamente”, come denunciato da Amnesty International nel caso di Bakayoko?
“No, assolutamente, è ovvio che quando cerca qualcuno la polizia debba basarsi su descrizioni oggettive, quindi sull’aspetto fisico. Il razzismo non c’entra niente”.