“Non esiste più l'auto italiana. Resta solo la Ferrari. A Torino poco o niente”. È lapidario Luca Cordero di Montezemolo, in un intervista pubblicata sul Corriere della Sera nelle pagine cittadine dell'edizione di Torino, intervista nella quale - anche in vista dell'assemblea dell'Unione industriale torinese che si tiene in questi giorni - afferma che la città “è triste” e che “mancano figure di riferimento, come l'Avvocato (Agnelli, ndr) e Pininfarina, Per fare auto bellissime - dice - in quegli anni bisogna venire a Torino, era un automatismo”. Oggi invece “non esiste più l'auto italiana. Resta solo la Ferrari. A Torino poco o niente”. E di Mirafiori aggiunge: “È un gruppo francese, non italiano. Il design che ha prodotto il nostro Paese è stato e continua ad essere, anche se non più nell'auto, un valore culturale. Sergio Pininfarina è stato l'emblema di quei valori. Quando posava la sua matita non c'era quasi bisogno di mettere il logo Ferrari o Made in Italy, lo capivi subito che quel prodotto arrivava da quella mano. Questo è un valore che rischiamo di perdere”.
Una Torino in declino perché orfana di figure carismatiche? “Le due cose - ha risposto Montezemolo - vanno a braccetto. Tengo a ricordare che ci sono stati solo tre presidenti di Confindustria espressione del territorio: l'avvocato Gianni Agnelli, Sergio Pininfarina e il sottoscritto. Tutti esponenti di un mondo che viaggiava a motore e della grande filiera industriale dell' automotive”. Non solo, perché Montezemolo si è concentrato sul rapporto tra design ed elettrico nelle auto, e non ha dubbi sul fatto che Pininfarina sarebbe stato un genio anche nel periodo della svolta green: “Il design può avere libero sfogo anche su vetture elettriche. Semmai il problema è che non c’è più l’auto italiana: ribadisco, tolta la Ferrari non esiste più l’auto made in Italy, Lamborghini è tedesca, Fiat è francese. E anche tanti grandi carrozzieri torinesi sono spariti. Così è più difficile far emergere il talento dei nostri design e delle imprese”.