Laura Pausini è in Spagna, a El Horminguero, un quiz show televisivo spagnolo. Forse esaltati dalla fama del tributo a Bella Ciao nella serie TV targata Netflix La Casa di Carta, le chiedono di cantare la canzone simbolo della Resistenza, almeno nell’immaginario comune. Ma lei preferisce evitare, “è una canzone molto politica e non voglio cantare canzoni politiche”. Pioggia di critiche e polemiche nei social, tra le tante: “"Se considera Bella Ciao come una canzone politica, intesa come di parte, essendo esclusivamente antifascista e antinazista ma di tutte le parti politiche che presero parte alla Resistenza dai comunisti ai cattolici ai liberali, le consiglio un ripasso delle basi della Costituzione italiana", anche se non abbiamo individuato il collegamento tra il rifiuto della cantante e l’ignoranza della Costituzione italiana (anzi, semmai è il contrario). In seguito alla bufera precisa: “Non canto canzoni politiche, né di destra né di sinistra. Non voglio che nessuno mi usi per propaganda politica”. Saverio Tommasi, su «Fanpage», prova a rimproverarla: “Laura Pausini, ti spiego perché di Bella Ciao non hai capito niente”. Tra i tanti motivi (“Bella Ciao è una canzone d’amore”, “Bella Ciao è la canzone su cui si fonda la nostra Costituzione”, cose così), anche bambini lanciati in aria dai nazisti per evitare che sparandogli il proiettile, trapassando la carne, rimbalzasse contro il soldato. Bella Ciao simboleggia la resistenza contro tutto questo, secondo Tommasi.
Noi abbiamo pensato di chiedere un parere a uno storico di professione, così da evitare articoli lanciati per la tangente, pieni di informazioni sensazionalistiche e colorate sulla guerra, a cui poi aggiungere un po’ di sentimentalismo, q.b., per criticare chiunque non voglia cantare una canzone. Cosa si sta provando a dire, che chi non canta Bella Ciao non condanna i crimini nazifascisti? Magari che è fascista a sua volta, perché Bella Ciao non è di parte? Non la pensa così Giordano Bruno Guerri, storico esperto del periodo fascista, a cui ha dedicato svariati libri. “Io trovo che ognuno fa secondo il proprio criterio liberamente. La Pausini la ritiene un segno politico, e in parte lo è. Quindi non mi sentirei di accusare nessuno per non averla cantata.” Allora chiediamo della presunta neutralità di Bella Ciao. Non è solo una canzone antifascista? “Direi proprio di no. Bella Ciao è sempre stata un simbolo di sinistra. È stata prima una canzone della Resistenza, ma ora è una canzone di sinistra. Se la signora non si sente di sinistra ha tutto il diritto di non cantarla, come avrebbe il diritto di non cantare l’inno nazionale se non si sentisse italiana”. Con buona pace per i piagnistei di molti, sembra che anche stavolta non si possa dare a qualcuno del fascista solo per aver rifiutato di cantare un canto popolare fortemente ideologizzato. Senza contare, poi, che la richiesta è arrivata nel contesto di uno show televisivo, dove Bella Ciao non è molto differente da Azzurro o Che sarà. Forse gli apologhi del canto partigiano dovrebbero imparare a scegliere meglio le loro battaglie, anche perché non dovrebbe sembrar loro di buon gusto vedere che la canzone simbolo dell’antifascismo viene usata come motivetto italico per far cantare in coro i cugini iberici, senza pensare al significato.