Ambientalismo is the way, sembrerebbe dire il mondo di oggi. Fra Greta Thunberg, COP27, meeting mondiali sul clima, zuppe sui quadri e discorsi politici vari, appare sempre più chiaro quanto la cura della Terra sia diventata una priorità per tutti – che la gente voglia crederci o meno. Ma la domanda è: siamo sicuri che la strada proposta dalla narrazione mainstream e dagli idealisti del climate change sia quella giusta? Che le energie rinnovabili e i cambiamenti di macroeconomia siano formule inevitabili per salvare il Pianeta? Il giornalista Francesco Vecchi non è così sicuro.
“Ma non perché lo dico io, ci sono prove scientifiche”, spiega il giornalista di Mediaset e anchorman di Mattino Cinque a MOW, in questa intervista per raccontare il contenuto di Non dobbiamo salvare il mondo. Dall’auto elettrica al bio, tutti i falsi miti della religione green (Piemme editore), testo che senza predicare né accusare ha, principalmente, un obiettivo, quello di togliere pregiudizi agli ambientalisti convinti e invitare al dialogo, alla riflessione.
Per esempio, sull’energia nucleare di quarta generazione, quella bistrattata e vituperata dal think green di ultima generazione per cui le soluzioni sono poche e ben chiare, e non certo riguardano l’utilizzo del nucleare. Eppure, la scienza, secondo gli studi e le ricerche di Vecchi, offre anche altre soluzioni.
Francesco, nella tua carriera giornalistica ti sei occupato di molti settori dell’informazione (dalla cronaca e l’attualità allo sport, fino alla formazione aziendale, ramo comunicazione, per diverse aziende private). Perché adesso questa esigenza di parlare di clima?
Il mio percorso parte da una laurea in economia sociale. Poi facendo informazione ho approfondito anche questo tema. E si vede che in ESG (acronimo di Environmental, Social, Governance) c’è anche la S, che è il tema sociale. Per cui non occuparsi anche di questo aspetto è controproducente per l’ambiente stesso. Il tema del libro è sottolineare anche questo aspetto qui. Pensare unicamente alla salvezza del pianeta togliendo l’attenzione per l’uomo, secondo me, è un’idea sbagliata e controproducente anche per la stessa salvezza del mondo. Il mondo non si salva con un obiettivo a priori del tipo bene, azzeriamo le emissioni e il resto. E’ l’obiettivo che è posto in maniera sbagliata. Magari raggiungere questo obiettivo comporta un impoverimento nello sviluppo economico e l’impoverimento. Queste battaglie ostinate non portano a una maggiore tutela dell'ambiente e questo lo abbiamo visto 1000 volte, anche con battaglie ambientaliste che in principio erano corrette, ma che poi, nella pratica, hanno portato a degli autogol.
Tipo?
Penso alla scelta di interrompere le prime trivellazioni nell'Adriatico, una scelta che poteva essere spinta da criteri di grande principio, ma che poi nella realtà ci ha fatto diventare dipendenti non più da un gigawatt in più di energie rinnovabili, ma da molto più gas russo di Putin.
Sì, che poi è quello che ti spieghi anche nel libro. Insomma, un paese come l'Italia non può basarsi solo sulle fonti di energia rinnovabili.
Faccio un esempio. Al momento, il fotovoltaico e l’eolico sono settori che forniscono il 3,8% del fabbisogno energetico italiano. Mi chiedo quindi quando arriveremo al 50%? E poi, il resto del 50% cosa facciamo? Forse è ora di trovare un altro tipo di fonte, nuove risorse. Come risolviamo l’assenza di energia di cui abbiamo bisogno? Io lo chiedo anche agli ambientalisti. Bisogna pensare che ci vuole quindi qualcosa di forte, potente e pulito. Io dico per esempio, l’energia nucleare.
Quelli di quarta generazione, no?
Sì, il nucleare di quarta generazione è una strada che io ho studiato, l’ho approfondita con interviste, studi e ricerche. Ed è una strada che dal punto di vista economico regge e che dal punto di vista ambientale mi sembra che anche gli ambientalisti stessi riconoscano che è energia che non emette CO2. Allora io dico: qualcuno parla di catastrofe, c’è addirittura chi dice Apocalisse... poi gli proponi il nucleare e loro dicono no. E io rispondo: ma perché? Perché no?
In questo senso che idea ti sei fatto sull'atteggiamento politico verso il nucleare, soprattutto, verso il nucleare di quanto generazione? Perché negli ultimi mesi, soprattutto durante la legislatura di Mario Draghi, Salvini in particolare, si è esposto più volte in favore del nucleare.
Questo Parlamento, paradossalmente, è a maggioranza nuclearista a parole, poiché sappiamo tutti che poi per i fatti ci sarà da vedere. Quello che ho notato è che c’è una differenza generazionale. Per i giovani è un tema molto interessante, si informano e sono disposti ad accettarlo, noto un'apertura. Mentre per le altre generazioni c'è una paura atavica. Allora io dico semplicemente questo, io non lo so, non ho la certezza che il nucleare funzioni, ma sto scommettendo sul nucleare. Non posso avere la certezza che poi alla fine potrà essere la tecnologia che salva il mondo. Credo che sia al momento la più promettente, senza dubbio. Quindi, soprattutto sul nucleare, quello che dico a chi vorrà leggere il libro è: analizziamo la situazione senza pregiudizi, senza paura, cioè tu lo sai che il nucleare è la tecnologia più sicura al mondo in termini di morti e danni ambientali? Andate a vedere tutti i dati di confermeranno. Perché non possiamo avvicinarci a questa materia? Io altre tecnologie altrettanto promettenti non le vedo.
Questo tuo togliere a priori ogni pregiudizio da dove nasce? È un debunking giornalistico o più un “ragazzi, secondo me fino adesso avete sbagliato tutto e propongo altre soluzioni?
Secondo me le cose si evolvono – non a caso parliamo di nucleare di quarta generazione. Quando senti quelli che sono contro il nucleare, nessuno dice che il nucleare di quarta generazione è una tecnologia che non solo non produce scorie o ne produce pochissime, ma addirittura può utilizzare come carburante le scorie nucleari prodotte dal nucleare di terza generazione. Secondo me fu un errore abbandonare la strada del nucleare in cui negli anni ‘60 l'Italia era un paese leader - e continua a essere leader -, tanto che uno dei due progetti più promettenti è appunto un progetto italiano. Però magari, a quei tempi, c'erano delle ragioni che a mio avviso non ci sono più. Ormai quando si dice che il nucleare è una strada morta, molti dicono è sconfitto eccetera, ma all'epoca fu sconfitto non dalle rinnovabili, ma fu sconfitto dal fatto che il carbon fossile costava molto poco, cioè: ma oggi non stiamo proprio parlando di quello? Cioè, non stiamo parlando del fatto del carbon fossile e costava poco perché non incarnava i problemi che ci sta procurando. Allora risposta del tiriamo fuori il progetto che a quel punto ha costi sostenibili.
Quali sono?
Energia in grande quantità, sicurezza ed energia pulita. Non c'è nessun altro progetto che ti promette una quantità di energia a costi sostenibili, disponibili e pulita come nucleare.
E dei naziambientalisti o gli ambientalisti idealisti che dicono che si deve vivere solo di energia rinnovabile?
No secondo me è proprio sbagliato.
Ok allora andiamo con un’altra frase a effetto, se non sbaglio presa dal tuo stesso libro. Perché siamo noi e non la Terra a doverci salvare
Allora, ovviamente il libro non è negazionista. Io il pianeta lo salvo perché devo salvare l’essere umano, che l’uomo continui ad avere una relazione equilibrata con l’ecosistema. Non voglio provocare la catastrofe climatica che mi porti all’estinzione, ma non voglio nemmeno creare il dramma economico e sociale che annienta l’uomo. A me l’ambientalismo che vuole salvare il Pianeta anche a scanso dell’umanità, che considera l’umanità come un elemento tossico dell’ambiente, non convince. Sarò fatto strano, ma non è una teoria che mi convince. Se noi non ci fossimo più, non saprei dire se sarebbe meglio o peggio per la Terra in quanto il concetto di meglio o peggio è una condizione umana.
Sarebbe una forma di suicidio.
Io ci tengo che venga fuori. Il libro non è negazionista, io parto dal presupposto che abbiamo un grosso problema climatico ma che, ugualmente, non si possa risolvere dicendo che si può salvare o il Pianeta o il resto. Perché il resto siamo noi.