Beppe Grillo non ce la può più fare, ormai. Dopo averlo fondato, ha guidato il Movimento 5 Stelle verso l’auto-estinzione, trasformandolo in un partitino galleggiante nel vuoto disperatamente abbarbicato a Palazzo Chigi. Ha cambiato tutto e di più, rispetto all’identità originaria, per altro da sempre confusa ma agli inizi quanto meno vitale. A non cambiare è il suo personale divertimento nel piazzare show improvvisati, che tuttavia non stupiscono più nessuno. Ieri al Tempio di Adriano a Roma è balzato fuori a sorpresa durante un convegno organizzato dai suoi, titolo "La Politica nel Metaverso. Tecnologia e Ambiente per progettare il futuro", e in questa sede, come di consueto fra un frizzo e un lazzo, ha buttato lì l’arcimilionesima sparata: “Se abbiamo la tecnologia, una macchina sa quanti c… di chilometri facciamo tutti i giorni, facciamo una tassa di circolazione in base ai chilometri fatti! Perché, se io ho una Panda ma faccio 2 mila chilometri al mese e poi ho un Suv con cui ne faccio 3, io tasso i chilometri con un’applicazione di due dati. Lo facciamo sul serio? Vi date da fare?”. Una tassa nuova di zecca in base al chilometraggio delle auto: proprio quel che ci voleva in tempi di carburante alle stelle tornato sopra i 2 euro al litro.
Non s’è mai saputo bene se Grillo ci è o ci fa. Ma ora, con il Movimento che ha perso un ulteriore pezzo in parlamento in seguito alla scissione di Luigi Di Maio (avviato verso un futuro targato “partito di Draghi”), le risate che pur strappa ancora sanno di fiele. La pantomima del Fondatore che scherza e abbraccia il leader travicello Giuseppe Conte non deve trarre in inganno: fra i due il rapporto è tutt’altro che idilliaco. “Conflittuale”, lo definisce senza tante perifrasi al Fatto Quotidiano di oggi uno che Grillo dice di sentirlo e vederlo ogni volta che questi scende a Roma, il sociologo Domenico De Masi fra i pochi intellettuali, se non l’unico, rimasto nell’area grillina. La discussione interna sul terzo mandato, che Grillo pare non voglia assolutamente sbloccare (salvo forse una deroghina per Giancarlo Cancelleri possibile ri-candidato in Regione Sicilia), in questo momento drammatico per gli italiani entusiasma giusto la residua prima fila degli eletti pentastellati. Ma è la spia che i 5 Stelle sono giunti al capolinea: si aggrappano ad una norma-simbolo importante sì, ma attorno alla quale si è spalancato il deserto di idee, di proposte e di senso politico, magari per venire incontro a quella parte d’Italia che non si riconosce né nell’ammucchiata al centro, né nella destra sempre più egemonizzata da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Toh, ecco: Giuseppe Conte che traduce le libere intuizioni di Grillo sul Metaverso (“Creare uno spazio dove depositare i dati dei soggetti: io entro nel mio box e vedo quali aziende li possiedono. È complicato, ma questo consentirebbe di esercitare il diritto fondamentale” - al controllo delle proprie informazioni digitali, ndr) lo sforzino di rinverdire un po’ la carica inventiva degli esordi, à la Gianroberto Casaleggio, lo fa anche. Ma le priorità dell’italiano medio sono altre. A cominciare dallo spettro dell’impoverimento di massa che si conteggerà sul singolo euro da settembre in poi, l’ennesimo dopo la Grande Crisi del 2008 e la Depressione da Covid dell’ultimo biennio. "Fate progetti e dateli a me che ve li distruggo", ha battuteggiato ieri Grillo. Non è poi tanto una battuta, a guardare le sue responsabilità nell’harakiri di un Movimento che doveva fare la rivoluzione, e per volere anzitutto del suo deus ex machina resta in un governo che ha smantellato tutto quel che fatto, nel bene e nel male, Conte dal 2018 al 2020 (eccezion fatta per il reddito di cittadinanza, che di questi tempi torna comodo per tenere a bada la potenziale polveriera sociale).