Bruno Vespa non ha usato mezzi termini. In un tweet esplosivo, il decano del giornalismo italiano ha preso di mira Cecilia Sala, elogiandola per il talento e i reportage, ma stroncandola per un’omissione imperdonabile: non aver ringraziato Giorgia Meloni per il suo rilascio. La vicenda, che ha già scatenato dibattiti sui social, si inserisce nel teatrino tutto italiano in cui la gratitudine diventa una questione politica. Vespa scrive: “Ammiro professionalmente Cecilia Sala… ma che non abbia sentito il dovere di ringraziare Giorgia Meloni è semplicemente vergognoso”. Il tono è quello del professore che elogia lo studente promettente, ma che non si trattiene dal bacchettarlo per aver dimenticato i compiti a casa. E non è finita: il giornalista ha tirato in ballo anche i retroscena della giornata, con un affondo pesante nei confronti della famiglia di Cecilia. Secondo Vespa, la madre e il compagno della reporter avrebbero impedito al padre, Renato Sala, di prendere parte al commento della liberazione in trasmissione. Come se non bastasse, il giornalista ha applaudito Luciana Littizzetto, che avrebbe salvato l’onorabilità di Che tempo che fa ringraziando Meloni al posto della Sala. Un plauso che sa tanto di schiaffo morale.
Così il tweet di Vespa scatena altre polemiche. Da una parte chi difende Cecilia, ricordando che il suo lavoro non ha nulla a che fare con i giochi politici italiani. Dall’altra, chi vede nel mancato ringraziamento un segno di maleducazione o, peggio, di ingratitudine verso lo Stato. Dietro le parole di Vespa, però, si potrebbe intravedere un sottotesto più personale. La scelta di Cecilia Sala di raccontare il suo rilascio nello studio di Fabio Fazio e non a Porta a Porta sulla Rai, il servizio pubblico, potrebbe aver fatto storcere il naso al giornalista di punta di Rai1. Il mancato passaggio nel “salotto buono” della politica italiana è stato percepito come uno sgarbo? Domanda lecita, considerando la lunga tradizione di ospiti illustri che hanno varcato la soglia dello studio di Vespa per narrare momenti storici e personali. In un’epoca in cui il minimo cenno di riconoscenza rischia di diventare un atto di propaganda, la domanda resta: davvero la gratitudine deve essere spettacolarizzata? Forse sì, secondo Vespa. E forse no, per chi pensa che le azioni valgano più delle parole.