Il fenomeno avvenuto ieri a Stromboli, come riportato dall’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha causato un’intensa nube di cenere lavica e materiale piroclastico, probabilmente provocato dalla presenza di una valanga di detriti nella parte di un edificio vulcanico collassato. Si è rilevato anche un trabocco lavico sulla parte sommitale. Alle 18:40 circa la rete di telecamere di sorveglianza dello Stromboli ha osservato una repentina intensificazione dell'attività di spattering, esplosioni ed emissione di materiale lavico, a carico dell'area craterica nord che alle 18:48 ha prodotto un flusso di materiale incandescente che si è rapidamente propagato lungo la Sciara del Fuoco raggiungendo la linea di costa e propagandosi in mare. Bazzico l’isola di Stromboli da 30 anni e da 4 ci risiedo sei mesi l’anno. In questi calienti, ruggenti ed esplosivi decenni su uno dei vulcani più attivi al mondo, ho assistito a colate laviche, eruzioni maggiori, frane, terremoti, flussi piroclastici e addirittura – non mi faccio mai mancare un ca**o (letteralmente) – un’esplosione parossistica, avvenuta il 3 luglio 2019. Insomma, di eruzioni, ed erezio*i, ne ho viste e godute. E me ne intendo. Soprattutto delle seconde… Ieri 3 luglio – il 2 luglio è il mio compleanno ed evidentemente Iddu, come chiamano la vetta della montagna, ama inondarmi di passione lavica e di furore uterino – lo Stromboli si è esibito in una intensa accesa eccitante “peffomans”: poco prima delle 19 mentre saltellavo per sentieri ascoltando Walk on The Wild Side di Lou Reed, che incrociai dal vivo sulla Tenth Street a NY – sì, a me piace il lato selvaggio della vita – ho visto la sommità dell’isola avvolta da fumo nero, bianco, denso, sobbollente, in costante crescita e formazione. Non ho provato alcuna paura, nessun panico. Solo meravigliato stupore e intima eccitazione per la struggente bellezza di ammirare un vulcano vivo, pulsante, sonoro. Che parla, coprendo le caz*ate della gggente. In grado di zittire il tanto rumore per nulla perché la voce del vulcano va ascoltata, e rispettata, per quello che è: una divinità pagana. In Iddu We Trust. So bene di essere diversa dalla maggioranza della gente. Non per nulla i miei soprannomi negli anni e in giro per il mondo sono sempre stati Uragano, Tornado, Tsunami, Vulcano Robbie. Nel mio peregrinaggio di vita, perché sono sempre in costante e smottante moto a luogo, ho vissuto anche un terremoto e un uragano a New York, la mia altra isola del cuore. Insomma quando mi muovo, smuovo.
Nel 2000 in Australia, quando viaggiai per oltre 400 miglia da Alice Springs nell’arido “Red Centre” alla volta di Uluru, l’enorme monolite di arenaria, rimasi così incantata e affascinata dalla sua apparizione nel mezzo del nulla da comprendere perché la popolazione aborigena la ritenga una montagna sacra. Così come capii in quel momento che “primitivo” non è un insulto, tutt’altro. I veri “primitivi”, con accezione denigratoria, siamo noi: i progressisti (in)civili che credono solo al dio denaro, all’apparenza, al consumismo, al materialismo, alla globalizzazione. Il divino si manifesta nella natura. Non nel feed di Instagram. Per me, per molti di noi strombolani, anche adottivi, Iddu è il nostro Dio. Anni fa scrissi un’ode alla montagna definendo Idduisti noi pazzi lunatici amanti del vulcano, pagani veneratori della bocca di fuoco, che ululiamo ululì ululà alla luna nelle notti di fuoco, che un tempo facevamo all’amore accanto ai crateri, sprezzanti della vita ordinaria per quella straordinaria, con il coraggio, l’audacia e la sfrontatezza di rischiare di vivere. Invece di sopravvivere, come ormai vivacchia la gente oggi. A farmi orrore, oltre a farmi tracimare i crateri, sono le grandi balle, non di fuoco, che eruttano moltissimi organi di stampa, anche autorevoli. Sono solo sciacalli della disinformazione, a uso e abuso delle menti webeti di chi si beve, peggio s’ingoia e s’ingozza, della spazzatura che viene riversata sul web. I siti che hanno scritto "esplosione" – che non c’è stata, quantomeno finora! – devono vergognarsi perché stanno creano allarme e panico senza motivo e soprattutto senza riportare la verità. Sono titoli clickbait per far abboccare i boccaloni, specie ahimè non in via di estinzione ma di espansione globale, e vendere loro menzogne. Vi faccio la lista: SkyTg24, Fanpage, MeteoWeb, MessinaToday, Gazzetta del Sud, Il Giornale di Lipari (ancora più vergognoso perché “sorella” di Stromboli) e, tra gli altri, Rainews. Sul tema della Rai preferisco sorvolare perché altrimenti l’esplosione parossistica la faccio io… Vorrei solo ricordare che il 25 maggio 2022 quando dal set di una “friction” che si sarebbe dovuta intitolare Protezione Civile (Distruzione Incivile sarebbe più corretto), prodotta dalla 11 Marzo Film per Rai Uno, un team di “esperti” ha scatenato un incendio che ha raso al suolo 248 ettari di riserva naturale, e che ha bruciato per 48 ore, gli organi di stampa hanno tentato di insabbiare la notizia… La prima uscita stampa fu 7 ore dopo la miccia dell’incendio su Repubblica.it con il titolo: “Forse a un contadino è sfuggito un incendio…”. Tuttavia, appena lo Stromboli è lo Stromboli, ossia un vulcano attivo, e ci regala uno spettacolo immenso e commovente, ecco gli strilloni dei giornaloni riversare valanghe di caz*ate, postando anche foto di precedenti eruzioni quando non addirittura di altre isole (è successo!).
Insomma, quello che voglio comunicare live da Stromboli è che in tutti questi anni ho assistito ammirata alle straordinarie "peffomans" del vulcano e disgustata dalla mala informazione su siffatti eventi. Io non so che cosa caz*o succeda a Gaza, non so che cosa abbia originato il Covid, se il vaccino era buono o cattivo, non capisco nulla della guerra in Ucraina, non posso, ma soprattutto non voglio, sapere nulla in questa cattiva informazione. Posso solo garantirvi che le notizie che vi arrivano da Stromboli sono, per la gran parte, put*anate piroclastiche. L’isola è bellissima. Se solo le permettessero di essere selvaggia, vera, unica, come il suo vulcano. Se solo consentissero a noi di essere selvaggi, veri, unici. Non omologati dal pensiero unico. E dai filtri social. Piantatela di monitorarci e vietarci la vita. Un tempo sco*avamo sulle pendici del vulcano. Oggi ai suoi piedi scoppiamo di rabbia, rancore, frustrazione. Vado ora a danzare ai piedi della montagna sacra sulle note di Gloria: In Excelsis Deo di Patti Smith, la Sacerdotessa del Punk: Jesus died for somebody’s sins but not mine … My sins’ my own, they belong to me, me … people say “beware!” but I don’t care. Incrociai pure Patti a New York, oltre a Lou. Nonché Woody Allen a Milano. Robert Plant dei Led Zeppelin a Roma. Con il quale addirittura parlai. David Byrne dei Talking Heads a Stromboli per il quale feci da interprete. Anche Bono e Bjork sempre a Stromboli, che salirono in vetta accompagnati da un amico guida ad ammirare in silenzio la meraviglia di questa montagna. Nonché i Rolling Stones, ossia le pietre che rotolano sulla Sciara del Fuoco di Stromboli! La vita è magica. Lasciateci la magia. Tenetevi la realtà. Che tanto non esiste. Siate ribelli. Opponete la disordinanza alle ordinanze. Siate liberi. Siate voi stessi. Yours Psychedelic Pink Punk.