Chiara Ferragni somiglia a Starlight, l’eroina della serie Amazon Prime The Boys. Grazie a un numero di follower da capogiro può porre l’attenzione su ciò che ritiene più importante, nonostante abbia sempre da confrontarsi-scontrarsi con qualcuno che, sulla carta, dovrebbe essere più forte di lei. In questo caso è il sindaco di Milano Beppe Sala. L’allarme riguarda il tema sicurezza. In una storia sul suo profilo Instagram la Ferragni scrive di essere “angosciata e amareggiata” per la criminalità a Milano. Come evidenziato dal nostro Riccardo Belardinelli qui su MOW, i numeri non dovrebbero farci pensare “né a Gotham City né ad Arcadia”. Tuttavia, i dati sono ambivalenti. In generale Milano, anche per via della sua popolosità, rimane sopra la media nazionale per quel che riguarda violenze sessuali, furti, rapine, e la provincia milanese è al primo posto nell’indice di criminalità stilato dal laboratorio de 'Il Sole 24 ore'. Volevamo capirci qualcosa di più e per questo abbiamo intervistato Gianluigi Nuzzi, conduttore di Quarto Grado, giornalista d’inchiesta, esperto di cronaca nera e autore del recente I predatori (tra noi). Soldi, droga, stupri: la deriva barbarica degli italiani (Rizzoli, 2022).
Chiara Ferragni sostiene che la situazione a Milano sia “fuori controllo”. Queste le sue parole. Cosa ne pensa?
Io non credo che la situazione sia fuori controllo. C’è un aumento importante della microcriminalità, della criminalità diffusa, soprattutto di bande giovanili che sono divise in branchi e che danno l’impressione di degrado e di violenza in città. Questo sicuramente. Ma non è una situazione fuori controllo, tuttavia, perché vorrebbe dire anarchia assoluta e così non è.
Quindi secondo lei di cosa si tratta?
Credo ci sia un procacciamento e un accesso facilissimo alle droghe, soprattutto quelle sintetiche che aumentano l’aggressività e che i ragazzi usano per colpire casualmente, senza motivo. Spesso ci sono aggressioni anche in centro città, solo per il divertimento di attaccarsi tra gruppi. Quindi sono felice delle affermazioni della Ferragni, poiché lanciare un allarme a tutti è importante. È una situazione che sta precipitando e bisogna intervenire. Mi fa specie che nessuno se ne sia accorto prima, perché è sotto gli occhi di tutti. Bisogna porsi delle domande, non è solo una questione di azioni repressive da parte delle forze dell’ordine. Oggi c’è la banalità del sesso e della violenza, c’è una normalizzazione di atti che sono illegali.
Lei crede che questa banalità della violenza porti i ragazzi e le ragazze a non denunciare, a pensare che sia qualcosa di fisiologico e che quindi possa essere risolto senza ricorrere alla legge?
Sicuramente spesso i ragazzi non denunciano. Soprattutto le ragazze non denunciano le molestie. Non lo fanno perché non vogliono che i genitori lo sappiano, hanno paura di essere considerati sfigati, evitano per vergogna. E dato che questa è un’epoca di super-Io, cioè ci sentiamo tutti fighi e vincenti, andiamo nei ristoranti fighi di Milano, andiamo nelle località più fighe, e nella palestra più figa. Tutto è dopato, se uno si prende un cazzotto poi si cura di nascosto, perché non vuole che la gente lo derida. Questo perché non c’è una cultura del più debole e la vittima, spesso, viene emarginata. Ne ho parlato anche in I predatori.
Il silenzio delle istituzioni o degli analisti sui giornali ha un suo peso?
C’è una distrazione di massa. Siamo distratti dall’Ucraina e dal Covid. Certo, nella nostra società, soprattutto a Milano, si fa un uso smodato di benzodiazepine, di farmaci antidepressivi, che curano l’ansia, gli attacchi di panico, l’insonnia, e tutti i sintomi di un malessere diffuso. Ma visto che siamo tutti pompati, dobbiamo essere i migliori, ecco che le cose brutte si buttano sotto al tappeto, fin quando la polvere al di sotto non fa scivolare chi sopra al tappeto ci cammina.