L'ostensione della sofferenza. Lo sfogo rilasciato da Matilda De Angelis attraverso l'account personale di Instagram ha aperto nell'arena del dibattito pubblico la questione dello scarto fra essere e dover essere, fra capacità personali (che sono comunque limitate) e richieste di performatività (che tendono verso l'assenza di limiti). Un meccanismo infernale nel quale tutte e tutti ci troviamo intrappolati, vivendone gli effetti in modo diverso e mostrando una altrettanto differente propensione a esternare il disagio. E tuttavia questo stato di disagio suscita clamore amplificato se a esternarlo è un personaggio che appartiene al mondo delle arti e dello spettacolo. Cioè a un contesto nel quale il dover essere assume un peso di prescrittività amplificato, col rischio che lo scarto fra l'immagine da personaggio pubblico e la dimensione personale reale diventi ingovernabile.
Con tali premesse, la pubblica dichiarazione di sofferenza da parte di De Angelis acquisisce un significato particolare e per questo ha suscitato dibattito. E va aggiunto che si è trattato di un dibattito pieno di stimoli e anche di sofferenze, ma comunque dal tono garbato e mai attraversato dalle scorribande dei soliti haters. Peccato che poi la stessa De Angelis abbia deciso di rimuovere il post, così cancellando anche le suggestioni che erano giunte dai follower. Ma rimangono il gesto e il messaggio che esso ha suscitato, cose di cui non sarà possibile non tenere conto.
Nella giornata di ieri l'attrice bolognese (27 anni il prossimo 11 settembre) ha deciso di dichiarare che da tre anni soffre di stati d'ansia, e che questa condizione assume un peso schiacciante nella gestione della vita quotidiana non lasciandole possibilità di vivere in modo autonomo ogni stato d'animo, bello o brutto. E poiché l'intento del messaggio era quello di sensibilizzare più che di esprimere un mero sfogo personale, ecco che Matilda De Angelis ha aggiunto l'esortazione a non chiudersi in se stessi quando ci si trovi a vivere una condizione del genere. Anzi, meglio esprimersi. Rendere visibile la sofferenza e non soltanto per chiedere aiuto, ma anche per rendere chiaro che la sua esternazione può trasformare un male in un bene. Perché aiuta a far maturare una consapevolezza che certe cose sia meglio esprimerle e condividerle anziché comprimerle entro se stessi.
E infatti la parte più importante del messaggio è quella in cui si parla di imparare a essere vulnerabili e a gestire la propria fragilità. Una presa di posizione netta, che fa seguito a altre espresse dalla stessa De Angelis in un recente passato e mostrano la costante di un carattere tormentato, non più propenso a accettare compromessi con la sofferenza per mantenere fede all'immagine positiva che si ritiene debba essere associata a una star del mondo dello spettacolo. E a chi potesse immaginare che fosse soltanto un altro modo per prendersi la scena e mantenere l'attenzione su se stessa, è giunta da parte dell'attrice una risposta indiretta tramite la rimozione del post. Che forse aveva aggiunto ulteriore peso emotivo allo stato di sofferenza. Una sofferenza vera, non costruita. Se ne abbia rispetto, magari non cimentandosi in commenti scontati e gramellinismi di rito.