Altro che reportage e inchieste: a Repubblica si litiga peggio che nei talk show. A meno di sette mesi dall’insediamento di Mario Orfeo, il comitato di redazione si è dimesso in blocco. La miccia? Una mozione su Gaza. Sì, ancora Gaza. Un tema che, a quanto pare, nella redazione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari provoca più danni di quanti ne fece Berlusconi. Il Cdr stende un documento per chiedere pace e giustizia in Medioriente. Si discute, si limano i toni, si aggiungono riferimenti a Hamas, ostaggi e antisemitismo. Poi parte la votazione. Ma qualcuno, più di qualcuno, ai vertici storce il naso. E tenta il colpaccio: riaprire l’assemblea, far saltare la mozione, riscrivere tutto. Insomma, controllare pure le opinioni.

Il primo a dire basta è Matteo Pucciarelli: “Si è tentato di sovvertire un processo partecipativo sacro. Così si uccide la rappresentanza sindacale”. Subito dopo, l’addio degli altri membri del Cdr: Zita Dazzi, Andrea Greco, Francesca Savino e Alessandra Ziniti. Denunciano “comportamenti anti-sindacali” e parlano apertamente di “sfiducia”. A nulla valgono i numeri della votazione (132 favorevoli, 3 contrari): per qualcuno, lì dentro, il risultato andava corretto. Come nei migliori regimi? Non è la prima volta che Gaza manda tutto in frantumi: anche l’ex direttore Maurizio Molinari era stato sfiduciato dopo uno scontro feroce sulla linea editoriale sul conflitto. Un vizio, più che un caso. Orfeo, contattato da il Fatto, ha degato ogni responsabilità: “Non c’entro”. Ma intanto, a Repubblica, di “pace e giustizia” resta solo un mucchio di macerie editoriali.
