Urge una premessa. Niente di clamoroso: in realtà è il solito avviso ai naviganti lasciato anche in altri articoli simili a quello che state per leggere. La vicenda raccontata risale al 2017, quando chi scrive ha avuto la possibilità di visitare la Corea del Nord prima della pandemia, della chiusura ermetica dei confini del Paese più misterioso del mondo, dello scoppio della guerra in Ucraina e dell'alleanza di ferro sancita tra il leader nordcoreano Kim Jong Un e il suo omologo russo Vladimir Putin. Arriviamo subito al punto: durante il lungo soggiorno al di sopra del 38esimo parallelo – quello che divide in due la penisola coreana – il sottoscritto ha avuto modo di guardare (seppur in differita)... una partita di calcio europeo. Ma come, direte voi, la Corea del Nord è uno Stato chiuso, isolato, blindato. Dove nessuno degli abitanti è a conoscenza di ciò che accade in campo internazionale. E dove nessuno può anche soltanto lontanamente immaginare di guardare qualcosa di occidentale, tanto più se legato al divertimento come lo è il calcio. Partiamo subito col dire che un pregiudizio del genere è esagerato e controproducente, perché non solo non descrive il vero, ma soprattutto non consente di capire cosa accade veramente a Pyongyang e dintorni. Non si tratta di fare un confronto tra noi e loro, di elogiare il governo di Kim o denigrarlo: vogliamo solo comprendere e dunque lasciamo ogni giudizio ai lettori limitandoci a riportare la nostra esperienza pallonara in Nord Corea.

Se fate una piccola ricerca su Google scoprirete che in Corea del Nord l'accesso alla rete è vietata per i cittadini e che è concessa solo a una ristrettissima cerchia di stranieri e funzionari governativi. Inoltre, nei rari casi in cui un viaggiatore straniero ottenga questa possibilità, il tutto avviene tramite connessione satellitare privata, costosissima e pre-approvata, e in hotel specifici per diplomatici o delegazioni, e sotto sorveglianza. E ancora: anche con accesso internet, i firewall nordcoreani bloccano quasi tutto il traffico web esterno, specialmente verso piattaforme estere (YouTube, Netflix, Twitch e simili). Confermiamo la prima parte. Respingiamo invece – almeno nel nostro personalissimo caso riferito a diversi anni fa – il fatto che la richiesta al web sia costosissima, che avvenga sotto stretta sorveglianza di qualcuno (almeno di fisico) e che ci siano blocchi relativi a YouTube. Già, perché nell'agosto 2017 abbiamo pagato una decina di euro per poter navigare una mezzoretta sul “nostro Internet”, o comunque qualcosa che gli assomigliasse. Eravamo nel Masikryong Ski Resort, l'albergo probabilmente più lussuoso della Corea del Nord, vicino alla città di Wonsan, a un centinaio di chilometri dalla capitale. In pieno agosto, precisamente il 17, il sottoscritto era ansioso di sapere come fosse finita la partita di calcio tra Milan e Shkendija, valida per l'andata dei playoff di Europa League di quella stagione. Dato il fuso orario sfavorevole, e considerando che in questo Paese non ci sono wi-fi e che i nostri smartphone servono a zero, è stato necessario attendere il giorno dopo. Fatta la richiesta e saldato il servizio ci portano in una stanza piena di pc e, da soli, iniziamo a cercare notizie sul match. Abbiamo visto gli highlights su YouTube ma non ci basta. Riusciamo così a connetterci a un sito streaming, non europeo, che dopo qualche capriccio iniziale ripropone, in differita, Milan-Shkendija: bingo. Dopo 30' di gioco i rossoneri conducono 3-0: è un risultato più che sufficiente per tornare contenti e felici agli affari di Pyongyang.

Perché raccontare questo episodio bizzarro soltanto adesso? Per due ragioni: pochi giorni fa la nazionale di calcio della Corea del Nord ha pareggiato 2-2 contro il Kirghizistan nelle qualificazioni asiatiche per i prossimi Mondiali. Se la squadra maschile, autrice del miracolo di essersi presentata ai Mondiali del 2014 in Brasile, oggi risente dell'isolamento geopolitico di Pyongyang e fatica a emergere, lo stesso non accade al team femminile. Le ragazze nordcoreane sono none nel raking Fifa, dietro al Brasile, e, considerando le selezioni giovanili, hanno portato a casa diversi trofei. L'Under 20, per esempio, è stata campione del mondo nel 2014 e nel 2024, e ha vinto la Coppa d'Asia sempre nel 2024; l'under 17 è stata campione mondiale nel 2016 e 2024, e campione d'Asia nel 2015, 2017 e 2024. Una soddisfazione non da poco per Kim, che può vantare anche di avere in patria lo stadio più grande del mondo. È il May Day Stadium da 150.000 posti, utile forse più per allestire parate che non partite, ma tant'è: il calcio piace anche a Pyongyang. Qui, tra l'altro, pare che l'emittente televisiva statale, la Korean Central Television, abbia iniziato a trasmettere le partite della Premier League, il campionato inglese. Secondo il think tank 38 North le gare vengono trasmesse con un ritardo considerevole, spesso di diversi mesi, e senza commenti stranieri. Nonostante queste restrizioni, insomma, il calcio rimane uno dei pochi contenuti internazionali “accessibili” (tra molte virgolette) ai telespettatori nordcoreani...

