«La VeriTa Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!! la Verità nessuno mai te la racconterà…». Il 19 gennaio 2016, Michele Bertani pubblicava questo post su Facebook. Una citazione dei Club Dogo. Una frase malinconica. Ma oggi, quasi dieci anni dopo, quelle parole tornano a pesare come macigni nel caso del delitto di Garlasco. Perché potrebbero nascondere un messaggio cifrato. In ebraico. Tre mesi dopo quel post, Michele si toglie la vita. Impiccato. Aveva 26 anni, era amico di Andrea Sempio, ora indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, e secondo chi indaga, potrebbe aver saputo molto più di quanto abbia mai detto. Secondo Il Tempo, nelle lettere maiuscole di quel messaggio si cela una frase in ebraico: «C’era una ragazza lì che sapeva». Una frase che suona come una spina nella gola. E che diventa ancora più inquietante se si considera che Bertani usava lo pseudonimo “Mem He Shin”, il Quinto Nome di Dio secondo la Cabala. Mistica, codice, provocazione? Difficile dirlo. Ma i contorni sfumano e lasciano spazio all’unica cosa che resiste da quasi 18 anni: il mistero.


Quella ragazza che “sapeva” era Chiara Poggi? È impossibile dirlo. Ma la suggestione c’è. E rimbalza pericolosamente con le parole dell’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, che ha ipotizzato la presenza di un sicario nella storia: «Chiara potrebbe essere stata uccisa perché venuta a conoscenza di una verità indicibile». Poi c’è una foto. Una semplice immagine di Michele Bertani all’interno del Santuario della Bozzola, oggi finito sotto la lente degli inquirenti. Un luogo che potrebbe essere collegato, anche solo simbolicamente, alla vicenda. E così, mentre i RIS tornano a lavorare sul DNA, le indagini si riaprono anche sul gruppo di amici di Sempio e non solo, anche sulle cugine Cappa. C’è una traccia, una presenza genetica mai identificata nella villetta. E oggi si ipotizza possa appartenere perfino a lui: Michele, l’amico morto. Nel 2017, con l’indagine su Sempio ancora calda, le forze dell’ordine mettono sotto intercettazione la sua auto. In uno dei monologhi registrati, Andrea parla da solo, rivolgendosi a Michele. «Perché ti impicchi? Adesso che ti sei impiccato che cosa hai ottenuto? Sei morto, sei morto. Che tutte le caz… le abbiamo fatte insieme dai zero ai diciotto anni». Una rabbia che sa di colpa. O solo di dolore. Ma in ogni caso, quella frase, “La verità nessuno mai te la racconterà”, continua a pulsare. Soprattutto perché forse, oggi, qualcuno vuole ancora nasconderla. Gli inquirenti decideranno di procedere anche con la riesumazione della salma di Michele Bertani in cerca di risposte?

