Specifichiamo subito che l'esperienza che vi stiamo per raccontare risale al 2017. Quando cioè era ancora possibile - seppur complicato - visitare la Corea del Nord. In quell'anno chi scrive ha avuto l'occasione di soggiornare per circa un mese nel Paese più misterioso del mondo. Oggi è cambiato tutto – mondo compreso – e nessuno può al momento mettere piede oltre il 38esimo parallelo, a meno di non essere cittadini russi o uomini d'affare cinesi. In realtà il governo guidato da Kim Jong Un ha provato a riaprire le porte della nazione ai viaggiatori stranieri - in concomitanza con la maratona di Pyongyang – ma l'allentamento è durato pochissimo tempo. Per la cronaca abbiamo intervistato chi è stato nel Paese di recente per capire come, quanto e dove era cambiata la nazione nordcoreana. Zoe Stephens, una guida turistica inglese che ha appena partecipato alla citata maratona, ha un profilo su Instagram dove racconta cosa ha visto nel suo viaggio. Ci abbiamo parlato e ci ha spiegato diverse cose interessanti sull “l'altra Corea” (qui l'intervista completa). Tornando al nostro tour, come detto, siamo stati in Corea del Nord nel 2017, un paio d'anni prima della pandemia e della chiusura dei suoi confini. Ebbene, durante il nostro soggiorno abbiamo mangiato in un ristorante italiano (ne abbiamo parlato qui) e soggiornato in hotel assurdi, clamorosi, pazzeschi. Lo sapevate che da quelle parti esistono alberghi del genere?

Partiamo dal migliore di tutti gli hotel presenti in Nord Corea. Si chiama Masikryong Ski Resort. Non un albergo qualunque, ma la struttura voluta e fatta appositamente costruire nel 2013 dal presidente nordcoreano Kim in persona. Parliamo di un edificio situato in montagna, a circa 130 chilometri dalla capitale Pyongyang, a una ventina dalla città più vicina, Wonsan, e incastonata sulla sommità del picco Taehwa. Ebbene, prima della debacle sanitaria che ha paralizzato il pianeta, nel 2017 siamo stati tra i pochi al mondo ad aver pernottato nella struttura progettata dal Pyongyang Architectural Institute e formata da torri piramidali gemelle, la più alta delle quali formata da nove piani. Per entrare nell'area alberghiera bisogna prima percorrere una lunga strada, superare una stazione di benzina e alcuni edifici. Dopo qualche minuto, se arriviamo di notte, ci troviamo di fronte ad un'astronave luminosa. Lo staff, impeccabile nel vestiario e nei modi, vi aspetterà di fronte all'ingresso. Una volta entrati rimaniamo impressionati da una hall caratterizzata da tre colori dominanti: giallo ocra, nocciola e marrone scuro. L'effetto è lo stesso che si avrebbe entrando in un lussuoso chalet svizzero, solo che qui, questo effetto, è elevato all'ennesima potenza. L'impressione è rafforzata da camere eleganti e in perfetto stile montano. È però solo alla luce del sole che è possibile rendersi conto delle gigantesche dimensioni della struttura. Al netto delle decine e decine di stanze (dovrebbero essere 120), delle suite ancora più lussuose, di corridoi attorniati da statue, quadri e altre opere d'arte, sono presenti sale riunioni, piscine, terme, sale da ballo, salottini privati, bar, sale pranzo di vario tipo, negozi di cibo, di abbigliamento, di cibo. Una città nella città, insomma, che acquista ulteriore grandezza con l'immenso spazio esterno.

Il Masikryong è circondato da nove piste da sci (una per dilettanti), piste di pattinaggio (che in estate si trasformano in piccoli laghetti), e percorsi di ogni tipo. Comprende anche un eliporto per gli ospiti particolari, una scuola di sci, un asilo nido e uno snowpark per bambini. È dotato persino di una funivia che trasporta i clienti nel punto più alto dell'area, il Taehwabong Pavillon, dal quale, condizioni meteo permettendo, si può godere di una vista magnifica. Chi volesse sciare, in inverno, può utilizzare il proprio materiale oppure noleggiare – o anche acquistare - l'occorrente in uno dei negozi presenti. In ogni caso, se ve lo state chiedendo, la qualità del Masikryong è eccellente. Chiunque, soggiornandoci, potrebbe tranquillamente pensare di trovarsi in Austria o nel cuore dell'Europa centrale. I prezzi per respirare l'aria dello chalet di Kim? Prima che il Covid facesse la sua comparsa la quota d'ingresso si aggirava intorno ai 40 dollari per i locali, un centinaio per gli stranieri (anche se è difficile avere un quadro preciso delle tariffe: nella cifra che abbiamo pagato era incluso anche il trasporto). Per quanto riguarda la costruzione dell'opera, fonti nordcoreane parlano di una spesa complessiva di circa 300 milioni di dollari, mentre fonti occidentali ridimensionano il tutto in circa 30-40 milioni di dollari. Certo è che l'hotel è stato costruito in appena dieci mesi da una schiera di operai e soldati dell'esercito, dando vita a quello che sarebbe diventato un simbolo di orgoglio nazionale.

E gli altri hotel? In attesa che il Ryugyong Hotel – l'imponente grattacielo piramidale il cui cantiere fu avviato nel lontano 1987 – apra finalmente le sue porte (chissà quando e se succederà mai), tra le strutture alberghiere più importanti troviamo lo Yanggakdo International Hotel. Siamo a Pyongyang e questo colosso dell'ospitalità si erge su una piccola isola nel mezzo del fiume Taedong, che attraversa la capitale nordcoreana dividendola in due. Con i suoi 170 metri di altezza e oltre un migliaio di camere distribuite lungo decine di piani, lo Yanggakdo detiene il primato di hotel più grande del Paese. Al suo 47esimo piano si trova un ristorante rotante che consente una vista a 360 gradi sulla città. L'albergo è attrezzato con vari ristoranti, un centro wellness, un casinò e un piano sotterraneo interamente riservato all’intrattenimento, che include sala giochi, bowling, karaoke e negozi. Un'altra struttura iconica della capitale è il Koryo Hotel, che risale al 1985 e fu realizzato su iniziativa diretta di Kim Il Sung. L'edificio si compone di due torri gemelle alte 143 metri e sviluppate su 45 piani, collegate tra loro all’altezza del 40esimo piano da un ponte sospeso. Dispone di oltre 500 camere e di due ristoranti panoramici situati sui tetti delle rispettive torri. Dal punto di vista architettonico, colpisce soprattutto l’ingresso principale, la cui forma richiama la testa di un drago, con rifiniture in giada e decorazioni in metalli pregiati. Allontanandoci di circa un centinaio di chilometri da Pyongyang, nella zona di Wonsan – cuore pulsante della nuova strategia turistica del governo nordcoreano – si trova un’altra struttura pensata per accogliere turisti esigenti: il Majon Beach Resort. Questo hotel, inaugurato nel 2009, si affaccia direttamente sul mare ed è stato progettato con una forma ispirata al volo di un gabbiano. Gli esterni immacolati e gli interni altrettanto candidi vengono curati con meticolosa precisione da uno staff altamente disciplinato. L’intero complesso si estende su una superficie di oltre 23.000 metri quadrati, ospita 108 stanze. Troppe per i pochissimi turisti che visitavano – e forse visiteranno - il Paese...

