Cosa ci fanno Fabrizio Corona, un vino da 15mila euro e l’avvocato storico di Alberto Stasi seduti allo stesso tavolo tra i colli di Modena? No, non è l’inizio di una barzelletta. È l’ennesimo plot twist di un cold case che sembrava sepolto sotto anni di sentenze e talk show: il delitto di Garlasco. Succede tutto all’Agriturismo Acetaia Sereni, luogo rustico e chic quanto basta per attirare milionari, influencer e – evidentemente – anche fantasmi della cronaca nera. È lì che, un anno fa, Corona si ritrova per l’ennesima cena per uno storytelling ben pagato: "Vado una volta al mese con amici ricchi – racconta nel suo canale YouTube Falsissimo – mi pagano per raccontare storie, beviamo vino da 15mila euro e ci divertiamo". Finché al tavolo non compare lui: Antonio De Rensis, legale storico di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

"Mi prende da parte e mi dice: ho fatto di tutto per trovarti, devo dirti una cosa: il caso verrà riaperto. Stasi è innocente. Vedrai”, racconta Corona. E già qui si accende la miccia. Perché il “vedrai” di De Rensis non è una frase buttata lì. È l’inizio di una confidenza che ha il sapore della rivelazione. O forse anche del depistaggio? Corona incalza: "Ma Sempio è indagato adesso?" E De Rensis: "È indagato da più di cinque anni". Sì, Andrea Sempio, l’amico della vittima, su cui più di qualcuno ha cercato di spostare l’attenzione. E qui parte il cortocircuito: "Se Sempio è indagato e c'erano nuove prove già in fase di revisione, perché quella revisione è stata bocciata?", si chiede Corona. La risposta, secondo lui, è semplice e inquietante: "Il procuratore Napoleone ha da anni delle prove che non può usare. Il supertestimone, quello che avrebbe scagionato Stasi e indicato altri colpevoli, è stato ignorato dalla famiglia Poggi". E a quel punto, si va oltre: "Una persona ha fatto tre anni di investigazioni abusive – dice Corona – e ha trovato i veri colpevoli. Non è uno solo, ma più di quattro. Tutto confermato da prove oggettive".

Nel frattempo, mentre le toghe si preparano a incrociare i ferri per l’ennesima volta e i media riaprono gli archivi, Modena scopre di essere finita, senza volerlo, al centro di un thriller giudiziario che sembrava archiviato. Ma Corona, che ormai ha fatto del caos il suo mestiere, giura: "Non lo faccio per spettacolarizzare. A 51 anni, non ne ho più bisogno". Forse. Ma intanto, nei salotti buoni tra Lambrusco e balsamico, si torna a parlare di Garlasco. Perché la verità, come l’aceto buono, ha bisogno di tempo. Ma prima o poi spunta fuori. Anche in mezzo ai tortellini.
