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LA VERGOGNA DELL’ORINATOIO MORGAN AL MI AMI: la targa nel bagno delle donne, la posizione del Festival (blandissima) e l’artista che si rivolge alla scena musicale (per ora muta): “Rimanete in silenzio di fronte a un gesto così offensivo e violento?”

  • di Angela Russo Angela Russo

26 maggio 2025

LA VERGOGNA DELL’ORINATOIO MORGAN AL MI AMI: la targa nel bagno delle donne, la posizione del Festival (blandissima) e l’artista che si rivolge alla scena musicale (per ora muta): “Rimanete in silenzio di fronte a un gesto così offensivo e violento?”
Una targa nel bagno delle donne al Mi Ami Festival: "Orinatoio Morgan". E come sottotitolo: "La comunità artistica italiana tutta". Un cartello che ha scatenato la reazione del cantautore, ancora una volta preso di mira senza nessuna colpa specifica. Lo abbiamo intervistato e ci ha parlato della violenza culturale che subisce, della codardia della scena musicale, dei silenzi colpevoli e del giornalismo complice. Chiede le scuse pubbliche da parte del Festival e chiama gli artisti a prendere una posizione: "Non si può stare zitti di fronte a un gesto così volgare. Non è una provocazione, è un’umiliazione…"

di Angela Russo Angela Russo

La domanda che sorge spontanea è: perché prendersela ancora con Morgan? Stavolta lo sfregio nei suoi confronti è stato compiuto al festival di musica indie Mi Ami di Milano. Qui, in uno dei bagni delle donne, è comparsa una targa con scritto "Orinatoio Morgan", firmata "la comunità artistica italiana tutta". Una provocazione, certo, ma che in questi termini è particolarmente subdola e appare ingiustificata. Noi di MOW abbiamo contattato l’ufficio stampa del festival, che ci ha confermato l’esistenza della targa, chiarendo però che non è stata installata dal festival stesso, bensì – a quanto ipotizzano – da un "artista" che avrebbe già compiuto provocazioni simili in altri contesti. E, una volta venuti a conoscenza della targa, lo staff del Mi Ami si sarebbe premurato di rimuoverla. Morgan, intanto, non l’ha presa bene: "Non è assolutamente un’opera d’arte, è un atto di grande violenza e volgarità. È un’offesa a una persona libera, a un artista libero, in un luogo pubblico e culturale. Bisogna indignarsi. Non c’è un motivo per tutto questo odio". E mentre alcuni artisti hanno espresso solidarietà nei suoi confronti, molti altri no e per il cantautore è un segno di codardia: "Mi vergogno per loro. Non son degni di essere chiamati artisti".

Morgan
Morgan

Morgan, intanto come hai scoperto di questa targa?

Me l'hanno mandata in foto. Non è assolutamente un'opera d'arte, come dicono dal festiva, questo è un atto di grande violenza e di volgarità, è praticamente un'offesa a una persona libera, a un artista libero in un luogo pubblico e culturale. Questo è uno schifo, è indecente. Non c'è un motivo per cui io debba subire tutto questo odio. La cosa imbarazzante e abbastanza spiacevole è l'incapacità dei giornalisti di reagire e di scrivere che è un'indecenza, perché in realtà i giornalisti vogliono fare la narrazione sbagliata di Morgan. Credo che gli si scatenerà addosso spontaneamente la parte di italiani civili e perbene, che gliene diranno parecchie, perché credo che questo signore abbia fatto veramente una cosa brutta e grave. Al di là di chi sia io, non è questo il punto.

Per ora i giornalisti si sono limitati alla cronaca.

Dovrebbero avere un po' più coraggio e dignità, perché la professione del giornalista è bella, soprattutto letteraria, ed è una forma d'arte, perché è scrittura. Mi dispiace che non abbiano l'autostima. È una cosa che veramente apre un altro discorso. Io la chiamerei arte, proprio quella della scrittura, perché scrivere un articolo è un'arte. Ci sono dei giornalisti che sono dei grandi maestri di scrittura, dei grandi letterati, parlo di Arbasino, di Augias, di Enzo Biagi, di Montanelli. Sono quelli che andrebbero imitati, non sono quelli del clickbait. Oggi c'è questo problema, che purtroppo ha un calo culturale notevole. Se lo si favorisce senza critica, senza porsi in maniera analitica e critica, alla fine si è complici di questo. Per cui dico: va bene, i giornalisti hanno un problema per il traffico, ma perché? Per cosa? Per i pochi euro che gli danno per l'articolo? Ma si può vendere la madre per due post? Direi di no. Cioè è troppo grave la faccenda del calo culturale. Non vale la pena.

Perché se un artista viene attaccato c'è spesso una scena che lo difende, mentre nel tuo caso no?

Voglio sapere perché, visto che io sono per difendere la posizione e il ruolo degli artisti nella società. Insomma, per quale cazzo di motivo questi miei pseudocolleghi si cagano addosso? Sono veramente codardi, questa è codardia. Non sono degni di essere chiamati artisti, io mi vergogno per loro.

La targa apparsa al Festival MI Ami nel bagno delle donne
La targa apparsa al Festival MI Ami nel bagno delle donne

Ma chi è che ce l'ha con te nella scena musicale?

Io non lo so, dovresti chiederlo a loro. Non ne ho idea chi ce l'ha con me. E poi soprattutto perché? Perché ce l'ha con me? Forse, dicono gli altri, non io, perché io non lo so, non so rispondermi: "Beh, sono invidiosi perché tu sei molto più colto e più bravo di loro". E quindi hanno fatto di tutto per odiarti. E ti odiano perché ti oscurano, perché non riescono a reggere il paragone. Sono soltanto interessati al conto corrente, nessun interesse culturale, nessun interesse sociale, nessun interesse artistico. Sono tutti fasulli, sono degli imprenditori travestiti pateticamente con i tatuaggi. Sono semplicemente silenziosi, perché non hanno più voglia di essere tirati in mezzo. Sto pensando ai vari De Gregori, ai vari Vecchioni, ai vari Finardi. Io non sto riferendomi a loro, perché loro capisco che non si mettano in mezzo a queste polemiche. Chi glielo fa fare? Ma io sto parlando di altri. Parlo di quelli senza un minimo di coscienza e sono praticamente tutti questi paladini che vengono anche invitati in giro. Capito? Quelli che non sono assolutamente capaci, sono delle pecore con soltanto i numeri discografici. Non ce n'è uno che prende in mano uno strumento, che è in grado di leggere uno spartito. Non ce n'è uno che saprebbe riconoscere la differenza tra Debussy e Ravel. Non ce n'è uno che si occupa di musica. Ma questi sono dei burattini, non si sa che cosa siano. Mi aspetto invece da quelli che pensano, i vari Manuel Agnelli, i vari Lodo Guenzi, che intervengano e mi supportino. Come io supporterei loro, perché non è la questione non è Morgan. La questione qui va presa innanzitutto perché l'essere umano non può essere trattato in questo modo. Non si può. Non è civile. Vuol dire che è una cosa da Medioevo. Non fa bene. Non si deve. L'intellettuale è una persona che lavora, è una persona che si impegna, che ha un pensiero. 

Cosa pensi che dia così tanto fastidio di te? 

Che sono un libertario. Sono uno che lotta, un artista e padre di famiglia. Però è anche colpa di tutta questa narrazione che hanno creato su di me. I giornalisti, l'acme mediatica, ha portato a una situazione che, sinceramente, ha devastato anche la mia famiglia. Perché manca la coscienza, e questa è l'aspetto più grave. Mancano di coraggio. Così temono la cultura vera da parte di un intellettuale che ha la forza del pensiero, che è veramente libero, che difenda le proprie idee, che è veramente a favore dell’arte. Invece, così, vince solo quella puttanata che si chiama denaro. E mi sembra tutto squallido.

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Carlo Pastore, direttore artistico del Mi Ami Festival

Ma come riesce a sopravvivere un artista come te, che è fuori da ogni ambiente mainstream e ora anche indipendente?

Io non lavoro proprio. Faccio dei concerti. E poi guadagno scrivendo delle colonne sonore per cortometraggi, per film e documentari. Ho scritto canzoni per i Subsonica, ho scritto canzoni per Alice, ho prodotto dischi di Franco Battiato. Ho scritto canzoni per i vincitori di X Factor, più volte. Ho più di 20 album nel mio repertorio che continuano a vendere. Io ho venduto 4 milioni di dischi. Poi siete voi che non conoscete quello che ho fatto e continuo a fare, ma non è che questo mi impedisca di vivere. Io l’anno scorso ho lavorato, finché non sono arrivati gli inquisitori a sputtanarmi di nuovo, e si tratta ancora di giornalisti, finché non è arrivata la tempesta mediatica che mi ha rovinato il ritorno sulla scena. Io stavo spaccando con quel pezzo che si chiama Rutti interpretato al Primo maggio a Roma, ed è stata l’unica cosa che era piaciuta l’anno scorso a quell'evento, dove c’era sempre la solita sfilata di artisti fake e di burattini in playback. Mi hanno fatto esibire al pomeriggio, nonostante i miei 35 anni di carriera, ma alla fine la canzone di valore ha oscurato tutto il resto.

Il Mi Ami Festival è legato alla scena indie italiana. Potrebbe esserci lo zampino di qualcuno con il quale, senza fare nomi, hai avuto problemi legali negli ultimi anni?

Non lo so, potrebbe anche essere, ma come non potrebbe, in fondo non ne ho idea. Perché non mi occupo di loro, non mi interessa quello che fanno, non lo approfondisco, non voglio avere a che fare con quelle persone. Non me lo sono neanche chiesto, non me ne frega niente, perché lì è firmato dalla "comunità artistica italiana tutta". Allora, sul mio post dove ho riportato questa notizia, ho taggato un sacco di artisti italiani chiedendo di distanziarsi da questa cosa, perché se non lo fanno li considero comunque complici. Perché lì è presa in considerazione tutta la comunità artistica italiana.

Hai avuto qualche risposta?

Sì, certo. Gianni Maroccolo si è indignato, Nek si è indignato, c'è un sacco di gente che si indigna, ci mancherebbe. Mica sono tutti dei fessi. Adesso stanno scrivendo ancora altre persone, poi magari ci sarà chi non ha visto il post. Però mi sembra logico, mi sembra abbastanza normale che si distanzino, perché è una cosa talmente volgare che non bisogna andarne fieri. Tra l’altro io ho suonato anche al Mi Ami Festival di Carlo Pastore (direttore artistico della rassegna, nda), per cui ho donato la mia prestazione anche a lui, mentre lui, non dicendo nulla, sta disprezzando una persona che è stata molto disponibile nei suoi confronti, che ha contribuito alla riuscita del suo festival. Mi sembra che sia veramente un’azione indecente. Questo signore, Carlo Pastore, che poi tra l’altro era uno di quelli ai tempi di Mtv faceva il leccapiedi, dovrebbe chiedere scusa pubblicamente, sai lui che cosa aveva già fatto?

Cosa?

Qualche tempo fa, mi hanno detto, ha intitolato dei "Giardini Pubblici Carlo Pastore" con una targa simile. Ora, visto che sono dello stesso tipo di impaginazione grafica, io suppongo, e ovviamente sono portato a dedurre, che sia la stessa persona ad averle create, no? Quindi, quel direttore di festival che si chiama Carlo Pastore dovrebbe dire che non è stato lui ad applicare la targa nei bagni, perché sennò io potrei invece pensare che sia stato lui. Pensiamo se questa schifezza fosse stata fatta, per esempio, nei confronti di una donna nel bagno degli uomini. Se avessimo letto "Orinatoio Giorgia" si sarebbe scatenato un putiferio, no? Questo vuol dire avere ingiustizia. Questa è una cosa che fa indignare. Io sono un essere umano, sono una persona, e sono anche molto valido. Sono una persona che contribuisce alla cultura di questo Paese. Quindi basta con questo atteggiamento involutp. L’Italia si dia una regolata!

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