Milano, 24 maggio 2025. Durante lo svolgimento del Mi Ami Festival 2025 è stata affissa in un bagno pubblico femminile una targa con la scritta: “orinatoio MORGAN – ex giudice, cantante, artista”. Sopra, un testo recita: “I bagni delle donne del @miami_fest mi parlano”. Questa “installazione” non è arte. Non è satira. Non è critica. È un gesto deliberatamente umiliante, sessista nella sua ipocrisia, e profondamente violento nella sua intenzione. In quel pannello non c’è solo la mia persona insultata: c’è la volontà di schernire pubblicamente un essere umano, un artista, un padre. C’è la risata facile di chi, in nome di un presunto spirito libero, si arroga il diritto di trasformare un volto, un nome e un corpo in bersaglio da orinatoio. Siamo nel 2025, ma questo episodio profuma di Medioevo: quello della gogna e del disonore esposto alla folla. È ancora più grave che sia avvenuto in un contesto culturale, quello musicale, che dovrebbe invece farsi spazio di confronto e dignità per tutti.
Io non rispondo con odio, ma con consapevolezza. E chiedo pubblicamente: Che gli organizzatori del Mi Ami Festival chiariscano immediatamente chi ha autorizzato o installato questo “manifesto”; che venga rimossa ogni traccia fisica o digitale di questo atto, e venga chiesto scusa; che venga aperto un dibattito pubblico su ciò che oggi viene considerato “arte” e su come viene trattato un artista che ha osato non uniformarsi. Difendere la libertà significa anche impedire che venga calpestata sotto forma di umiliazione pubblica. Io sono Morgan. Ma qui non si tratta solo di me.
