Ma avete visto l'ultimo post Instagram di Morgan? Il cantautore, noto tanto per il suo talento quanto per i suoi scatti polemici, stavolta ha deciso di puntare il dito contro qualcosa che ritiene profondamente offensivo. Nel mirino, uno scatto che ritrarrebbe un bagno. Nella foto anche il tag del Mi Ami Fest, straordinario festival musicale che si tiene ogni anno a Milano. Ma cosa c’è di tanto scioccante nella semplice immagine di un bagno? Il punto starebbe tutto nel nome. Nella foto si vede infatti una targa che reca inciso: “orinatoio Morgan”, con una didascalia. Per Morgan sarebbe ben più che una provocazione: un vero e proprio affronto pubblico, una gogna mediatica camuffata da ironia. Come ha reagito il cantautore di Altrove? Così: “Questa cosa è firmata LA COMUNITÀ ARTISTICA ITALIANA TUTTA, io chiedo agli artisti italiani che non si sentono rappresentati da questo insulto di prendere le distanze pubblicamente”. Parole forti, che sembrano voler mettere alla prova il mondo dello spettacolo italiano. Il messaggio — carico di amarezza e indignazione — è comparso nel copy del post, che in poco tempo ha scatenato una vera e propria discussione online. Tra chi lo sostiene e chi lo accusa, la polemica è servita.
Resta però un dubbio molto concreto: questa targa esiste? E se sì, chi l’avrebbe realizzata? Ancora, davvero quello sarebbe il bagno del Mi Ami? ll gesto, al momento, sembrerebbe non essere stato rivendicato da nessuno, e nemmeno chiaramente confermato o smentito (anche se sotto al post del cantautore c'è chi si chiede se non sia un fotomontaggio). Intanto Morgan, che sembra determinato a non lasciar correre, ha già un’idea chiara su come prendere posizione. “Facendo un commento qui sotto (il suo post - ndr), in caso contrario li considererò complici di questa ignobile incivile manifestazione di violenza”. La richiesta è semplice quanto netta: chi tace, acconsente. E se il tono appare per alcuni sopra le righe, per Morgan invece sarebbe proporzionato alla gravità di quanto visto — o subìto. Nel post prosegue infatti con “due interrogativi radicali: 1- cosa avrei fatto io di così brutto da meritarmi una cosa del genere? 2- perché hanno questa irrinunciabile necessità di farmi vedere la f***”. Frasi che fotografano una ferita profonda, forse non nuova, e che rimettono al centro una domanda certo banale che prescinde il caso (vero o meno): quando e dove finisce la satira?
