Il caso mediatico delle accuse rivolte in tv a Rocco Siffredi da parte del popolare programma Le Iene diventa piuttosto strano e complicato. La lunga campagna televisiva, dopo due mesi, appare alquanto nebbiosa e con parecchie incoerenze, nonché molteplici discrepanze che fanno a pugni coi fatti documentati. In assenza di formali denunce, né di alcune prove oltre a delle accuse televisive, pare appositamente disegnata al fine di non informare il pubblico che è seduto a casa di fronte alla tv e di lasciare il telespettatore da solo a navigare nel limbo e nel pathos di drammatici racconti televisivi.
Infatti, nell'ultima puntata della lunga campagna televisiva de Le Iene, sono state lanciate nuove e pesanti accuse, non più di abusi e violenze sui set a luci rosse, ma di una presunta "estorsione" da parte dell'ex attore, regista e produttore di cinematografia per adulti, Rocco Siffredi, come si legge a chiare lettere sul sito del programma d'intrattenimento televisivo, nella pagina dedicata al servizio andato in onda martedì 20 maggio: “Roberta Rei ha intervistato una ragazza che dopo aver girato una scena hard con Siffredi si era pentita. Ma Rocco le avrebbe chiesto, secondo il suo racconto, dei soldi per non far uscire il video”.

Qualcosa non torna e la storia appare piuttosto strana. Infatti, come riportano numerose testate online dopo il lancio della puntata da parte della tv, si tratterebbe di “una donna vedova con una figlia”, come ha raccontato a voce lei stessa a Roberta Rei de Le Iene. Pur tuttavia, la collega giornalista ha dimenticato di informare i propri telespettatori che la figlia dell'accusatrice della sesta puntata è l'accusatrice della prima puntata di questa lunga campagna di accuse in TV.
Proprio così: l'accusatrice anonima che i telespettatori hanno sentito raccontare in tv le accuse di “estorsione” il 20 maggio è la mamma dell'accusatrice anonima che ha raccontato di presunte violenze sul set nella prima puntata dell'8 di aprile. Strano, ma Iene.
Già è curiosa la scelta personale di produrre e vendere pornografia insieme alla propria prole o ai propri genitori, su richiesta di eccitati sconosciuti online e previo pagamento tramite la nota piattaforma OnlyFans. Ma come spiegare la scelta editoriale del programma di non voler informare i propri telespettatori? Omissis via etere, dalle Alpi alla Sicilia.
Il nostro e attento Jacopo Tona ha illustrato alcune delle numerose incongruenze del caso mediatico e circa alcune affermazioni narrate in tv nazionale. Il riscontro è spesso diametralmente all'opposto: i fatti accaduti, documentati da video e fotografie che MOW ha visionato e in parte già pubblicato, spesso sono l'esatto opposto di ciò che è stato raccontato nelle ricostruzioni mandate in onda. Proprio dopo la prima puntata de Le Iene, MOW ha pubblicato i frame di un video dove, madre e figlia, sono insieme sul palco di una famosa fiera del sesso in Nord Italia, proprio per pubblicizzare e promuovere il comune prodotto d'intrattenimento pornografico, insieme a Rocco Siffredi.

In parole povere: hanno fatto pubblicità al proprio film, che è la storia al centro della sesta puntata della campagna di accuse TV de Le Iene. Ma c'è di più, molto di più: nella prima puntata di aprile, Roberta Rei intervista la figlia accusatrice, che racconta di non aver mai firmato alcuna liberatoria o altra documentazione per fare cinema a luci rosse a Budapest. Ebbene, MOW è in possesso del video con la lettura e la firma del contratto da parte di ambedue le accusatrici, madre della sesta puntata e figlia della prima puntata. Ivi compresa la parte relativa ai diritti d'uso e al cambio merce: una condivisione come avviene nelle "collab", ovvero le scene hardcore, prodotte insieme e vendute da ciascuna, da parte di lavoratrici del sesso digitale su OnlyFans, come sono appunto la madre, accusatrice dell'ultima puntata de Le Iene, insieme alla figlia, accusatrice della prima puntata trasmessa dalla tv del Biscione.
Ok, ma poi cosa è successo? Da quanto riportano le immagini trasmesse da Le Iene, si legge di sfuggita qualche dato temporale, che tuttavia MOW si è premurato di controllare tramite le proprie fonti: madre e figlia hanno girato il proprio film insieme a Rocco Siffredi il 18 di agosto 2022, mentre nei mesi successivi hanno promosso e venduto delle anticipazioni sui propri canali social, come correlati in vendita per la scena girata insieme alla famosa pornostar. Dopo, però, la famiglia d'origine del defunto coniuge della signora si è lamentata. Ovvero, i parenti dell'ex marito deceduto della madre accusatrice della sesta puntata de Le Iene avrebbero minacciato la propria familiare di agire per vie legali in modo da farle togliere la potestà genitoriale su un'altra figlia minorenne, non certo sulla figlia maggiorenne con cui videoregistra e vende pornografia amatoriale su OnlyFans, che è invece l'accusatrice della prima puntata della campagna TV de Le Iene.
Quindi, ricapitolando la cronologia dei fatti circa la vicenda di madre e figlia accusatrici a Le Iene: alla metà di agosto 2022 si recano da Rocco Siffredi in Ungheria per girare un film porno con accordi sottoscritti, come si vede nel video esclusivo di MOW, mentre dalla fine di agosto avrebbero promosso il proprio prodotto online e durante alcuni eventi pubblici così da poter creare una fonte di guadagno. Poi la famiglia se ne accorge e avrebbero minacciato. Così, dopo che è trascorso un terzo dell'anno, chiedono a Rocco Siffredi di poter bloccare la distribuzione del film e cancellare un lavoro già fatto e da lui già rivenduto ai distributori globali, che è un'azienda canadese. Infatti, come si legge chiaramente nelle immagini tv, la data della firma dell'accordo riporta: 9 dicembre 2022, ovvero oltre 4 mesi dopo aver girato e promosso su OnlyFans la scena di cinematografia per adulti, bloccandone la distribuzione a livello mondiale da parte di una società estera. Sinceramente, con nozione dei fatti e della cronologia della storia, non appare giustificata la domanda nei termini in cui è posta da Le Iene: “Rocco: davvero quella scena valeva 10.000 euro?” Non sappiamo l'esatto borsino della distribuzione mondiale della cinematografia per adulti, magari per bloccare una scena già venduta e già in distribuzione globale, coi tempi rapidi e le tecnologie contemporanee, agendo dopo oltre 4 mesi, forse potrebbe costare anche molto di più.

Ma, a prescindere dall'eventuale richiesta di denaro, perché non raccontare i fatti e questo legame familiare ai propri telespettatori? Giornalisticamente è inspiegabile il motivo: è un’informazione molto importante ai fini della comprensione della vicenda. Ma non è certo l'unico, e nemmeno il più eclatante, tra i "legami" e gli omissis circa i testimoni e i racconti mandati in onda durante due mesi dalla TV nazionale e di cui, nel frattempo, MOW è venuto a conoscenza. Nel caso di madre e figlia accusatrici, si sfiora il paradosso giornalistico e l'ossimoro televisivo: infatti, durante la kermesse nazionale del sesso, in svolgimento a Bergamo nell'estate 2022, c'era anche MOW ed erano presenti molti media nazionali. Il perché è presto detto: Valentina Nappi, proprio sulle disgraziate pagine digitali di MOW, aveva risposto a una polemica lanciata dal partito ai tempi guidato da Mario Adinolfi, circa lo svolgimento della manifestazione erotica durante l'onomastico del Santo Patrono del capoluogo lombardo.
Ad intervistare Rocco Siffredi era presente nel 2022 la giornalista dell'editore Mediaset, Viviana D’Introno, che era lì a coprire la notizia e che si vede intervistare Rocco Siffredi per il talk-show condotto da Giuseppe Brindisi, Zona Bianca. La giornalista di Mediaset intervista Siffredi con tanto di microfono con la scritta Mediaset e insieme proprio alle due protagoniste della campagna di accuse in TV de Le Iene: madre e figlia. Pare molto strano che nel 2025, appena 3 anni dopo, Roberta Rei, ovvero un'altra giornalista di Mediaset, non ne sia a conoscenza, né si sia informata o si sia premurata di porre alcuna domanda alle accusatrici della prima e sesta puntata, circa un’eventuale promozione del film che è oggetto del proprio lavoro di raccolta di accuse TV.
Ma, per un ironico contrappasso dei mass media, il motivo alla base di queste curiose tecniche di inchiesta giornalistica, nonché le singolari scelte editoriali da parte di Mediaset per non informare i propri telespettatori, è direttamente suggerito da Davide Parenti, fondatore del popolare programma TV e da 28 anni “papà” de Le Iene della TV che, intervistato dal settimanale TV Sorrisi e Canzoni, racconta quale mestiere sognava di fare da grande: "Il giornalista. Evidentemente non ho studiato abbastanza (ride)".


