Le curve Nord dell’Inter e Sud del Milan sarebbero diventate «posti extraterritoriali» e i rispettivi gruppi ultrà trasformati in «milizie private» con una propria gerarchia interna, regole autonome, meccanismi sanzionatori e fonti di finanziamento indipendenti. È quanto sostenuto dal pubblico ministero Paolo Storari nella requisitoria del processo in corso con rito abbreviato contro gli ultrà di Inter e Milan, per i quali sono stati chiesti complessivamente oltre 100 anni di carcere. Secondo l'accusa, i capi ultrà — Andrea Beretta per la curva Nord e Luca Lucci per la curva Sud — avrebbero esercitato un controllo capillare all’interno dello stadio Meazza, imponendo regole, distribuendo benefici e gestendo flusso di denaro derivante da biglietti, merchandising, parcheggi e altri business paralleli. I leader dei gruppi sono accusati di aver costituito un'associazione a delinquere finalizzata a estorsioni e aggressioni. Tutto ciò sarebbe stato favorito da «rapporti» che, sempre secondo il pm, gli ultras coltivavano non solo con Inter e Milan, ma anche con apparati dello Stato. Questi contatti, afferma Storari, avrebbero contribuito a far percepire ai membri dei gruppi un riconoscimento e una legittimazione tali da trasformare le frangie delle due curve in attori riconosciuti e, in certi casi, interlocutori delle stesse forze dell’ordine. Lo aveva detto lo stesso Lucci: “Nelle partite calde ci si organizza insieme a loro”. E ancora il Toro aveva attaccato il club rossonero, evidenziando come, a suo dire, tra società e tifosi esistessero da sempre rapporti "collaborativi": “Il Milan sa benissimo di anni di rapporti tra tutto il direttivo e me. Era la curva a fare da security a Milanello. Era la curva che riportava a Milanello i giocatori quando facevano tardi in discoteca. Sono tanti i segreti che sa la curva sul Milan”. Ad ogni modo, i due club si sono costituiti parte civile e chiedono risarcimenti per complessivi 900mila euro.

Per Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, il pm ha chiesto una pena di 9 anni, in relazione all’omicidio di Antonio Bellocco, avvenuto il 4 settembre 2024. La pena tiene conto della collaborazione fornita dall'imputato alle autorità, in base alla legge sui collaboratori di giustizia. Beretta ha infatti fornito elementi utili non solo sul delitto Bellocco, ma anche sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, il capo ultrà interista ucciso il 29 ottobre del 2022. La pena proposta deriva da una serie di riduzioni previste dalla normativa per i collaboratori: dal minimo previsto per l’omicidio (21 anni), dimezzato per la collaborazione, ulteriormente ridotto di un terzo per le attenuanti generiche e di un altro terzo per la scelta del rito abbreviato. A questi si aggiungono aumenti contenuti per i reati di associazione mafiosa ed estorsione, giudicati in continuazione con l’omicidio. Altre richieste relative al filone interista includono 8 anni per Marco Ferdico (l'organizzatore, pare, dell'omicidio Boiocchi), e 7 anni per Giuseppe Caminiti e Cristian Ferrario. Sul versante milanista, la richiesta più alta riguarda Luca Lucci, per il quale il pm ha chiesto 10 anni di reclusione. Lucci è imputato come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e per associazione a delinquere finalizzata a aggressioni ed estorsioni. Nei giorni scorsi, in uno stralcio dello stesso procedimento, erano già stati chiesti 6 anni e 10 mesi per Francesco Lucci, fratello di Luca, e 4 anni e 10 mesi per Christian Rosiello, ex bodyguard di Fedez. La decisione finale sulle richieste di pena spetta ora alla giudice Rossana Mongiardo, che dovrà esprimersi sulla congruità delle richieste e sulla responsabilità degli imputati.

