Luca Lucci ha detto ai giudici che i soldi li faceva con la droga, non con i business legati alla curva Sud. In aula un agente della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Milano ha testimoniato dicendo che “il capo, il vicario del capo e lo zoccolo duro del tifo organizzato, era formato anche da una serie di persone, quasi tutte con precedenti polizia anche importanti, emerse da associazioni criminali o comunque legate a traffici internazionali di stupefacenti”. Difficile dire dove finisce il Lucci trafficante e dove comincia il Toro, il capo ultras. Ovviamente sarà il processo a deciderlo. Inter, Lega Serie A e Milan si sono costituite parti civili. Sarebbero loro, quindi, ad aver subito i danni maggiori dalle azioni dei gruppi della Sud e della Nord. Lucci, però, non ci sta: “Il Milan come fa a mettersi parte lesa, perché il Milan sa benissimo di anni di rapporti tra tutto il direttivo e me. Era la curva a fare da security a Milanello. Era la curva che riportava a Milanello i giocatori quando facevano tardi in discoteca. Sono tanti i segreti che sa la curva sul Milan”. Il servizio di sicurezza quindi non sarebbe stato offerto, come è emerso dall’indagine Doppia Curva, solo ai rapper come Fedez, ma anche ai tesserati della società rossonera. Prosegue l’ultrà: “Il fondo cassa della Sud è sempre stato gestito in modo trasparente, con la società e i dirigenti ho sempre avuto buoni rapporti e all’epoca andavo anche a casa di Berlusconi a parlare di calcio”, “ho parlato di calcio mercato, ho avuto rapporti con tutti”. Sempre a proposito del fondatore di Forza Italia: “Andavo a casa del dottor Berlusconi, per quanto era di idee politiche totalmente distinte dalle mie”, dice Lucci, “e le posso assicurare che con poche persone ho parlato di calcio in maniera intelligente come con il dottor Berlusconi”. Nelle trascrizioni si legge che Lucci avrebbe avuto “rapporti con tutti i presidenti del Milan”. Ma su cosa si fondavano questi rapporti “collaborativi”?


Lucci sembra sostenere che “per una ragione di gestione della curva” e per “evitare problemi all’interno dello stadio” era logico mantenere un contatto con gruppi organizzati. I mediatori erano appunto i capi ultrà, dice il Toro, gente capace di tenere sotto controllo la “voglia di contestare andando contro tutto e tutti” quando la squadra andava male. In quella fase complessa “subentra un ruolo intelligente di un responsabile”, un referente del club. Del resto, “gestire una curva non è così semplice”, per farlo serve qualcuno che, come Lucci, abbia vissuto “una vita dedicata al Milan”: “Io vado allo stadio da quando avevo 14 anni, adesso devo farne 44, quindi 30 anni”. E per controllare i tifosi è necessario parlare con le forze dell’ordine, con cui c’era un dialogo “quotidiano”, “nelle partite calde ci si organizza insieme a loro”. “Con la Digos c'ho un rapporto di amore e odio”, aggiunge Lucci. Le politiche di Berlusconi erano diverse dalle sue: “Sono sempre stato di estrema sinistra”. Una posizione talmente solida che, sempre stando alle parole dell’ultrà, avrebbe reso difficile persino farsi vedere insieme a Matteo Salvini, con cui venne fotografato in occasione dei 50 anni della curva: “Io quella foto non avrei mai voluto farla perché non ho mai avuto quelle idee politiche”, e anzi “io alla festa manco volevo farlo entrare, ma poi ho dovuto per forza”. Dalla Lega arriva una smentita ufficiale: “Parole destituite di ogni fondamento, Salvini ignorava chi fosse Lucci e lo incontrò per la prima e unica volta alla festa della curva Sud. Se avesse saputo di chi si trattava mai ne avrebbe accettato la stretta di mano”

Le parole di Luca Lucci, la cui attendibilità deve essere ancora verificata, restituirebbero un quadro in cui, più che parti offese, il Milan, e indirettamente anche la Serie A, avevano un beneficio dalla funzione dei capi ultras come il Toro. Ripetiamo, questa è una valutazione di Lucci, quindi potrà essere smentita dai giudici, qualora ritenessero la sua testimonianza infondata. Ma prendiamole un attimo per buone: i presidenti e i dirigenti, da Berlusconi ad Adriano Galliani fino alle proprietà più recenti, avevano un referente, qualcuno a cui rivolgersi dopo le sconfitte, prima delle partite difficili. Persone che realizzavano coreografie da cartolina, per curare la propria immagine. E prima delle sessioni di mercato magari sondare il terreno sul sentimento popolare. Impossibile pensare che le campagne acquisti fossero decise dai tifosi, questo nessuno può sostenerlo, ma è comunque meglio sapere cosa pensa la tua gente. Pare addirittura che fossero gli ultras a riportare a casa i calciatori dopo le serate e a occuparsi della loro sicurezza. Sulla foto con Matteo Salvini: Luca Lucci sta forse dicendo che farsi una foto con uno come lui serviva a guadagnare consensi? Probabile. La Lega ha smentito, ma che il calcio sia un elemento di popolarità è innegabile. Se poi il segretario del Carroccio ha fatto quella foto per questo non lo possiamo dire. Vi abbiamo raccontato in varie occasioni dei presunti legami tra ultrà e mondo musicale, tra la Sud e i rapper. Anche lì: per la sicurezza e forse per organizzare dei live. Ricordiamo che la moglie di Lucci è amministratrice, insieme alla moglie di Matteo Norrito della curva Nord, della Why Event. In questa intervista Klaus Davi, esperto di ‘ndrangheta, ci ha detto che la mafia si stava avvicinando a San Siro principalmente per una ragione: guadagnare consensi. Certo, ci sono anche i soldi di mezzo, ma la ragione più importante è la penetrazione nel tessuto sociale milanese. Luca Lucci e gli ultras servivano un po’ a tutti, quindi: questo è quello che sembra voler sostenere il Toro. Noi non possiamo spingerci così in là. Ma a Milano il ruolo dei tifosi sembra andasse molto oltre le coreografie.
