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Caos nel calcio. Intervista a Massimo Giletti: “Le scommesse? Ipocrisia delle grandi squadre”. L’omicidio Boiocchi: “Siamo arrivati in Calabria tre mesi fa”. L’elogio di Evelina Christillin e la puntata de “Lo Stato delle cose”…

  • di Moreno Pisto Moreno Pisto

14 aprile 2025

Caos nel calcio. Intervista a Massimo Giletti: “Le scommesse? Ipocrisia delle grandi squadre”. L’omicidio Boiocchi: “Siamo arrivati in Calabria tre mesi fa”. L’elogio di Evelina Christillin e la puntata de “Lo Stato delle cose”…
Il coraggio di Massimo Giletti è stato riconosciuto anche da Evelina Christillin, che fa parte del board Uefa: “Giletti merita il massimo rispetto perché sono questioni non solo scottanti: sono brucianti. Ha dimostrato grande coraggio”. In questi mesi posso dire di averlo conosciuto. Ed è vero: Massimo ha coraggio. L’ho intervistato per tornare sui temi che abbiamo tratto a Lo Stato delle cose su Rai 3: i rapporti tra curva Nord e ‘ndrangheta, sull’omicidio di Vittorio Boiocchi, sul viaggio di Marco Ferdico a Soriano in Calabria. E gli ho fatto delle domande sulla strage di Ustica, un’inchiesta a cui tiene molto

di Moreno Pisto Moreno Pisto

In questi ultimi mesi ho potuto conoscere molto meglio Massimo Giletti. Ho percepito le pressioni che riceve e ho visto le battaglie che conduce per continuare a parlare di temi che nessuno porta avanti con la sua costanza e la sua frequenza in tv, su palcoscenici importanti. Nonostante le difficoltà lo fa. Può piacere o meno il suo stile. Ma di questo bisogna dargliene atto e riconoscerglielo. Lo ha fatto anche Evelina Christillin, membro del board UEFA, non una commentatrice qualunque, che a Radio Kiss Kiss ha detto le seguenti parole: “Le trasmissioni di Massimo hanno fatto uscire delle cose talmente tremende sul calcio, a livello di tifosi che sono tutt’altro che tifosi, che verrebbe da dire che è un mondo malato”. E ancora: “Giletti merita il massimo rispetto perché sono questioni non solo scottanti: sono brucianti”.

Massimo Giletti, conduttore de Lo Stato delle cose su Rai 3
Massimo Giletti, conduttore de "Lo Stato delle cose" su Rai 3
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Massimo, sentendo quello che ha detto Evelina Christillin provi più orgoglio o paura?

Sento l'importanza di queste parole perché vengono da una persona che è al centro del sistema, conosce tutti i meccanismi del mondo del calcio, e quindi è un riconoscimento di chi sa quanto è difficile parlarne e raccontarlo. Poi sono espressioni che aprono ulteriori punti interrogativi. Io so che la ‘ndrangheta parla di me. Non posso dire nulla di più, ma so che ne parlano.

Ti riferisci a persone legate alla ‘ndrangheta o a un sistema ‘ndrangheta? Credo ci sia una diferenza.

Quelli che parlano sono uomini del sistema. Certamente se vengono intercettati non sono stinchi di santo. La lettura che ne faccio è che siamo sulla strada giusta. Noi abbiamo cominciato tre mesi fa a lavorare sulla pista calabrese nell’inchiesta ultras.

Andiamo prima sul calcio scommesse. Un tema secondo me è il modo in cui la stampa sta raccontando quello che sta succedendo. Penso che ci sarebbe qualcosa da ridire. Poi l'attenzione va rivolta a ciò che c'è dietro, non solo a Tonali o a Fagioli. Quindi ti chiedo: dietro chi c'è?

Io penso che ci sia molta ipocrisia, perché siamo abituati a un modello di calcio in cui si scommette anche sull'ultimo minuto della partita. Un tempo c'era solo la schedina del Totocalcio, oggi si scommette su ogni cosa, fino all'ultimo istante. All'ottantottesimo puoi giocarti dei soldi su quello che succederà al novantesimo. Sulle maglie di squadre importanti ci sono i loghi di gruppi che gestiscono l'industria del betting. Mi sembra che ci sia la solita retorica, ma molta ipocrisia. Stessa cosa da parte del governo.

Cioè?

Una delle fonti di reddito dello Stato sono le scommesse, su cui c'è una percentuale. Poi non credo che sia solo la noia che spinge i giocatori a scommettere, c’è dell'altro dietro, come è sempre storicamente successo. Non dimentico tanti anni fa, nel 1980, le pantere della polizia all'interno dello Stadio Olimpico proprio per lo scandalo del “Totonero”. Lì era diverso perché si facevano le puntate sul calcio. Qui il fatto è che i calciatori andavano su siti illegali, ma non si vendevano le partite.

Tu credi che usciranno altre cose in questo senso?

Sicuramente usciranno degli audio o cose del genere. È un mondo in cui non ti puoi fidare neanche di tuo fratello. Ma saranno elementi che non porteranno a nulla. Anche qui stanno lavorando su delle vecchie chat di Tonali e Fagioli. Ci saranno novità per fare i titoli, ma niente di sostanziale.

Sandro Tonali, tra i nomi usciti nell'inchiesta sul calcio scommesse
Sandro Tonali, tra i nomi usciti nell'inchiesta sul calcio scommesse
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Invece la sostanza è arrivata nell’indagine sull’omicidio di Vittorio Boiocchi. Tu sei stato uno dei pochi che ha continuato a parlarne e a Soriano ci sei arrivato tre mesi fa. Marco Ferdico era sceso in Calabria e adesso viene fuori che proprio da lì arrivava uno dei due che è andato ad ammazzare Boiocchi.

Quello che non avevamo capito era come mai c'entrassero i Bellocco, un clan che occupa un'altra parte del territorio calabrese. A Soriano ci sono i Mancuso che comandano. Questa storia racconta che i clan si sono uniti per gestire il denaro che le curve garantiscono. Non si sono fatti la guerra ma hanno lavorato insieme, come già ci dicevano vecchie intercettazioni del 2019. Non mi stupiscono le rivelazioni di un pentito come Beretta. Anche Roma e Lazio avevano le curve pesantemente legate al sistema della criminalità organizzata. Sono cose che esistono da sempre, pensiamo all'omicidio di Diabolik o alla stessa Juventus: anche nella tifoseria bianconera c'è stato un tentativo di infiltrazione. Le curve significano potere, controllo del territorio, manovalanza disposta a tutto. In più sembra che fossero dei territori liberi dove si potevano fare reati godendo di privilegi, su cui chiudevano tutti gli occhi.

Soprattutto in Lombardia non parliamo più di un sistema ‘ndrangheta, ma solo di personaggi che agiscono singolarmente. Anche questa storia di Boiocchi ce lo dimostra, perché Ferdico va a prendere il genero e lo porta su, ma non parla con le famiglie.

Sì, però noi sappiamo che a quei livelli non ci si muove mai casualmente. La mia esperienza racconta che una famiglia sposta degli uomini sul territorio solo se c'è consenso da parte di tutti. Credo che vedremo e ascolteremo altre cose.

Marco Ferdico, uno dei volti più importanti della Curva Nord dell’Inter
Marco Ferdico, uno dei volti più importanti della Curva Nord dell’Inter

Faccio una parentesi su Ustica, perché hai dedicato l’intera puntata del tuo rientro in Rai a questo tema. Ora è uscita un’inchiesta de L’Espresso: che idea ti sei fatto?

Niente di nuovo rispetto a quello che avevamo raccontato noi. È sempre interessante vedere con altri occhi la storia di una strage che è stata coperta. Erano gli anni difficili dei due blocchi, non dobbiamo dimenticare il contesto storico. Bisogna tutelare certe verità scomode. Io in persona sono andato in Francia e ho fatto parlare l'uomo che fece la relazione per lo Stato francese, un ex militare che raccolse le informazioni su quello che era successo nella base in Corsica, che controllava un ampio territorio del Mediterraneo. I francesi gli fecero scrivere che i radar non funzionavano, che la base era chiusa. In realtà lui dice che i radar funzionavano e la base era tutt'altro che chiusa. Pensavo che bastasse questo per far capire che c'era stata una copertura a 360 gradi da parte dell’Europa e dell’America.

Perché questa copertura continua?

I rapporti con l'America sono fondamentali per il mondo occidentale, per l'Europa sono stati troppo importanti in quel periodo. Era il momento in cui si manifestava per dire fuori l'Italia dalla Nato. C'erano i missili da mettere a Comiso per rispondere ai russi. Se fosse venuto fuori che gli americani avevano abbattuto un aereo italiano la gestione delle piazze sarebbe stata molto più complicata.

Anche oggi tra l'altro vediamo delle cose simili.

Sì, ma a quel tempo sarebbe stato uno shock che avrebbe avuto ripercussioni pesanti nei rapporti Italia-Usa. E invece il nostro Paese ha coperto quello che era successo, così come la Francia, l'Inghilterra e tutti gli altri Stati che sapevano.

Se pensiamo ai Pro-Pal piuttosto che ad altri movimenti anti-America quel fronte si troverebbe rafforzato.

Durante la puntata feci vedere che il relitto del DC-9 aveva una parte colorata di blu. Il professor Firrao disse che quella tonalità era la stessa dei velivoli appartenenti a un particolare gruppo dell'aeronautica militare americana.

Sì, infatti ne parla anche l'Espresso, che si sofferma anche sui caschi americani.

Sono delle ipotesi. Quello che ho raccontato sulla spia francese mi sembra sia più che sufficiente.

Nella puntata di lunedì 14 de Lo Stato delle cose invece quale sarà il tema in relazione agli ultras?

Parleremo di Roma con Francesca Fagnani, perché la strategia dell'omicidio Boiocchi venne pianificata a Roma, durante la commemorazione per la morte di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik.

Massimo Giletti a "Lo Stato delle cose" su Rai 3
Massimo Giletti a "Lo Stato delle cose" su Rai 3
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