Hai un’auto diesel immatricolata tra il 2011 e il 2015? Allora preparati: dal prossimo ottobre potresti essere fuori legge. Non perché sei uno street racer notturno alla Fast & Furious, ma semplicemente perché il tuo motore inquina troppo. Succede al Nord, nelle regioni del Bacino Padano come Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, dove un decreto firmato nel 2023 vieta la circolazione dei diesel Euro 5 nei comuni con più di 30 mila abitanti. Orario di blocco: feriali, 8.30 - 18.30. Durata: dal 1° ottobre 2025 al 15 aprile 2026. E dal 2026 si parte pure prima: 1° settembre. Una stretta ambientale che non è per niente una buona notizia. Soprattutto se consideriamo che i veicoli interessati sono più di un milione, e solo in Piemonte ne spariranno 250 mila, 350 mila in Veneto, migliaia in Lombardia e via dicendo. Una piccola strage a quattro ruote.

Ma qui viene il bello. Ti dicono che la tua auto è vecchia, che inquina, che non puoi più usarla per portare tuo figlio a scuola o tua nonna al centro commerciale. E tu, cittadino modello, dici: "Va bene, rottamo". Solo che la rottamazione, a sorpresa, la paghi tu. A meno che tu non sia in un piano di incentivi statali (spesso fumosi e a numero chiuso), per smaltire la tua vecchia Euro 5 ti servono tra i 70 e i 150 euro. Facciamo una media: 100 euro. Ora moltiplichiamo per un milione di veicoli. Totale: 100 milioni di euro. Sì, cento milioni di euro, solo per fare sparire le auto. Non per comprarne di nuove. Non per risarcire chi ci lavora o ci vive. Solo per chiudere il cerchio, tappare il buco e ripulire la coscienza ecologica a colpi di burocrazia e bonifiche. C'è anche il contentino: si chiama Move-In, una specie di braccialetto elettronico per auto. Lo installi, ti conta i chilometri, e ti dà una deroga: puoi circolare, ma solo un tot di km all’anno. Una libertà condizionata, versione automobilistica. Un contentino per chi non può cambiare auto ma vuole comunque andare a lavorare senza sentirsi un criminale. Nel frattempo, Salvini si scaglia contro l’Euro-stop. Lo chiama “una follia della Commissione von der Leyen”, e promette emendamenti per fermare tutto. Ma lo stesso governo che si strappa i capelli per la libertà dei motori, taglia da anni gli incentivi strutturali alla mobilità sostenibile e lascia milioni di italiani nel limbo: troppo poveri per cambiare auto, troppo onesti per fregarsene. E allora cosa resta? Resta la solita grande operazione cosmetica, dove chi paga è sempre l’ultimo anello. Dove lo Stato ti dice che devi cambiare macchina, ma se poi vuoi disfarti della vecchia, te la devi pure rottamare da solo. Conclusione? Siamo in mezzo a un paradosso: milioni di veicoli in circolazione ancora funzionanti, ma fuori norma. Uno Stato che non sa decidere se andare green o stare a galla. E una classe media che, a ogni nuova sigla ambientale, finisce per essere quella che resta a piedi. Perché la transizione ecologica non dovrebbe essere un privilegio da ricchi. Ma ormai è chiaro: o hai un’auto nuova, o non hai una vita.
