Ieri mattina si è tenuta l’udienza per fissare le prossime tappe del processo di appello ad Alessia Pifferi, la donna che nella torrida estate di tre anni fa abbandonò per sei giorni la propria figlioletta di 18 mesi sola in casa causandone la morte per fame e sete. La Pifferi fu condannata all’ergastolo in primo grado perché i giudici la ritennero pienamente capace di intendere e volere nel momento in cui decise di lasciare sola la piccola Diana per passare una settimana a Leffe, nella bergamasca, a casa dell’uomo che frequentava all’epoca e con il quale voleva a tutti i costi intraprendere una relazione duratura come ella stessa ebbe a scrivere nei diari che sono stati diffusi dai media. Ora l’avvocatessa Alessia Pontenani, legale difensore della Pifferi, ha chiesto e ottenuto dalla Corte che venga disposta una nuova perizia psichiatrica per stabilire se la sua assistita sia affetta da una forma di ritardo cognitivo che le impedisca di comprendere i nessi di causa ed effetto, un disturbo che secondo la difesa risalirebbe all’età infantile della donna e che troverebbe riscontro in alcuni documenti su cui stanno lavorando i periti fra cui compare anche un neuropsichiatra infantile. Di questa documentazione farebbero parte alcuni disegni che la Pifferi avrebbe fatto quando frequentava le scuole elementari, disegni che secondo alcuni esperti denoterebbero uno stato di malessere psicologico e chiusura emotiva e che andrebbero a sommarsi ai certificati già forniti dalla difesa nel primo grado di giudizio che dimostrerebbero problemi di natura cognitiva e un basso quoziente intellettivo fin dalla tenera età. Ma tutto ciò sarà sufficiente per ribaltare il destino di colei che la gran parte dell’opinione pubblica e una sentenza di primo grado definisce una madre assassina? La nuova perizia psichiatrica servirà per trasmutare la pena dell’ergastolo in una pena minore come se la morte della piccola Diana fosse avvenuta in conseguenza di un altro reato ovvero dell’abbandono di un minore? La tv e i giornali si interrogano su un unico quesito: Alessia Pifferi è un mostro o una persona fragile che è stata lasciata sola dalla sua famiglia pur non essendo in grado di occuparsi di una bambina piccola? A mio avviso il comportamento di questa donna che non ha mai mostrato pentimento per la tragica sorte che è toccata a sua figlia lascia pochi dubbi e poco spazio di manovra nell’interpretazione della sua condotta e, come sostiene il pubblico ministero Francesco De Tommasi, la piccola Diana ha sempre costituito un ostacolo e un intralcio alla realizzazione dei desideri di Alessia Pifferi, sempre concentrata sul soddisfacimento narcisistico dei propri bisogni egoistici anche quando questi cozzavano nettamente contro i bisogni e le cure di cui necessita una creatura di quell’età.

Non possiamo dimenticare che l’unica vera vittima di tutta questa terribile vicenda è una bambina di un anno e mezzo che è stata abbandonata sola e affamata in un appartamento senza aria condizionata in una delle estati più calde degli ultimi anni, sola in un lettino da campeggio con accanto un piccolo biberon di latte e un paio di bottigliette di acqua e the. La Pifferi adulta ha sempre dimostrato lucidità e determinazione quando voleva conquistare un uomo come dimostrano le prove raccolte dai suoi scritti, dai messaggi e dai vocali attraverso cui interagiva con ristoratori e autisti per organizzare fin nei minimi particolari cene romantiche e viaggi in limousine per far colpo sui propri partner. La Pifferi adulta ha dimostrato più volte una propensione alla menzogna e alla mistificazione della realtà come quando si era inventata una festa di battesimo per la piccola Diana per raccogliere denaro che poi ha utilizzato per altri scopi o come quando aveva detto al compagno che la figlioletta era al mare con la sorella mentre purtroppo stava trascorrendo le sue ultime ore di vita nel caldo infernale di quel maledetto appartamento a Milano. Per tutti questi motivi, anche se la nuova perizia dovesse accertare un problema di apprendimento in età scolare o un disturbo di personalità, ciò sarà sufficiente ad affermare che Alessia Pifferi non ha agito nel pieno possesso delle sue facoltà intellettive nel momento in cui ha lasciato morire di stenti quella povera creatura?
