Alla fine, come sempre, non cambiò niente. Che teatrino osceno la politica italiana. Che roba vecchia, desueta. La trattativa può essere un’arte, in questo caso è stato un fallimento. Di tutti o quasi. Salto diretto alle conclusioni: 1) Mattarella è ancora il Presidente della Repubblica Italiana. Niente contro Mattarella, per carità, ha ricoperto il suo ruolo secondo sensibilità e Costituzione, ma anche lui ha fatto parte di questo teatrino: ha passato gli ultimi mesi a salutare, a dire che non avrebbe fatto il bis, e invece? Dichiararsi al servizio delle istituzioni invece che prendere a sberle i mezzi leader politici che abbiamo (cit. Mastella) è una scelta democristiana, troppo democristiana. 2) Salvini è un bluff. C’era qualche dubbio? Ora non più. 3) Il centrodestra non esiste da mo’. C’era qualche dubbio? Ora non più. 4) Il centrosinistra e tutto il M5S sono partiti conservativi, senza anima e senza una visione. C’era qualche dubbio? Ora non più. 5) Per una settimana abbiamo scherzato, perso tempo, energie, cazzeggiato.
Una settimana inutile e dannosa, e mentre il Paese è diviso, gli ospedali arrancano, la Sanità è un disastro, la scuola pure questi che fanno? Hanno messo in scena un grande gioco di ruolo. Per poi accorgersi che la soluzione era tenere tutto come prima. Bene, teniamoci Sergio e Mario ai loro posti. La stabilità può pure far bene. Ma c’era bisogno di tutta sta tarantella?
Semplice però lamentarsi: e noi? Che ruolo abbiamo in tutto questo? Guardiamoci un attimo addosso. Anche in questo caso l’analisi è spietata. Perché inutile e stupido e bigotto è stato scandalizzarsi per i parlamentari che sulle schede scrivevano Amadeus o Cruciani o Signorini o altri nomi improbabili.
Il teatrino della politica, lo abbiamo già detto, è vergognoso, ma non per questo motivo, per tutt’altro. E se ve ne siete accorti solo ora perché andate dietro a qualche media che punta sulla vostra indignazione be’, probabilmente, questa classe politica che abbiamo ce l’abbiamo perché ce la meritiamo.
Non sono i nomi assurdi su una scheda che vi devono schifare, cos’è in Italia dopo le svariate restrizioni che abbiamo accettato e a cui oramai ci siamo abituati e assuefatti non è né più ammesso né più perdonabile ironizzare? Suvvia. Se vi dovete indignare indignatevi quotidianamente, davanti ai soprusi continui, alle ingiustizie quelle vere.
O anche l’indignazione è diventata una strategia social, per aver più like, più follower, per farsi percepire più impegnato? E poi però le storie che dovrebbero davvero creare una sollevazione popolare passano inosservate perché non ne parla Fedez e non ci fanno i post i media che piacciono alla gente che piace.
Ci meritiamo Salvini signori, ci meritiamo questa settimana indegna, ci meritiamo l’illusione che possa cambiare qualcosa e la delusione derivata dal fatto che questo, puntualmente, non avvenga. Perché accettiamo. E accettare, lo diceva la Fallaci, è la conseguenza dell’abitudine, la più infame delle malattie poiché inguaribile. La Fallaci era molto violenta nelle sue parole. Non so adesso quanti avranno il coraggio di avere questo atteggiamento. Vuol dire essere fermi, individuare dei responsabili e metterli all’angolo. Ma non succederà. Non succederà niente. Non è arrivato, per esempio, il momento che il Presidente della Repubblica sia eletto in maniera diretta, cioè alle urne, dagli italiani? Sì ma la nostra Costituzione per un cambiamento del genere impone troppi passaggi parlamentari. E nulla cambierà, vedrete, come sempre. Perché così è, se vi pare. Perché così ci meritiamo. E tutto sommato va bene così. O no?