“Ma perché non si sposta quel fotografo?”. Effettivamente se ne sta proprio in mezzo, ma poverino, fa il suo lavoro. Sorride, come sorridono tutti. Il pubblico è sinceramente trasportato dalla leggerezza che aleggia nella Rizzoli di galleria Vittorio Emanuele, tranne la coppia seduta un po’ lontana dal palco che non riesce a godersi un Alfonso Signorini in splendida forma che racconta del suo romanzo d’esordio “Amami come io t’amo”, edito da Mondadori. In prima fila Roberto Alessi se ne sta seduto con l’eleganza discreta del felino, accanto a Justine Mattera e altri volti noti della televisione che si accampano, tra pellicce e chiome perfette, come dei fiori odorosi ai bordi del palchetto. Fra loro spiccano le teste di sole avvolte in pelo di volpe, Simona Tagli e la sua bellissima figlia dagli occhi di ghiaccio, Georgia. Appoggiato ad un mobile se ne sta, maschio e seduttore, Antonio Zequila che tutti ossequiosamente passano a salutare come si bacia l’anello ad un importante cardinale della televisione. Nell’ultima fila gli amici di Signorini se la ridono, scherzano tra loro come i compagni di classe all’ultimo banco.
Giulia Salemi con due orecchini a cerchio d’oro e i capelli nerissimi raccolti in una coda di cavallo si porta sotto il palco e fra tutte le donne e gli uomini che tempestano la sala ne risalta una in particolare, una donna mora di pelle con un cappottino rosso fiammante, dalla chioma leonina e vaporosa, altissima. E’ Silvye Lubamba, che non è di certo passata inosservata. Anche lei, è appena accorsa in Rizzoli per ascoltare le parole del sacerdote assoluto del Grande Fratello e compagno dell’ex senatore di Forza Italia, Paolo Galimberti. Con la sua eleganza sobria, un completo blu con gilet grigio e camicia bottom down a righe bianche e rosse, sempre sbarbatissimo, la pelle perfetta, pare aver stretto un patto con il Diavolo. Alfonso Signorini non invecchia, è un personaggio sospeso nello spazio e nel tempo che arriva da un altro pianeta. La gestualità con cui saluta gli amici, i conoscenti, è armonica, e ogni baciamano, ogni suo sorriso, ogni convenevole è un gesto olimpionico e perfetto, disinvolto e preciso come quello di un atleta che lancia il giavellotto. Anche la sua voce ha il suono di una corda tesa di viola. Da buon cattolico, di formazione gesuita e filologo medievista Signorini custodisce quella gioia dell’intelligenza che Huizinga loda nel suo Autunno del Medioevo e l’impressione che si ha del suo racconto circa la genesi della sua opera prima è quella di un ragazzo che mostra agli amici, che lo stimano e lo supportano, la sua creazione artistica, consapevole del fatto che avrà successo.
Chi scrive non lo fa solo per sé, ma per un pubblico da sedurre e Signorini, dialogando con Melania Rizzoli, vestita in tinta con la copertina bordeaux del libro, e con Elisa Serra del Corriere della Sera – totalmente in balia dell’autore – si diverte a far breccia nei cuori degli uomini e le donne che lo ascoltano. Una storia nata dalla sua curiosità a proposito di un fatto di cronaca misteriosissimo da lui notato sul Gazzettino. Una vicenda che lo ha incuriosito a tal punto da chiamare il direttore del quotidiano veneto per saperne di più. Da lì, l’esigenza di proseguire lui la sua storia, e dar vita ai personaggi che animano il libro. E la cosa che più colpisce in tutto il racconto, oltre alla storia, una storia italiana che ha molto di autobiografico in sé, è il travolgimento di questo suo pubblico di fedelissime e fedelissimi, vittime del suo incantesimo medievale. Un filtro da stregoni che pare uscito dalla Gerusalemme Liberata di Tasso. I modi in cui parla, intona la voce e racconta della natura che si cela dietro ogni cosa, dispiega agli occhi dei pagani presenti la natura antica che sopravvive alla tecnica, all’inganno della meccanica e della tecnologia, e lo fa da grande sacerdote delle passioni e dell’amore, da lui governati scientificamente nei programmi televisivi come il Grande Fratello, sviscerate nel gossip della rivista che dirige, Chi e ora raccontati nel suo primo romanzo. Signorini, se esiste una definizione adatta, è un cattedratico dell’amore e delle sue metamorfosi, un grande antropologo, e adesso chissà, staremo a vedere, un grande scrittore. C’è da dire che la presentazione del libro in qualche modo, per dei pagani come noi alla sensibilità e a tutto quel mondo di sottigliezze, tessuti pregiati del latinismo e soprattutto, di romanzi rosa, ci ha incuriositi, perché nel 2025 chi se non Signorini, poteva scrivere un grande romanzo rosa? Se con la biografia di Maria Callas, stando a quanto rivelato da Elisa Serra, l’autore si è addirittura comprato una casa a Cortina, chissà ora, verso quali altezze poetiche svetterà l’ottimo Alfonso Signorini e la sua nuova letteratura.