Il Covid ha resuscitato molte abitudini che si erano un po’ perse. Chi il giardinaggio, chi lo sport, chi uno strumento. C’è anche chi (pur di uscire, magari), ha optato per la bicicletta. Ma rispetto ad altre abitudini da lockdown, quest’ultima sembra aver fatto balenare in testa a qualche governante strane idee sul destino dei mezzi a motore e delle strade. È ciò di cui parla nel suo ultimo pezzo per il The Sun Jeremy Clarkson. “Durante l'isolamento per il Covid, le persone si sono comportate in modo strano. Alcuni hanno iniziato a preparare il pane. Altri hanno fatto origami di animali con tutta la carta igienica che avevano comprato. E molti passavano le mattine davanti a un computer portatile, guardando un uomo di nome Joe Wicks che si dimenava sul pavimento. Milioni di persone, invece, hanno fatto qualcosa di assolutamente idiota. Sono usciti e hanno comprato una bicicletta”. Quali siano state le conseguenze di un’azione del genere nelle menti dei politici britannici è Clarkson stesso a dircelo: “Questo ha fatto sì che i consigli comunali di tutto il Paese andassero in fibrillazione. Perché, guardando i dati di vendita, si misero in testa che l'automobile era morta e che tutte le strade dovevano essere immediatamente trasformate in piste ciclabili. Anche il governo si è lasciato prendere dalla follia e ha riscritto il Codice della Strada, incoraggiando i ciclisti a pedalare in mezzo alla strada e ordinando agli automobilisti di starsene buoni”. Un entusiasmo, tuttavia, che non sembra essere durato tanto. Infatti, “i dati appena pubblicati mostrano che le vendite di biciclette sono diminuite del 20% e sono ora un quarto al di sotto del livello pre-Covid. Inoltre, la metà di coloro che hanno acquistato una bicicletta durante la pandemia dichiara di non utilizzarla mai. E come risultato di tutto ciò, il valore di Halfors [uno dei maggiori rivenditori di bici in UK, ndr] è crollato di un impressionante 60%”. Addio al sogno green? O, meglio, alla sbandata ambientalista? Il problema è chiaro, soprattutto a Clarkson. Le bici non sono state una scelta ecosostenibile, solidale, empatica con la Natura e così via. Non è stato il gesto dei singoli per risanare l’ambiente. Bensì un passatempo, un tentativo di svago, qualcosa che i politici hanno provato a imbrigliare in nome di una sorta di primitivismo.
“Sorpresi [del crollo delle vendite]? Be’, io non lo sono, perché oggi andare in biciletta non è un'alternativa economica e salutare all'automobile. E non è nemmeno un modo divertente di andare a scuola per i vostri figli. No. È una dichiarazione politica, pura e semplice. È anti-capitalismo con il manubrio”. Quindi automobili 1, politica 0. Poi si passa all’odio atavico per i ciclisti, condiviso da chiunque sia uscito verso le dieci della mattina di domenica nel suo paesino e abbia visto sfilare una processione di bici l’una accanto all’altra, indifferenti al fatto che c'è chi, a differenza loro, hanno un motore sotto il sedile. “In molte grandi città si ha l'impressione che la metà delle persone in bicicletta non stia andando da nessuna parte. Pedalano solo per infastidire chi ha lavorato sodo e si è comprato un'auto. Intralciano deliberatamente il passaggio di tutti e se qualcuno si agita, le riprese delle videocamere dell'incidente vengono inviate ai social media e alla polizia. E non si tratta solo di automobilisti. Se state facendo un po' di shopping e per sbaglio disturbate un membro della Stasi a due ruote che sta scendendo dal marciapiede a 50 miglia orarie in un'esplosione di grinta e sudore, imparerete qualche nuova parolaccia, questo è certo. Persino gli altri ciclisti sono pronti ad arrabbiarsi. Una volta ho attraversato Londra alla mia velocità abituale e ogni ciclista che mi ha superato mi ha fatto sapere che ero un coglione per averli ostacolati”. Altro che solidarietà e futuro. A tutti gli effetti il ciclismo civico sembra morire sul nascere, non solo per via dei dati, ma anche per i comportamenti in strada dei ciclisti stessi. E poi, ragazzi, un po’ di gusto; almeno per Clarkson: “Nessuna persona normale vuole far parte di una cultura così amara e sinistra. E non vuole nemmeno presentarsi al lavoro indossando pantaloni di lycra, o passare un'ora ogni sera applicando lozioni lenitive al proprio ano irritato”.