Da pessimo recensore di auto a scrittore che vale milioni è un attimo. Boris Johnson avrà molto da raccontare, tra Brexit e Pandemia, che lo hanno visto alla guida di uno dei Paesi più importanti del mondo, il Regno Unito. Certo, di tempo ne è passato dai primi anni in politica, così come dagli anni a Eaton e a Oxford, per prepararsi a una carriera davvero brillante. Prima giornalista delle maggiori testate inglesi, poi sindaco di Londra per ben due volte, punto di riferimento (e prima ancora astro nascente) del Partito Conservatore, strenuo sostenitore della Brexit e poi Primo Ministro, proprio come quel riferimento che fu per lui Margaret Thatcher, che lo notò quando scriveva, come commentatore profondamente euroscettico, per il Daily Telegraph. Ma la storia non finisce qui.
Tra le controversie e gli aneddoti imbarazzanti, chissà se BoJo si ricorderà di scrivere anche del suo periodo alla Jeremy Clarkson (senza essere Jeremy Clarkson), in cui con una ridicola letterarietà politicamente scorretta (ma anche offensiva e senza senso) recensì alcune super car in modo davvero pessimo. 6,7 milioni di euro di anticipo con Harper Collins per la sua autobiografia varranno pure qualche mea culpa e almeno una storiella sul primo ministro inglese «peggio vestito» (secondo GQ) e più discusso di questi anni, dimessosi con una citazione in pieno stile Anni ’80: «Hasta la vista, baby». Basterebbe riportare qualche spezzone delle sue recensioni. Per esempio, riferendosi alla Ferrari F430, ebbe modo di commentare: «Era come se l'intera contea dell'Hampshire fosse sdraiata, con le gambe aperte, pronta per essere rapita da uno stallone italiano». Frasi del genere gli sono valse il titolo di “peggior recensore d’auto di tutti i tempi”, nonostante la collaborazioni duratura con British GQ, che lamentò più volte la guida e i parcheggi in sosta vietata del loro “tester”.
A far più ridere (o piangere?) è tuttavia la sua ignoranza tecnica in fatto di auto, tanto da dover sopperire nei suoi articoli con finti dati, conditi con riferimenti sessuali che fanno sempre “recensore emancipato” dalla dottrina pulitina e dal catechismo giornalistico della pura cronaca. Peccato, però, che BoJo non abbia il physique du rôle della penna cattiva, bensì, somigli di più a una cattiva penna. Alcune indiscrezioni hanno lasciato trapelare che probabilmente l’autobiografia non ricorderà quegli anni, ma si limiterà alla carriera politica del leader conservatore, che sta pensando di tornare in campo a breve, nonostante le batoste degli ultimi mesi. Gli auguriamo una fortuna migliore che come recensore.