sulla storia dei diritti dei transessuali e per comprendere a quali discriminazioni e pregiudizi siano stati e siano ancora sottoposte le persone trans, ci viene in aiuto un podcast che si intitola "Mai Annoiata" e racconta in otto puntate la vita e la lotta di Marcella Di Folco, nata all’anagrafe Marcello, la prima persona trans al mondo eletta a una carica pubblica. Gli autori ci hanno spiegato perché la sua storia è così importante...
“Sono trent’anni che ormai sono donna. Perché il nostro diritto ad amare non deve essere riconosciuto?”, lo affermava Marcella Di Folco, la prima transessuale riconosciuta all’anagrafe come tale a essere eletta a una carica pubblica nel 1995 a Bologna. E ancora: “Il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) parla di tolleranza, io sono cattolica. Mi accontenterei della tolleranza umana, che non c’entra nulla con la prostituzione e la riapertura delle case di tolleranza”. Siamo agli albori della battaglia per il riconoscimento in Italia dei diritti trans. Ma in questa storia si parla di sentimenti e discriminazioni, di pregiudizi e di lotte per essere accettati dalla società. Prima ancora della questione legata al “terzo bagno”, che arriverà solo in seguito, c’è la questione dell’accettazione della differenza. Non ce ne voglia Giuseppe Cruciani, che nella sua trasmissione radiofonica “La Zanzara” si è scagliato contro il terzo bagno come fosse quello il nucleo fondante della battaglia trans: “C’hai il pisello vai nel bagno dei maschi, ch’ai la patata vai in quello delle femmine”. La questione della toilette gender neutral, che di recente alla Bocconi di Milano ha coinvolto tre studenti espulsi per aver scritto commenti offensivi sui muri del terzo bagno, per l’appunto, è però molto più complessa. Nasconde anni di battaglie sociali soprattutto su aspetti umani: inclusione, accoglimento, riconoscimento. Su una cosa però Cruciani ha ragione: non si possono certo prevedere decine di bagni (altrimenti ci vorrebbe anche quello dei primitivi riservato a chi non riesce a fare ragionamenti complessi). Ne basterebbe uno solo, con tutte le porte da chiudere e con una stanza fasciatoio per chi si occupa dei piccoli, come già avviene in diverse capitali all’estero. Per affrontare la cosa non dal punto di vista degli attributi genitali ma della conoscenza di un universo interiore che rimanda al concetto di persona e alla sua lecita affermazione di dignità identitaria, per aprire una finestra sulla storia delle battaglie dei transessuali e comprendere a quali discriminazioni e pregiudizi siano stati e siano ancora sottoposte le persone trans, ci viene in aiuto un podcast. S’intitola "Mai Annoiata" e racconta in otto puntate la vita e la lotta di Marcella Di Folco, nata all’anagrafe Marcello. La prima persona trans al mondo eletta a una carica pubblica: consigliera comunale di Bologna nel 1995 con una lista civica. La serie, disponibile gratuitamente su tutte le piattaforme di ascolto e inserita tra le 10 migliori del 2023 da “Lifegate”, '”Questioni d'Orecchio” e “Il Mondo” di Internazionale, è anche un viaggio-documento nella storia del Movimento di identità trans (Mit) e nella storia sociale del nostro Paese. La vicenda personale di Marcella Di Folco si interseca con quelle di tanti altri. E coinvolge anche il cinema e il costume, dalle serate danzanti al Piper Club di Roma fino alle pellicole di Federico Fellini che scelse Marcello (all’epoca ancora maschio) come caratterista, dalle prime battaglie di liberazione sessuale fino ai Pride dei giorni nostri. Poi la svolta: da uomo a donna con un intervento a Casablanca. Nel podcast, attraverso la voce della persona che ormai era diventata Marcella e di chi l’ha conosciuta e intervistata, gli autori Federico Fabiani e Francesca Sciacca esplorano cosa volesse dire essere una persona trans nell’Italia del secondo ‘900, e come tante individualità si siano fatte comunità e abbiano lottato per i propri diritti. Lui, professionista nel mondo della comunicazione digitale, è uno dei fondatori di “Scambieuropei” (sito che si occupa di offerte per italiani che vogliono andare all’estero). Lei, dopo aver realizzato con Fabiani “Anginradio Innovazione Istruzioni per l’uso” e “Dammi il Tiro”, ha partecipato alla fondazione della web radio “Music academy aab”, diventandone autrice e conduttrice. La nostra intervista.
Fabiani, perché avete deciso di realizzare un podcast sulla vita di Marcella Di Folco?
Per prima cosa rispondo al perché di un podcast: nel 2018 sono rimasto folgorato dalla scoperta del mondo audio, diventando un ascoltatore vorace e realizzando una serie di progetti indipendenti. La voce è un mezzo narrativo potentissimo. Poi, riguardo alla storia di “mai annoiata” nello specifico, confesso che il nostro progetto è nato dalla scoperta casuale di una piazza bolognese dove io e Francesca siamo capitati. La piazza intitolata alla trans Marcella di Folco è stata il punto di partenza per intessere una storia che all’interno conteneva altre storie.
Quali storie?
L’audio documentario, in otto puntate, racconta la vita della prima persona trans eletta a una carica pubblica. Una transizione, quella di Marcello diventato poi Marcella, portata avanti fino alla fine della sua vita. Scomparsa nel 2010, la Di Folco è stata anche presidente del Mit-Movimento identità trans. Perciò la sua storia personale acquista un valore universale. Ci parla della storia di un movimento che ha generato cambiamenti importanti, che hanno fatto avanzare i diritti di tutte le persone trans. Ma non solo. Marcella Di Folco è stata anche un’icona nel cinema e e del costume.
Chi era Marcello Di Folco prima di diventare Marcella?
Marcello Di Folco nasce ai Parioli di Roma negli anni 1943. Quando il padre muore la sua famiglia si ritrova piena di debiti: da benestante diventa povera. Negli anni Sessanta Marcello comincia a lavorare al noto locale Piper di Roma. Era ancora uomo a quell’epoca. È in quel luogo, sotto i riflettori della cronaca vip, che vive il mondo della “Dolce vita”. Così, un giorno per caso facendo una commissione a Cinecittà, incontra Fellini durante le riprese di ‘Satiricon’. Il regista lo vede e lo inserisce subito come caratteristica. In ‘Amarcord’. Gli fa vestire i panni del principe Umberto di Savoia accolto al Grand Hotel di Rimini con la celebre frase ‘Maesta, gradisca’. La sua carriera nel cinema sarà molto lunga.
Quando Marcello ha scoperto di essere Marcella?
Più che scoprirlo, secondo quando abbiamo appreso nel nostro percorso di documentazione, la questione non è interiore. Riguarda il mondo esterno, quando la società ti consente di esserlo e dichiararlo. Marcello dopo diversi tentativi di suicidio va a Casablanca e si fa operare. Oggi funziona così: prima ci si veste da donna e poi ci si opera. Lui invece sceglie di operarsi quando ancora nessuno lo pensava donna a livello identitario. Tutti pensavano fosse solo uomo molto. Fa una scelta, quindi, coraggiosa e inusuale. L’operazione: che è irreversibile e rende sterili.
E poi cosa succede?
Dopo il passaggio da uomo a donna la sua carriera cinematografica finisce. Lui, ormai lei, per inseguire un amore finisce a Bologna dove a metà degli anni Ottanta costruisce la sua carriera di attivista ed entra in politica. Nel 1995 viene eletta in Comune come consigliera. Nel World Pride del 2000, evento globale di Roma, invita personalità molto importanti come le attiviste americane storiche, fra cui la transgender Silvia Rivera. Per fornire un affresco di quegli anni abbiamo le interviste di Vladimir Luxuria e di Porpora Marcasciano.
Quali sono gli altri materiali di archivio che avete utilizzato?
Gli archivi Rai e dell’Istituto Luce, l’intervista di Giancarlo Magalli, l’intervento di Renato Zero e di Enzo Tortora, quello di Don Ciotti e dell’attivista Pina Bonanno. E molto altro. La colonna sonora ci fornisce un supporto suggestivo ma la fonte è la cronaca. Per esempio: inseriamo un contributo molto importante reso pubblico per la prima volta. La manifestazione al Lido di Milano del 7 luglio 1980. Nel regolamento della struttura era vietato il topless alle donne. Ebbene, le trans si sono presentate a seno scoperto. Ma erano ancora uomini sulla carta identità, non essendoci una legge che permetteva di considerarle donne. Abbiamo recuperato il servizio del tg2.
Avete parlato anche dei cambiamenti legislativi dagli anni Cinquanta ad oggi sulla riassegnazione del sesso?
Fino al 1982, con la Legge 164, non esisteva alcuna legge per il riconoscimento del cambio di sesso. I Radicali si sono battuti per questo. Nell’82 siamo stati il secondo Paese al mondo dopo la Germania a consentire la riassegnazione del sesso anagrafica. Prima non era possibile in alcun modo ottenere una riassegnazione. Le questure utilizzavano in maniera scorretta l’articolo 85 del vecchio codice Rocco che puniva il mascheramento il mascheramento in luoghi pubblici. Le persone trans venivano persino mandate al confino per tre anni, come nel caso di Romina Cecconi. La nuova legge però non specifica sull’obbligatorietà o meno dell’operazione. Non esiste ancora un adeguamento normativo. La legge non è esplicita e rimanda a un giudice. Visita psichiatrica? Cure ormonali? Operazione? Non è chiaro. Questo è un tema molto discusso in Italia. Quali sono le condizioni e i requisiti per una riassegnazione del sesso in Italia? La legge recita “a seguito di intervenute modificazioni di caratteri sessuali”. Ma si tratta di modificazioni primarie o secondari? Pene e vagina o terapie ormonali?
Che cosa manca secondo voi oggi in Italia per affrontare la questione?
Mancano le aggravanti per l’omolesbobitransfobia, già contenute nella Ddl Zan. Facciamo un esempio. Nel Nord Italia non c’è difficoltà nella pratica a effettuare il cambio di sesso. Ma è difficile poi trovare lavoro ed essere accettati. C’è ancora molta discriminazione. Si tratta di approcci culturali e di comprensione della diversità. C’è molta paura ad affrontare il tema anche a livello politico.
Cosa pensa delle azioni dei politici in merito?
Il discorso pubblico su questi temi è molto basso. Mi riferisco in particolare alla lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. La destra è molto meno aperta a questo tipo di confronto. Immagino che Salvini sia una persona che pensi che i trans siano tutti prostitute: non c’è a nostro avviso da parte della destra una volontà di confronto sui cambiamenti della società reali. Lui baciava i crocifissi in campagna elettorale ma noi sappiamo che Marcella era cattolica. La Chiesa predica tolleranza e solidarietà. Il messaggio cristiano di per sé è inclusivo. Al di là delle strumentalizzazioni politiche.
Cosa pensate di Elly Schlein sul tema dei trans?
Lei è vicina a questi temi ma è chiaro: non portano voti. Non li usa come cavallo di battaglia perché deve trovare consensi su cose più ampie. Si chiama benaltrismo. È la classica benaltrista: perderebbe consensi.
E sul femminismo della differenza?
Le donne trans sono donne. Ma molte femministe sono transfobiche. Il caso più eclatante è quello dell’autrice di “Harry Potter, J. K. Rowling, transfobica. Una donna trans per noi è una donna a tutti gli effetti. L’identità di genere non è definita da quello che si trova in mezzo alle gambe, su questo si gioca lo scontro ideologico. La difficoltà a capire l’identità di genere.
Perché il titolo “Mai annoiata”?
È stata lei a sceglierlo. Lo dice nelle sue dichiarazioni: “Ho un sogno, vorrei scrivere un libro sulla mia vita col titolo “Non mi sono mai annoiata”. Abbiamo cercato di esaudire questo desiderio.