La Procura di Roma ha richiesto il rinvio a giudizio per i quattro medici accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di Andrea Purgatori, il giornalista e volto noto di La7 deceduto il 19 luglio 2023 a causa di una endocardite infettiva. I medici coinvolti sono Gianfranco Gualdi, radiologo, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, appartenente alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani. La richiesta si basa sulle conclusioni di un'inchiesta avviata a seguito della morte di Purgatori, voluta in modo particolare dalla famiglia. L'udienza preliminare è fissata per il prossimo 19 settembre, un passaggio decisivo per l'inchiesta. Il caso si sviluppa attorno agli errori diagnostici e alle omissioni da parte dei medici curanti di Purgatori, identificati durante una perizia medico-legale condotta nel marzo 2024. Secondo quanto emerso, il cardiologo Guido Laudani avrebbe compiuto gravi errori nell’interpretare gli esami diagnostici del paziente. In particolare, sarebbe stato insufficiente nell’effettuare gli approfondimenti necessari e nell'interpretare i risultati dell’esame holter, erroneamente diagnosticando la causa dell’embolizzazione multiorgano come conseguenza di fibrillazione atriale. Inoltre, non avrebbe adeguatamente valutato il quadro clinico complesso del paziente, soprattutto in relazione agli effetti della terapia anticoagulante somministrata.


Il caso di Andrea Purgatori è particolarmente delicato, poiché il giornalista era un paziente oncologico con un quadro clinico già compromesso. Nonostante ciò, la Procura sostiene che una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato avrebbero potuto migliorare significativamente l'aspettativa di vita del paziente. I periti sostengono che un corretto trattamento diagnostico e terapeutico avrebbe permesso a Purgatori di sopravvivere almeno un anno, considerando che, secondo la letteratura scientifica, il tasso di sopravvivenza è dell’80% se l’endocardite viene trattata tempestivamente. La diagnosi della malattia infettiva, infatti, avrebbe potuto essere fatta già nei giorni precedenti al suo ricovero, tra il 10 e il 23 giugno 2023, o addirittura prima, nella seconda metà di maggio, se i neuroradiologi avessero valutato correttamente gli esami svolti l’8 maggio. Il caso, quindi, non si limita a un semplice errore medico, ma si configura come una successione di negligenze che, secondo la Procura, hanno contribuito a una “catastrofica sequela di errori e omissioni” che avrebbero compromesso le condizioni di salute di Purgatori, portandolo alla morte prematura. Il rinvio a giudizio, previsto per settembre, è un passaggio fondamentale per fare chiarezza sulla morte di un personaggio pubblico e comprendere fino a che punto le responsabilità mediche abbiano inciso sulla tragedia.

