John Elkann, presidente di Stellantis, ha iniziato la sua settimana con un viaggio in Francia per incontrare i vertici del gruppo, prima di affrontare un'audizione cruciale in Parlamento a Roma. Il motivo? Presentare un quadro chiaro sul futuro di Stellantis in Italia tra crisi del settore, investimenti promessi e un nuovo amministratore delegato ancora da scegliere. Ma la domanda è inevitabile: Elkann si limiterà a un’operazione di relazioni pubbliche o annuncerà un vero rilancio per l’industria automobilistica italiana?
Il tour diplomatico di Elkann: cosa succede in Francia?
Secondo Milano Finanza, in Francia Elkann ha partecipato a incontri strategici con i vertici di Stellantis. Tuttavia, il gruppo ha smentito che il tema centrale fosse la scelta del nuovo ceo, sottolineando che il processo di selezione è in corso e verrà concluso entro giugno. Tra i candidati principali emergono due nomi: l’italiano Antonio Filosa, responsabile del mercato nordamericano, e il francese Maxime Picat, capo degli acquisti del gruppo.
Ma l’ultima parola potrebbe non spettare solo a Elkann. Come ricorda Milano Finanza, la Francia ha un peso non indifferente nelle decisioni di Stellantis: la famiglia Peugeot e lo Stato francese, tramite Bpi, hanno voce in capitolo nella scelta del nuovo leader, come già avvenuto con la nomina di Carlos Tavares dopo la fusione tra FCA e PSA. L’Italia, invece, rischia ancora una volta di essere relegata a spettatrice.

Italia e Stellantis: investimenti reali o solo promesse?
Se la Francia influenza le scelte ai vertici, l'Italia resta il vero nodo per il futuro industriale del gruppo. Elkann ha programmato per mercoledì una audizione alle commissioni attività produttive della Camera e industria del Senato, per illustrare il “Piano Italia” presentato al governo lo scorso dicembre. Secondo Today, Stellantis ha promesso 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti italiani e 6 miliardi in acquisti da fornitori nazionali. Inoltre, il gruppo si è impegnato a non chiudere fabbriche e a non procedere con licenziamenti.
A conferma di questi impegni, Stellantis ha annunciato un investimento da 38 milioni di euro per lo stabilimento di Verrone (Biella), destinato alla produzione di componenti per motori elettrici che alimenteranno la futura piattaforma Stla Small. Anche la produzione della Fiat 500 ibrida a Mirafiori è stata anticipata al novembre 2025, segnando un segnale di continuità per il polo torinese.
Ma il grande punto interrogativo resta Maserati: il piano di rilancio è atteso per giugno, mentre si rincorrono voci sul possibile spostamento della produzione da Mirafiori a Modena. Intanto, l’impianto modenese è fermo e agli operai è stato proposto il trasferimento in Serbia.
I numeri in calo e l'incognita del nuovo ceo
Oltre alla geopolitica industriale, Stellantis deve affrontare numeri tutt’altro che rassicuranti. Il 2024 si è chiuso con un crollo del 70% dell’utile netto, fermatosi a 5,5 miliardi di euro, mentre i ricavi sono scesi del 17% rispetto all’anno precedente. Le immatricolazioni sono in calo del 15% e la quota di mercato è scesa dal 33,9% al 30,7%. Maserati, in particolare, è crollata del 55,5% nei ricavi e del 57,5% nelle vendite.
I problemi di Stellantis si inseriscono in un contesto di crisi generale dell’automotive, tra una domanda debole, la concorrenza cinese nell’elettrico e l’incognita delle politiche di dazi di Donald Trump. Come ha dichiarato Elkann, il gruppo è alla ricerca di un nuovo CEO che abbia “competenze finanziarie e tecnologiche” e che sappia “lavorare con gli azionisti e gli stakeholders”.

Sindacati all’attacco: “I lavoratori pagano il prezzo di scelte sbagliate”
Mentre Elkann illustra le strategie di Stellantis, i sindacati restano imbizzarriti. Come denunciato da Michele De Palma, segretario generale della Fiom: “Pagano i dividendi mentre i lavoratori italiani sono da più di dieci anni in cassa integrazione perché non ci sono investimenti in ricerca, sviluppo e produzione”.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori, le scelte compiute sotto la gestione di Tavares – e avallate da Elkann – hanno portato a una situazione disastrosa per gli stabilimenti italiani. Gli operai continuano a subire turni ridotti, mentre Stellantis distribuisce dividendi agli azionisti per 6,6 miliardi di euro.
Elkann porterà risposte concrete o solo diplomazia?
L’audizione in Parlamento sarà un banco di prova per John Elkann, che dovrà convincere politica, lavoratori e investitori della sua capacità di rilanciare Stellantis in Italia. Ma la sensazione è che, tra pressioni francesi, numeri in calo e strategie da chiarire, il futuro del gruppo sia ancora tutto da scrivere.
L’Italia avrà un ruolo centrale o sarà destinata a rimanere un mercato secondario in balia delle decisioni prese altrove? E il nuovo CEO sarà in grado di invertire la rotta? Le risposte, forse, inizieranno ad arrivare domani. O forse no.