Un’operazione finanziaria da manuale per Exor, un duro colpo per Ferrari. John Elkann ha venduto il 4% della casa di Maranello, incassando 3 miliardi di euro, ma l’operazione ha scatenato un terremoto in Borsa. Il titolo ha perso il 15% dal massimo storico, e Ferrari ha subito una “perdita virtuale” di 27 milioni di euro.
Secondo Il Fatto Quotidiano, che ha analizzato la vicenda, l’operazione condotta da Exor tramite un Accelerated Bookbuilding (Aabb) – un collocamento accelerato di titoli riservato agli investitori istituzionali – ha affossato il titolo Ferrari. Il 26 febbraio, le azioni erano ai massimi a 483,1 euro, ma il giorno dopo, dopo l’annuncio della vendita, sono crollate a 444,9 euro (-8%). Il ribasso è proseguito, toccando un minimo di 402,3 euro il 12 marzo e chiudendo a 412,4 euro il 14 marzo.
Ferrari e l’incognita del prezzo di vendita
Una delle questioni più controverse riguarda il prezzo a cui Exor ha ceduto le azioni. Il Fatto Quotidiano sottolinea come Exor non abbia comunicato il prezzo esatto, limitandosi a riferire di aver incassato 3 miliardi di euro dalla vendita di circa 7 milioni di azioni. Facendo un rapido calcolo, si ottiene un prezzo medio di 428,57 euro per azione, ma secondo Equita, le azioni sarebbero state vendute a 450 euro.
Un dettaglio non da poco, visto che Ferrari ha riacquistato il 10% delle azioni collocate da Exor per 300 milioni di euro, pagando 450 euro per azione. Questo significa che Ferrari si ritrova ora con un pacchetto di titoli che valgono il 9,2% in meno di quanto li ha pagati, con una “perdita virtuale” di 27,5 milioni di euro.

Perché Exor ha venduto Ferrari?
La holding della famiglia Agnelli ha giustificato la cessione con la necessità di riequilibrare il portafoglio, dato che Ferrari pesava ormai per il 50% del valore di Exor. Inoltre, l’incasso servirà per un’acquisizione da 2 miliardi di euro e per il riacquisto di azioni proprie per un miliardo.
Ma per Il Fatto Quotidiano resta un interrogativo chiave: perché vendere un’azienda che sta andando così bene? Nel 2024, Ferrari ha registrato un utile netto in crescita del 21%, raggiungendo 1,526 miliardi di euro. La scelta di Exor potrebbe essere un segnale che Elkann non crede che Ferrari valga davvero 483 euro per azione.
Un altro fattore che potrebbe aver pesato sulle vendite è la minaccia dei dazi del 25% sulle auto europee annunciati da Donald Trump, anche se l’annuncio è arrivato il 19 febbraio, ben prima dell’operazione Exor.
Il ruolo della Consob e le critiche alla trasparenza
Il Fatto Quotidiano solleva anche una questione di trasparenza: perché la Consob, l’ente di vigilanza sulla Borsa, non ha chiesto maggiori dettagli sul prezzo di vendita delle azioni? La questione è rilevante perché la comunicazione di Exor è stata volutamente generica, mentre gli investitori avrebbero avuto tutto il diritto di conoscere l’effettivo prezzo di cessione di una partecipazione così importante.

Ferrari ha davvero perso?
L’acquisto di azioni proprie da parte di Ferrari è stato visto da alcuni analisti come una mossa necessaria per puntellare l’operazione Exor, evitando che il prezzo crollasse ulteriormente. Un’ipotesi avvalorata dal fatto che, secondo fonti citate da Radiocor, il riacquisto era quasi obbligato per “coprire il book” dell’operazione.
Per ora il bilancio è positivo per Elkann, che ha incassato 3 miliardi, ma meno per Ferrari, che ha visto il valore delle sue azioni precipitare. La domanda resta: il mercato assorbirà il colpo e tornerà a premiare il titolo Ferrari, o la mossa di Exor è il primo segnale di un possibile rallentamento per il Cavallino Rampante (che nel frattempo in pista all'esordio in Formula 1 non ha dato segnali di miglioramento nonostante l'arrivo di Lewis Hamilton, anzi...)?
