Solidarietà o business? Filantropia o marketing? Dopo il caso del pandoro di Chiara Ferragni, ora tocca a Lapo Elkann finire nella bufera, potenzialmente anche legale. L'erede degli Agnelli è stato accusato da un suo ex stretto collaboratore di usare la sua Fondazione Laps più per promuovere sé stesso che per fare beneficenza. La denuncia, 29 pagine più 47 allegati, è ora al vaglio della Procura, e se le accuse venissero confermate, si aprirebbe uno scenario inquietante su quella che dovrebbe essere un’organizzazione senza scopo di lucro.
La Fondazione Laps: uno strumento di marketing?
Secondo quanto riportato da Mario Giordano su La Verità, l’ex collaboratore sostiene che Lapo Elkann non avrebbe come prima finalità la filantropia, ma userebbe la fondazione come strumento di marketing sociale per promuovere la sua immagine e le sue attività imprenditoriali. All'interno dell’organizzazione, inoltre, regnerebbe un clima di terrore: chiunque osi opporsi a pratiche discutibili verrebbe individuato come un nemico da distruggere.
Una delle accuse più gravi riguarda la presunta volontà di Lapo di sfruttare la fondazione per ottenere vantaggi fiscali. Secondo la denuncia, l'imprenditore avrebbe cercato di far passare la vendita della sua Fiat 500 Abarth come una donazione, in modo da incassare il denaro senza pagarci sopra le tasse. «Mi aveva chiamato per richiedere la ricevuta a nome della fondazione e quindi per poter beneficiare dei vantaggi fiscali», racconta l’ex collaboratore. Ma la cosa non sarebbe stata legalmente possibile: l’auto non sarebbe stata intestata alla onlus, bensì di proprietà privata di Lapo.

Libri ai bambini? Solo quelli di Lapo, senza matite per colorare?
Ma il sospetto di strumentalizzazione della beneficenza non si fermerebbe qui. Sempre secondo l'ex collaboratore, durante il Covid la fondazione avrebbero deciso di donare libri ai bambini in difficoltà. Un bel gesto, se non fosse che i volumi scelti sarebbero stati esclusivamente quelli scritti dallo stesso Lapo Elkann, in particolare W l’Italia con Lapo. Si trattava di un libro da colorare, e i membri della fondazione avrebbero proposto di allegare sei matite per ciascun bambino, al costo totale di 215 euro. “Ma – scrive Giordano – Lapo interviene e blocca l’acquisto delle matite: troppo care. 215 euro sono troppi per l’erede dell’immenso patrimonio di casa Agnelli cui interessa evidentemente piazzare i suoi libri. Mica far felici i bambini…”
Promesse non mantenute e tagli sulla sicurezza?
Non sarebbe stato l'unico caso discutibile: “Il mancato acquisto delle matite non è – prosegue su La Verità il conduttore di Fuori dal Coro – l’unico episodio in cui Lapo mostra quella che l’ex collaboratore definisce una «natura molto avara». Per esempio Lapo aveva promesso di coprire le spese per le terapie necessarie alla figlia della sua governante milanese, che aveva problemi di salute. Nel marzo 2021 parte la richiesta: si tratta di 45 euro a seduta, 1.100 euro da spalmare su sei mesi. Ma per Lapo sono troppi. Giovedì 11 marzo 2021, alle 16.50 manda una mail lapidaria: «Troppi costi, è il momento di tagliare»”.
E i tagli non si sarebbero fermati qui. L’ex collaboratore racconta che i volontari della fondazione partecipavano agli eventi di FB Garage Italia, l’impresa di Lapo, senza alcuna misura di sicurezza. Quando l’ex collaboratore avrebbe fatto presente la necessità di investire in protezione, la risposta sarebbe stata tutt’altro che diplomatica: «Non rompermi i coglioni per cazzate, sei pagato per correre, non per rompere i coglioni».
Spostamenti in pandemia e un linguaggio da caserma?
Tra le accuse più pesanti c’è anche quella che Lapo avrebbe usato la fondazione per giustificare spostamenti personali durante il Covid, chiedendo all’ex collaboratore di certificare viaggi tra Portogallo e Milano con la scusa del suo ruolo nella onlus. Quando questi avrebbe sollevato dei dubbi, la reazione sarebbe stata brutale: «Fatti i cazzi tuoi o ti tolgo dal cazzo in un attimo».

Il racconto, chiaramente tutto da verificare e da provare, dipinge un Lapo egocentrico e autoritario, pronto a usare la beneficenza come copertura per i suoi affari. A riprova di un clima interno tutt’altro che sereno, l’ex collaboratore avrebbe parlato anche di insulti e minacce ricevuti.
Ovviamente, starà ora ai magistrati decidere se avviare un’indagine per verificare se dietro questi comportamenti si nascondano reati. Ma al di là dell’aspetto legale, ciò che emergerebbe dalla denuncia sarebbe un quadro ben lontano dall’immagine che Lapo Elkann ha costruito di sé nel tempo. «Insieme possiamo restituire qualcosa al mondo e servire la comunità con tutto il nostro cuore», si legge sul sito della Fondazione Laps. Ma, se le accuse fossero confermate, dietro la patina filantropica ci sarebbe anche altro. Una storia che, come nel caso di Ferragni e del suo pandoro, lascia spazio a una domanda scomoda: quanto c’è di vero nella beneficenza dei vip?
