Si continua a parlare del caso Davide Lacerenza e della sua Gintoneria. Un locale considerato “d’elitè”, con campagne e gin provenienti da tutto il mondo, dotato di un sofisticato sistema di videosorveglianza, con decine di telecamere, ora al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza. Le telecamere, secondo quanto emerso, monitoravano il locale principale e in particolare la Malmaison, il “privè” situato dalla parte opposta della strada. Le telecamere, secondo quanto emerso dall’attività investigativa, sarebbero state gestite direttamente da Lacerenza, che controllava quanto accadeva nel locale. A marzo 2024 Lacerenza si sarebbe arrabbiato con una ragazza che aveva coperto le telecamere con un giubbotto mentre si trovava con un cliente. Ma a controllare le telecamere, il cui unico punto cieco si troverebbe dietro una tenda della cucina del privè, non solo Davide Lacerenza, ma anche Stefania Nobile e sua madre, Wanna Marchi, che secondo quanto emerso controllavano ogni notte cosa succedeva all’interno del privè. Secondo il Gip, Lacerenza e il suo braccio destro Davide “Righello” Ariganello offrivano cocaina ai clienti, che sarebbe stata consumata nella zona privè dietro la tende della cucina, punto non ripreso dalle telecamere.

Ad intervenire sulla vicenda Lacerenza e Gintoneria anche Roberto Saviano, che ha commentato il caso sui social: “In molti in questi giorni mi stanno chiedendo se la grottesca squallida vicenda della Gintoneria possa in qualche modo essere secante il potere della ‘Ndrangheta in Lombardia”. “Il night da sempre è stato luogo delle organizzazioni criminali. La ‘Ndrangheta, come la Camorra, quando arrivano in Lombardia negli anni Ottanta, con i locali hanno una visione rigorosa. Vogliono gestire questi locali come gestiscono i ristoranti dalle loro parti. Se c’è da vendere droga, questo è da farsi in modo assolutamente invisibile e sotterraneo, hanno un approccio clandestino da bisca”. E sul “modello Gintoneria” Saviano ha spiegato: “C’è una figura che capisce che questo è completamente sbagliato, Francis Turatello. Lui capisce che il locale deve essere esplicito e allo stesso tempo crearsi le sue protezioni. Nell’epoca dei social ecco il modello Turatello che vince. Mostra che c’è coca, mostra che è possibile comprare ragazze, mostra che chi è lì fa una scalata sociale. In poche parole: la dinamica Gintoneria. Lacerenza, quindi, anche guardando l’inchiesta delle accuse che gli vengono mosse - poi ci sarà il processo, e un tribunale che deciderà - non fa null’altro che propagandare il suo locale. Sa benissimo che tutto ciò che mostra è illegale ma quello è il valore aggiunto”.
Il caso Gintoneria fa discutere ma c’è anche chi, forse provocatoriamente, un salto nel locale di Davide Lacerenza l’avrebbe fatto volentieri. È il caso di Mauro Corona, che a È sempre Cartabianca ha detto: “Sarei andato alla Gintoneria e lei (Bianca Berlinguer, ndr.) sarebbe venuta con me”. “Se dovessero andare a fondo con la legge, sa quanti di quei locali lì ne trovano a Milano, Roma, Torino, Innsbruck. Hanno preso quello perché le due donne facevano notizia, erano già state in carcere. Di quei locali lì ce ne sono tanti. Alla Gintoneria ci sarei andato anche io, non per le ‘donnine’ ma per mangiare quelle capesante, delle ostriche e bere buon vino…”.
