Davide Lacerenza si presenta in tribunale con l’outfit da trapper che si aggira per il proprio quartiere, in perfetto stile Gintoneria: scarpe bianche, felpa nera con firma dorata “Davide Lacerenza”, quasi si sentisse ancora in una delle storie Instagram dove sponsorizzava i suoi accessori, e catenina d'oro in bella mostra. Al suo fianco Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi e habitué delle cronache giudiziarie, con il cappellino da baseball griffato e giubbino smanicato Louis Vuitton. L'atteggiamento è di chi sa che sta per giocare una partita a poker con la giustizia. Ma con pochissime carte in mano. Entrambi si avvalgono della facoltà di non rispondere, ma di un'ultima sfilata sì e di fronte al palazzo di giustizia in bella mostra dei fotografi.

Il legale Liborio Cataliotti aveva già messo le mani avanti: strategia del silenzio. E così è stato. Lacerenza, titolare della ormai mitologica Gintoneria - e de La Malmaison dove sarebbero avvenuti la maggior parte dei fatti contestati -, e Nobile, secondo la procura, sarebbero al centro di un giro di spaccio e prostituzione tra fiumi di champagne per indirizzare i clienti verso destinazioni proibite. Il menù avrebbe previsto alcol, ma anche escort e cocaina, con un privé allestito come un bordello deluxe. Una formula che ha attirato un pubblico misto: ereditieri annoiati, influencer con la necessità di contenuti, youtuber che volevano sentirsi fighi, ma anche imprenditori, calciatori e personaggi vari del mondo dello spettacolo. Mentre la procura spara i suoi colpi, però, già gli interrogatori si trasformano in una puntata di Gomorra, o nel suo quasi omologo milanese Blocco 181: la difesa di Nobile punta alla scarcerazione, mentre per Lacerenza non si muove ancora nulla. Nel frattempo, la gip Alessandra Di Fazio ha confermato il sequestro della Gintoneria e del privé La Malmaison, perché il rischio di una gestione tramite prestanome sarebbe alto. Traduzione: se riaprissero, sarebbe come aver chiuso al massimo per ferie.

Nel frattempo, le testimonianze delle escort ascoltate dagli inquirenti dipingono un quadro che sembra scritto dalla penna di Bret Easton Ellis: “Eravamo a disposizione, venivamo chiamate se eravamo fuori, ci rapportavamo direttamente con i clienti speciali”. Un sistema che appariva oliato alla perfezione, in cui Nobile avrebbe gestito la parte economica e Lacerenza il "customer service". Eppure, nonostante la questione giudiziaria che si preannuncia complessa, è da subito il look a rubare la scena. Scarpe bianche a contrasto con il nero della felpa targata "me stesso", un’aura da trapper di seconda generazione in cerca del featuring per rilanciarsi con una scelta cromatica che suggerisce più le sciabolate del sabato sera al bar, che un’interrogatorio davanti alla gip, per "Davidone". Cappellino di marca fintamente vintage e giubbino di alta moda, come certe star in libera uscita dopo gli impegni sul palco, per la figlia di Wanna Marchi. Insomma, se la giustizia farà il suo corso, lo vedremo. Ma nel frattempo, lo "stile" - anche se discutibile - è salvo.
