Molti dicono che sia solo una questione di immagine. Che la Ferrari abbia preso Lewis Hamilton non per vincere, ma per vendere. Che il sette volte campione del mondo sia un’operazione di marketing, un colpo mediatico più che un’arma da titolo. Eppure, chiunque abbia visto Hamilton in azione sa bene che non è mai stato il tipo da accettare ruoli da comparsa. "Io sono costruito in modo diverso", ha dichiarato il pilota britannico a Time Magazine, rifiutando qualsiasi paragone con colleghi del passato e del presente. E per chi lo accusa di essere ormai troppo avanti con l’età per restare competitivo, la risposta è secca: "Sono affamato, determinato, non ho moglie né figli. Il mio unico obiettivo è vincere".
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Da Mercedes a Ferrari: un salto nel vuoto?
Hamilton non ha deciso alla leggera. Per anni, nonostante i sorrisi e i saluti ai meccanici del Cavallino nei paddock, l’idea di vestire di rosso era rimasta un sogno lontano. "Avevo accettato il fatto che probabilmente non avrei mai guidato per la Ferrari", ammette Hamilton. Troppi incastri mancati, troppi ostacoli. Poi, nel dicembre del 2023, la chiamata di Frédéric Vasseur mentre era nella sua casa in Colorado. "Mi sono alzato dal telefono e tremavo quasi", racconta. E così, come un attore al bivio della sceneggiatura della sua carriera, Hamilton ha scelto: il salto, il rischio, la leggenda. "Sono andato a farmi una passeggiata di un’ora per schiarirmi le idee", confessa. Poi la decisione definitiva: “Questo è ciò che voglio”.
Certo, Toto Wolff, il capo della Mercedes, ha provato a smorzare il colpo, suggerendo che il passaggio a Ferrari evitasse l’imbarazzo di dover dire addio a un’icona. "Aiuta entrambi", ha detto Wolff. Ma Hamilton non ci sta: "Non mi interessa, non mi paragonate a nessuno". L’unico modello, per lui, sono le icone dello sport che hanno vinto anche dopo i 40 anni: Tom Brady, LeBron James. "Io sono come loro", afferma. E la sua nuova sfida in Ferrari sarà la prova definitiva.
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Le critiche e la risposta di Elkann
Ovviamente, il dibattito non si è fatto attendere. Eddie Jordan ha parlato di un "suicidio sportivo" per la Ferrari nell’aver lasciato partire Carlos Sainz, mentre l’ex pilota Jacky Ickx ha definito la mossa "più commerciale che sportiva". Ma John Elkann, presidente della Ferrari, respinge ogni insinuazione: "Trovo davvero ingiusto nei confronti di Lewis sentir dire che questa è solo un’operazione di marketing". E aggiunge: "Hamilton non ha bisogno di questo. Ferrari non ha bisogno di questo. Quello di cui abbiamo bisogno è vincere i campionati e fare grandi cose in pista".
Del resto, è vero che il binomio Hamilton-Ferrari sarà un fenomeno globale capace di trascendere i confini della F1. Ma la questione resta una sola: Lewis può riportare il Cavallino a vincere? Se ci riuscirà, il resto – le vendite di auto, il merchandising, le pubblicità planetarie – verrà da sé. "Le possibilità sono infinite", ha chiosato Elkann. E chissà se, come ai tempi del suo arrivo in Mercedes, Hamilton non abbia appena preso la decisione più brillante della sua carriera. Questo, almeno, è quello che sperano Lewis, il presidente della Ferrari e, soprattutto, i tifosi della Rossa, che in massima parte sembrano essere ormai troppo delusi per poter anche solo iniziare a sperare di potersi illudersi di nuovo.
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