Non ha difetti né preoccupazioni questo Marc Marquez. È nel box Ducati rosso da un paio di mesi ma sembra viva lì dentro da sempre. Il suo viso appare più disteso e decisamente ringiovanito rispetto alle ultime stagioni in Honda. Si è fatto crescere i capelli nella misura che portava ai primissimi tempi della MotoGP. Era il 2013 quando in Australia mise a repentaglio la vittoria del Mondiale al debutto in top class a causa di un calcolo errato del limite massimo di giri entro cui doveva cambiare moto (a Phillip Island quell'anno venne istituito un flag to flag obbligatorio sull'asciutto per un'emergenza gomme). Oggi in Thailandia, mentre guidava una Desmosedici trainata da trecento e passa cavalli, ha buttato un occhio sulle spie del dashboard e misurato l'esatto numero di giri in cui avrebbe avuto bisogno del calore degli scarichi della Ducati del fratello per restare nei parametri con la pressione della gomma anteriore: sedici. Dopo averlo fatto passare ed essersi accucciato in scia alla Gresini, non ha aspettato un passaggio in più per rimettersi in testa e vincere la prima gara del 2025. Senza la regola sulle pressioni, chissà cosa avrebbe combinato, chissà quanti secondi avrebbe potuto rifilare ad Alex e a Pecco Bagnaia.
A fine gara - dopo aver preso in braccio il fratello al parco chiuso ed essere riuscito a far inumidire gli occhi di papà Julià - l'analisi di Marc Marquez ai microfoni di Sky è stata talmente lucida e consequenziale che va letta tutta d'un fiato: "Sono partito, mi sentivo benissimo e ho detto 'dai, guido pulito'. Ma poi ho visto che la pressione era fuori parametro, dopo poco tempo ho deciso 'ok, mi fermo e vado in scia a qualcuno'. Avevo tre giri di margine, perché ho contato velocemente i giri che mi mancavano per essere a posto con la pressione e non rischiare la penalità. Per questo ho fatto tutta la gara molto attaccato ad Alex, perché non volevo perdere nemmeno un giro di margine. Era molto difficile, perché bruciava tutto, tutte le superfici della moto erano calde e persino respirare era complicato. Avevo la fortuna di possedere la velocità per gestire tutto ciò. Perché mi sono trovato fuori con la pressione? Allora, avevamo previsto di fare la gara in testa, infatti il team ha fatto le pressioni in base a questo. Però non dobbiamo dimenticare che è un team nuovo, ha i dati dell'anno scorso ma si riferiscono ad un'altra moto. E poi io quando mi sento così veloce cambio il mio stile di guida alla domenica per gestire il rischio, magari spingo un po' meno con il davanti e in questo modo pressione e temperatura ne risentono. In questo inverno ho lavorato sull'essere ancora più pulito. Non ho più 20 anni, adesso sono a 32 e devo gestire le cadute, il fisico, tutto. Per questo devo essere molto pulito e usare l'energia giusta sulla moto, dall'anno scorso ho capito che per me è meglio così. Per migliorare le curve a destra ho guardato molto Pecco e mio fratello. Ho guardato tanto i video, quello che fanno con il corpo, con la gamba, con il freno. Perdo ancora, ma meno. E poi l'obiettivo non era essere più veloce a destra in assoluto, ma trovare più costanza".
Così il primo weekend di gara del 2025 se ne va e resta la sensazione di un Marc Marquez che in pista è tornato a fare ciò che vuole, che ha ogni cosa attorno a sé nella posizione giusta. C'è un problema potenzialmente disastroso in una gara che sta dominando? Rallenta, perde due secondi, lascia passare il fratello e alla fine ristabilisce le gerarchie come se stesse giocando al gatto col topo. Si sentiva più debole nelle curve a destra? Studia i più forti, li copia, li emula ed infine li batte in una pista che gira prevalentemente da quella parte. Dodici anni fa sbagliava un calcolo semplicissimo in un momento cruciale del campionato? Oggi fa operazioni in colonna mentre entra nella curva quattro di Buriram in quarta marcia (l'unico a riuscirci, gli altri la facevano in terza) a duecento chilometri orari. Oggi guida pulito, gestisce i momenti del weekend, non gli interessa più stradominare ma gli basta vincere spesso e allungarsi la carriera. Ha cambiato stile di guida, ha cambiato l'approccio alle corse, nei trentasei gradi del Chang International Circuit ha dimostrato che il fisico è freschissimo. Ora risparmia quella dose extra di istinto che per lui è stata croce e delizia per i momenti in cui il margine di manovra non sarà abissale come quello che si è visto a Buriram. Perché in Thailandia abbiamo osservato un Marquez che è la preoccupante evoluzione del fenomeno che ha vinto otto titoli mondiali: un pilota altrettanto veloce e affamato, ma dotato in qualche angolo del cervello di una centralina elettronica nuova, che non lo fa più esagerare, che gli taglia le quantità in eccesso di potenza impulsiva e straripante per far sì che questa non gli ritorni addosso come un boomerang. Questo Marc Marquez, come dice lui, non avrà più vent'anni, ma è tornato in cima al mondo proprio come quando era imberbe. Con la differenza che, adesso, niente sembra essere in grado di farlo scendere.
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