Gli americani direbbero che Sir Lewis con il Time Magazine ha mangiato e non ha lasciato briciole a nessuno, perché con l’esclusiva rilasciata alla testata newyorkese - con cui ha strettamente collaborato nella realizzazione anche delle foto - ha mandato tutti a casa, come invece diremmo noi italiani. Il sette volte campione del mondo si sta godendo la sinfonia dell’essere il pilota della Ferrari più iconico (perché anche se deve ancora correre una gara per il Cavallino ha già scritto alcune delle pagine più importanti della sua storia) e anche mentre è impegnato nella seconda giornata di test in Bahrain trova il modo di far parlare di sé. Lo fa mentre intanto le telemetrie gli sorridono e Fred Vasseur capisce di aver fatto la scelta giusta nel fargli firmare quel contratto, con la prima posizione della sessione mattutina a Sakhir - l’autodromo che ospiterà la Formula 1 nel mese di aprile. Non perde di stile, anzi, lo crea, insieme alla casa costruttrice che è la rappresentazione della passione da lui sempre ricercata, mentre Sean Gregory, firma del Time, lo descrive per una delle testate più potenti del mondo.
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E tutto comincia dall’incontro con Aroma, il cavallo co-protagonista del pilota di Formula 1 nello shooting che fa da contorno all’intervista, curato da Lewis Hamilton stesso - come ha voluto specificare durante la conferenza stampa a cui ha partecipato in Bahrain. Uno stallone nero di fianco a lui, proveniente dal Portogallo ma che rappresenta l’Italia, come la Scuderia Ferrari che viene tenuta alle redini proprio dal britannico. “Non si può stare fermi per troppo tempo” dice il sette volte campione del mondo. Proprio lui, che è l’opposto di staticità, perché dal momento in cui si è messo al volante per la prima volta di una Formula 1 non ha mai smesso di raccogliere successi. “Mi sentivo comodo, dovevo buttarmi nella scomodità di nuovo” continua il britannico.
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“La retorica della vecchiaia non esiste, è solo uno stato mentale. Certo, il corpo invecchia, ma io non sarò mai un vecchio” rivela poi Lewis Hamilton, aprendo il vaso di Pandora che si porta dietro dal momento dell’annuncio alla Ferrari. Il sette volte campione del mondo non è stato messo in dubbio per nessuna ragione, se non quella dell’età: come potrà pensare di vincere il suo ottavo titolo mondiale contro dei piloti che non arrivano nemmeno ai 30, mentre lui di candeline ne ha appena spente 40? Ne hanno parlato tutti, dalle testate più note ai piloti ritirati, passando per gli appassionati di motori. Anche perché, i suoi colleghi di quarant’anni (escluso Fernando Alonso) fanno ben altro nella vita: non firmano contratti con la Ferrari, ma si dedicano alla famiglia e a qualche programma più leggero del motorsport. “Non mettetemi a confronto con nessuno. Io sono il primo e l’unico pilota nero di questo sport. Sono costruito diversamente. Ho dovuto affrontare tante cose e solo io ho fatto questo percorso” dice Sir Lewis.
“Non potete mettermi a confronto con i miei coetanei, con nessun altro pilota di Formula 1 che ha 40 anni, né del presente, né del passato. Non c’entrano niente con me: io ho fame, obiettivi, non ho né moglie né figli. Sono concentrato solo su una cosa e quella è vincere. È la mia priorità numero 1” aggiunge il sette volte campione del mondo (che riconferma i suoi sette titoli solo pronunciando queste parole). La sua mentalità da campione colpisce ancora a 40 anni, proprio quando in tanti si aspettavano il contrario. Un’innata propensione per la velocità e la fame di vittoria che risponde anche alle critiche arrivate dallo scorso febbraio: “Ho sempre accettato la negatività, perché non risponderei mai a nessuno di quegli uomini (vecchi e bianchi, specifica) che hanno commentato la mia carriera dicendomi cosa dovrei fare. È come ti presenti e come performi che risponde a tutto ciò”. E Sir Lewis non ha paura nemmeno della tifoseria italiana, che purtroppo storicamente si è dimostrata ostile nei confronti di atleti di colore: “Non voglio dilungarmi ma ci ho pensato. Ma come nella maggior parte delle cose, è sempre un piccolo gruppo che crea il pregiudizio di molti. Non sono tutti così, quindi non credo che sarà un problema”.
E sulla chiamata del team principal della Ferrari, per invitarlo a chiacchierare di affari e di contratti, rivela il retroscena: “Quando Fred Vasseur mi ha chiamato ero così sconvolto che sono dovuto uscire a camminare per un’ora. Ero con un amico e siamo rimasti in silenzio tutto il tempo. Avevo appena firmato con la Mercedes, ma il mio più grande sogno si sarebbe potuto realizzare”. Un sogno che si è realizzato, con i primi chilometri al volante della SF-25 portati a casa dal Bahrain, dove per la prima volta Sir Lewis ha potuto spingere e cercare il limite della sua monoposto. Colei che lo porterà a giocarsi, possibilmente, l’ottavo titolo. E perché no, anche il nono o il decimo, perché per il britannico la pensione è un concetto ancora piuttosto astratto: “Ritirarmi? Non è minimamente nel mio radar. Potrei anche compiere il mio cinquantesimo compleanno qui”.
“So esattamente dov’è la Stella Polare, so dove devo andare. È lontana e sarà difficile arrivarci, ma so che ho tutti gli ingredienti e le persone intorno per riuscirci” dice alla fine Sir Lewis al Time Magazine, che ha conquistato come un leader mondiale - quando in realtà, anche se è difficile pensarlo, è un pilota di Formula 1, uno sport che fino a qualche tempo fa era quasi snobbato. Diventa incredibile pensare a quanto in fretta la medaglia possa girarsi e dell’impatto che una figura come Lewis Hamilton possa avere. Le carte da giocare fuori dalla pista il sette volte campione del mondo le ha giocate tutte (si presume) e ora dovrà solo trasformare tutte queste parole in velocità, strategie e risultati. Non facile con la pressione della rossa sulle sue spalle ma, proprio come ha detto lui, sa dov’è la Stella Polare: se ci è riuscito con la McLaren, poi con la Mercedes, potrebbe riuscirci anche con la Ferrari.
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