Ma cosa sta accadendo nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno del 1983? Sulla sua sparizione sta indagando una Commissione d’inchiesta bicamerale Roberto Morassut, deputato Pd, vicepresidente della Commissione, ha fatto il punto su dove sono arrivati i lavori d’indagine della Commissione stessa: “La pista prevalente è il rapimento a scopo sessuale. In questa vicenda c’è un qualcosa di cattivo e ancora operante. Chi mente verrà interrogato di nuovo. Stiamo pesando a tutte le piste, con l’aiuto dei consulenti, delle carte e del lavoro di molti professionisti che hanno seguito il caso. La pista internazionale o quella del cosiddetto ricatto finanziario sono oggetto di approfondimenti rigorosissimi”, Una pista che più volte il giornalista Andrea Purgatori aveva preso in considerazione, una pista secondo cui il rapimento di Emanuela sarebbe da ricollegare a un ricatto fatto al Vaticano stesso e allo Ior. “Nulla lo prova con chiarezza, ma va anche precisato che nulla lo esclude. Io tendo, personalmente, a dare maggiore credibilità a quella di un rapimento a scopo sessuale. Pronto a ricredermi di fronte a elementi forti diversi. Ma valutiamo anche la pista inglese offerta da Pietro Orlandi”.
E sul rapimento di Mirella Gregori, quindicenne romana scomparsa poco prima di Emanuela: “Io credo che siano due situazioni diverse ma che possano essere legate da una medesima fonte criminale che agiva per episodi”. L’unico collegamento potrebbe essere rappresentato da Marco Fassoni Accetti, fotografo romano che più volte si è autoaccusato di aver preso parte al rapimento delle due ragazzine. Infatti, l’unico crimine per la quale è stato realmente condannato è l’omicidio del piccolo Josè Garramon, ucciso nella pineta di Castel Fusano ad Ostia nel 1986. Non solo, sembrerebbe che Accetti verrà chiamato per essere ascoltato in Commissione: “Ci sono divisioni sull’opportunità di convocare Marco Accetti. Questo è nei nostri poteri. Se occorre lo faremo senza problemi pur di giungere alla verità. Doverosa per le famiglie e per i cittadini. Al momento, su questo, dobbiamo vincere qualche prudenza, qualche resistenza. Io sarei per utilizzarla più spesso. In alcuni casi ci possono essere comprensibili lacune di memoria o prudenza, nel sentirsi dentro qualcosa di grande. Comunque, non è difficile per noi capire chi è in buona fede da chi nasconde o finge. Tireremo le conclusioni e provvederemo a riesaminare alcune situazioni testimoniali, qualora le dovessimo considerare non convincenti”. E ancora: “Cercare la verità non è un gioco di società, ma un dovere morale e insieme politico di un intero Paese. É un lavoro molto difficile, sono passati decenni. Peccato aver perso, lungo il cammino, professionisti del valore di Andrea Purgatori e Fiore de Rienzo. Due mancanze che pesano”.