"Il Re è caduto". Così epitaffia via Twitter uno tsunami di utenti, tutti inferociti per l'ultima sfilata di Giorgio Armani durante la Milano Fashion Week. Pietra dello scandalo, il fatto che lo stilista abbia scelto di chiudere lo show facendo salire in passerella una serie di coppie etero a passeggio. Che blasfemia. Bombardato dalle polemiche social, ha parlato a La Stampa in un'intervista riparatrice che, questa sì, forse sarebbe stato meglio non fare. La provocazione, però, seppur mascherata da buone intenzioni, è evidente. E porta, inevitabilmente, a una riflessione: un uomo e una donna mano nella mano oggi come oggi, a livello di moda e costume, non certo nella realtà fattuale, sono il più grande scandalo possibile.
"È una scelta precisa, si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano. Facciamo vedere questa realtà che piace a tutti: poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità. Vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina", queste le parole con cui Giorgio Armani ha spiegato a La Stampa la sua nuova "provocazione" per la Moda Uomo 2023-2024. Apriti cielo. Se i termini "trasgressioni" e "varianti" difficilmente potevano essere apprezzati dalla comunità LGBTQ+, e infatti non lo sono stati, resta il concreto sospetto che il Re lo sapesse più che bene. D'altra parte, la moda è da sempre fatta di provocazioni che rompono gli schemi. E, per raggiungere tale obiettivo, ha il sacro diritto di dare puntualmente fastidio a qualcuno. Se ciò non avvenisse, perderebbe di vista la propria sostanziale raison d'être.
Negli ultimi anni si è visto oramai di tutto in catwalk: modelle di due quintali in lingerie a sostegno della body positivity. In milioni le hanno applaudite, fingendo di non notare che un peso del genere sia tutto fuorché "positivo" per la salute. Esattamente come gli scheletri da 30 kg che ci sono stati propinati come modello di bellezza per decine di anni. Invertendo l'ordine degli estremi il risultato non cambia. Ma su questo si preferisce sempre glissare. La "normalità" citata da Armani è, anche in tal senso, di estrema urgenza. Normalità intesa come buonsenso. Checché ne pensi Twitter o l'hashtag del giorno su Instagram.
Tra le prime acerrime nemiche dell'iniziativa di Armani, ecco scendere in campo Vladimir Luxuria, indignata per le dichiarazioni dello stilista. Ed è proprio tale indignazione di massa che ha reso la sfilata del Re ancora più trend topic. Certo, se ne sarebbe parlato ugualmente, si tratta di uno dei più celebri fashion designer viventi, ma forse la collezione sarebbe passata più in sordina. Il tempo di qualche articolo osannante e via, se ne riparla il prossimo anno. Allo stesso modo. Se avesse seguito l'onda e piazzato gli oramai classici uomini con la gonna in catwalk, l'eco delle sue creazioni si sarebbe perso nel vastissimo oceano di elogi dove naufragano tutte le nuove, omologate innovazioni di stile, senza possibilità di distinguersi l'una dall'altra.
Naturalmente, qui non pensiamo che ci siano coppie più o meno "carine" da vedere. Le coppie, in quanto tali, al massimo ci fanno invidia perché riescono, in questo caso quantomeno per il tempo di una rapida catwalk, a rimanere insieme. A prescindere dal fatto che siano composte da individui dello stesso sesso o di quello opposto. Come due omosessuali mano nella mano non dovrebbero dare scandalo, per strada o in passerella, così anche un uomo e una donna che si amano non è giusto né sensato che scatenino alcun tipo di polemica. Ogni sedicente attivista spende anni e fiumi di inchiostro digitale per affermare a gran voce che l'amore è sempre amore, che siamo tutti uguali. Salvo poi sparare fuoco o indignarsi quando non trova rappresentato su un palco, in tv o nella moda, un legame che rispecchi la propria natura. Che senso ha? Quello di un cortocircuito bello e buono. E niente più.
Le parole di Re Giorgio non potevano che finire per essere strumentalizzare dagli integralisti di una fazione, come dell'altra. Leggiamo, infatti, un trionfante Simone Pillon, all'apice del gaudio. Non scriviamo certo per sostenerlo. Da queste parti abbiamo il vizio di restare super partes e, forse, anche fin troppo naïves: nel mondo in cui ci piacerebbe vivere, sicuramente molto molto lontano da quello attuale, non dovrebbero esistere "fazioni": due uomini (o donne) mano nella mano nulla tolgono alla possibilità di una coppia etero di fare altrettanto. E così, viceversa.
Se è vero che l'Italia è quel Paese in cui ancora oggi, il pubblico di Un Posto al Sole si lamenta con la Rai per un bacio gay "azzardato" nella soap, è anche cristallino che lo scontro tra le suddette fazioni, per quanto riguarda l'orientamento sessuale di ognuno, non può che alimentare acrimonie senza senso. Soprattutto se, come auspichiamo, l'obiettivo è quello di una convivenza pacifica tra esseri umani, a prescindere dalla persona scelta per un bacio o una sgambettata orizzontale. La verità non sta né da una parte né dall'altra ma, allo stesso tempo, da entrambe. Le crociate, l'appropriazione di dichiarazioni di artisti come fossero prese di posizione politiche, acuiscono un problema che esiste e allontanano gravemente il giorno in cui si potrà risolvere.
Come non si può pretendedere che tutti siano eterosessuali (fa ridere solo scriverlo), allo stesso tempo, non è nemmeno lecito castrare la creatività di un designer che può e deve sempre esprimere la propria creatività come meglio crede: Armani ha voluto far incarnare "gentilezza" e "amor cortese" a una ciurma di coppie uomo-donna? E sia. Questo cosa toglie ai diritti LGBTQ+? Diritti che ci paiono, in ogni caso, ben rappresentati h 24, a social unificati. E non solo. Per quanto ci sia ancora molta strada da fare, lo scopo è arrivare a una serafica convivenza, non alla supremazia di un gender rispetto a un altro. Alle volte, però, sembra fin troppo facile perdere di vista tale goal, preferendo azzuffarsi per la via. E questo sì che rischia di divenire pericoloso.
Per esempio, sono innumerevoli i cantanti e gli attori che hanno assunto modi di fare, outfit e make up sempre più femminei per surfare la wave della fluidità. Ed è anche lapalissiano come questo cambio look appaia, su molti di loro, una brutta forzatura. Il solo concetto di "forzare" dovrebbe fare orrore alla comunità LGBTQ+ che, invece, plaude gaudente ogni volta che un artista, pur eterosessuale, rilascia dichiarazioni pubbliche restando sibillino sul proprio orientamento perché "non conta", sbattendo le ciglia impiastracciate di mascara waterproof. Questo teatrino è triste. E anche parecchio sterile. A differenza dell'ultima sfilata Moda Uomo Autunno/Inverno 23/24 di Giorgio Armani. Sfilata che ha "semplicemente" compiuto ciò che la moda è nata per compiere: rompere gli schemi, dare fastidio allo status quo e alle sue ipocrisie. Viva il Re.