Dopo l’assoluzione dello psicoterapeuta Foti, che archivia una parte importante del noto processo su Bibbiano e fa crollare in un colpo solo tutta l’indecente speculazione politica di quattro anni fa orchestrata da M5s, Lega e Fratelli d’Italia, a scusarsi non dovrebbero essere solo Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio, ma anche quei direttori e giornalisti che addirittura dai canali del servizio pubblico alimentarono quella campagna infamante.
All’epoca presentai diversi esposti all’Agcom, ad esempio quando il Tg2 mandò in onda una lunga intervista a una signora di Campobasso, peraltro non direttamente coinvolta con i fatti di Bibbiano, che indossava una maglietta con scritto “Parlateci Di Bibbiano”, con la P e la D evidenziate in rosso e in verde a richiamare il simbolo del Pd. Una violazione mai vista. Oppure quando i tg Rai trasmisero in piena campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna un’intervista all’allora candidata della Lega, Lucia Borgonzoni, oggi sottosegretaria alla cultura, che attaccava il “partito di Bibbiano” senza alcun contraddittorio. In quel caso il sottoscritto fu attaccato persino da Red Ronnie, subito rilanciato dal Secolo d’Italia, organo di partito di Fdi.
Alla luce di quei gravissimi episodi, oggi il servizio pubblico avrebbe il dovere di fare informazione dando spazio al professor Foti, raccontando quella terribile strumentalizzazione e le conseguenze che ha avuto sulle politiche di affido. Un’inchiesta dettagliata, una ricostruzione storica sul modello delle trasmissioni di Paolo Mieli. Anche perché con quella pagina buia di servizio pubblico non ci si limitò a danneggiare politici, amministratori locali, medici e psicoterapeuti, ma soprattutto si fece del male a bambini già in situazioni sfortunate e difficili.