Silvio Berlusconi è ricoverato al San Raffaele. Nel pomeriggio di giovedì 6 aprile è stato annunciato, quasi senza condizionali di rito, che sarebbe malato di leucemia. Tutta la famiglia si stringe intorno al suo capezzale, mentre Mediaset sceglie la linea della circospezione e del cauto ottimismo parlando di "condizioni stazionarie". Sui social, fioccano battute, sul fatto che il Cavaliere si spegnerà venerdì per poi risorgere la domenica di Pasqua. Certi che gli autori di tali imprescindibili boutade abbiano davanti a sé un glorioso futuro nella stand up comedy, veniamo al cortocircuito che più ci preme sottolineare: in un mondo (social) in cui ogni giorno si compiono "grandissime battaglie" per diritti, inclusione e ma 'ndo vai se l'attivismo non lo fai, a molti pare normalissimo, anzi pure doveroso e divertente, augurare la morte a un 87enne con la leucemia. Perché al momento questo è Silvio Berlusconi: un 87enne con la leucemia. Daje a ride.
Per fortuna, sono in molti a condannare tali uscite entusiastiche riguardo a un pronto decesso del Cavaliere. Non lo scriviamo "per fortuna" perché lo abbiamo votato, non lo scriviamo perché nutriamo un qualsiasi tipo di simpatia politica verso di lui. Lo scriviamo perché, per quanto sia vero che si possa scherzare su ogni cosa, la brutalità con cui si augura la morte a Silvio Berlusconi è fuori scala se vogliamo usare un minimo senso di umanità come unità di misura.
A farlo, oltre a utenti comuni, arrivano anche insospettabili. Come Daniela Collu, autrice, speaker radiofonica e anche conduttrice tv oltre che scrittrice. Più di 300mila follower su Instagram, la nostra si è prodotta in un tweet dal tono trionfale e sguaiato che si è vista costretta a cancellare dopo pochi minuti, dato il sentiment non proprio "positivo" generato dalle sue parole. Parole che vi riportiamo qui di seguito:
Oltre a una pioggia di critiche per i toni utlizzati che non esitiamo a definire quantomeno beceri, c'è anche chi ha fatto notare come Collu abbia per anni lavorato in Mediaset. "Sì, ma mi pagava Endemol", risponde lei. Sulle sue pubblicazioni per Mondadori, invece, silenzio. E poi la scelta di eliminare il cinguettio "perché mi state annoiando". Un passo falso niente male per una che si è fatta notare proprio per l'impeccabile gestione della comunicazione social, lato self-branding. L'uscita infelice ci sta pure, per carità, poi però andrebbe corredata da una riga di scuse. Scuse che, per esempio, devono obbligatoriamente fornire tutti quei personaggi in vista che si arrischiano a fare una battuta sulla comunità LGBTQIA+. Lo sa bene Michela Giraud, pur comedian di prefessione, che dovette cancellare un cinguettio in cui paragonava Demi Lovato, appena riscopertasi "non binaria", al Mago Otelma, cospargendosi poi il capo di cenere.
Su un ottantasettenne apparentemente in fin di vita, quindi, si può dire la qualunque, ma guai a toccare, anche solo a fare una carezza tinta d'ironia a chi sta a cuore a quelli che ben twittano. Perché non è rispettoso. In un mondo social in cui il massimo dell'offesa resta non mettere un asterisco al termine delle parole, sulla leucemia di Silvio Berlusconi è possibile invece, quasi doveroso, sparare a zero. Sentendosi pure dalla parte della ragione. Anzi, bloccando chiunque si permetta di far notare l'infelicità di quanto twittato. Dopotutto, non si erano mica messe in discussione delle schwa. Che male c'è?