Nella sua “missione di pace” non proprio di successo in Polonia, come notato da quasi tutti Matteo Salvini indossava un giaccone pieno di sponsor. Due di questi, Audi e Colmar, hanno avvertito l’urgenza di dissociarsi dal leader della Lega dopo i commenti sui social (con tanto di appelli a boicottare le aziende) scatenati anche da Selvaggia Lucarelli, che in una story su Instagram ha scritto “Va dai profughi ucraini con i marchi sul petto…”
Per quel che riguarda l’azienda automobilistica, “in merito a quanto erroneamente evidenziato a mezzo social circa l’associazione del marchio Audi alle esternazioni, passate, presenti o future di una rappresentanza politica italiana Audi Italia rimarca con fermezza la piena adesione alle regole di compliance del Gruppo Volkswagen che impediscono qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche”.
Del tutto analogo il comunicato dell’azienda Manifatture Mario Colombo, titolare del marchio Colmar: “In merito a quanto emerso a mezzo social circa l’associazione erronea del marchio Colmar alle esternazioni, di una rappresentanza della politica italiana, Colmar rimarca la propria opposizione a qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche italiane ed estere e di qualsiasi loro esternazione passata, presente o futura”.
In un’altra nota l’azienda ha inoltre specificato che il giaccone indossato da Salvini mentre veniva contestato dal sindaco della città e da alcuni italiani sul posto per le sue dichiarazioni passate su Putin è un capo fornito all’associazione Cancro Primo Aiuto Onlus (Cpa) e che “gli sponsor che appaiono sulla giacca sostengono solo la Cancro Primo Aiuto Onlus” e non sono riconducibili in alcun modo alla condivisione delle azioni e delle opinioni di nessun politico italiano”. L’obiettivo principale di Cpa è “quello di affiancare i malati e i loro familiari affinché possano accedere in tempi rapidi a tutte le prestazioni di cura, prevenzione, assistenza psicologica, medica e domiciliare di cui hanno bisogno”. La Cpa è stata fondata dalla figlia di Walter Fontana, ex senatore Dc ed ex presidente dell’associazione Industriali di Monza e Brianza. Il presidente onorario è il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il presidente vicario onorario è il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, mentre il presidente effettivo è Eugenio Cremascoli e il vicario è Andrea Dell’Orto.
Il giaccone “incriminato” sarebbe stato donato dall’associazione a diversi politici, tra cui Salvini, e sembrerebbe sia stato indossato da molti dei volontari di Ripartiamo Onlus con i quali il leader della Lega ha raggiunto il confine tra Polonia e Ucraina.
Ripartiamo, associazione con sede a Roma che la scorsa settimana avrebbe già trasferito in Italia 35 persone tra donne e bambini che erano in orfanotrofio, secondo Affari Italiani “è stata fondata da Francesca Immacolata Chaouqui, lobbista ed esperta di comunicazione, con esperienze nel gruppo Ernst & Young, finita nel 2015 nel cosiddetto scandalo di Vatileaks 2. Nominata il 18 luglio 2013 nella commissione di monitoraggio sui tagli di spesa in Vaticano (Cosea), tre anni dopo, Chaouqui fu condannata, insieme con monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, a 10 mesi di reclusione – pena poi sospesa – per sottrazione di informazioni riservate sulle spese economiche della Santa Sede”.