Charlie Kirk è morto ammazzato. Punto. Ed è questa, scrive Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, la cosa più grave di tutte: “È stato assassinato un uomo”. A renderla ancora più grave è il motivo. È stato ucciso per le sue idee. “Per quanto molto discutibili, gli va dato atto che Kirk amasse discuterle". Sulla pallottola che lo ha colpito sembrerebbe fosse incisa la scritta “Bella ciao”. E già qui, se confermato, saremmo al cortocircuito totale. Perché non solo si colpisce un uomo per ciò in cui crede, ma lo si fa anche nel nome di una canzone che in Italia ha sempre significato l’opposto: “Vergognoso che abbia commesso un crimine in nome di un'idea che ha sempre celebrato la democrazia, pace, libertà, e quindi la fine della guerra, della dittatura, dell’oppressione, della violenza”, ricorda Cazzullo. Ma evidentemente qualcuno non ha capito il testo. O non gliene frega niente. Poi c’è l’immancabile teatrino politico. Perché a destra, e non solo in America, c’è già chi si sta fregando le mani. “È discutibile anche l’uso che la destra italiana sta facendo di questo dettaglio di cronaca, come se il killer di Kirk fosse un nuovo partigiano”. Lo spoiler è semplice: non lo è. Non c’entra nulla. Anzi, è il contrario. Il punto è che “Bella ciao” e la Resistenza, quella vera, ormai sono diventate roba da merchandising e da propaganda, dove chiunque può appiccicarci sopra il suo nome. Ma la storia, quando la si conosce, non regge il meme di turno.

Cazzullo fa obbligatoriamente anche un ripasso d’urgenza di storia. Ricorda che essere antifascisti non significa per forza essere comunisti, né militanti della sinistra radicale. Che c’erano liberali, conservatori, preti, e gente che non aveva mai letto un programma politico in vita sua. “Giacomo Matteotti era socialista. Piero Gobetti un liberale progressista. Giovanni Amendola un liberale conservatore. Don Giovanni Minzoni un prete.” E poi c’è l’8 settembre, lo sfascio, la Repubblica di Salò e gli ottocentomila soldati italiani portati nei lager. Anche quella fu Resistenza, fatta da chi non voleva arruolarsi, da chi scappava, da chi sceglieva di non tradire. “Militari, carabinieri, sacerdoti, donne, civili, ebrei”, scrive Cazzullo. Una scelta che non ha nulla a che vedere con un proiettile sparato in un giorno qualunque. E “Bella ciao”? Giorgio Bocca, che era partigiano vero, scriveva di non averla mai cantata. Ma ha finito per rappresentare tutte le forme di resistenza al nazifascismo. Tutte. Non questa. Uccidere in nome di quella canzone è il modo migliore per toglierle tutto il significato. Anzi, per rovinarlo. "L'assassinio di Kirk non c'entra assolutamente nulla con i valori di libertà e uguaglianza che quel canto rappresenta, anzi li contraddice”.

