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Stati disuniti: ucciso Charlie Kirk (mentre parlava di violenza), ma chi era questo “alleato di Trump”? E che c’entra la rifugiata ucraina Iryna Zarutska? Benvenuti nell’America degli omicidi. La risposta? Preghiera e retorica

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

  • Foto: Ansa

10 settembre 2025

Stati disuniti: ucciso Charlie Kirk (mentre parlava di violenza), ma chi era questo “alleato di Trump”? E che c’entra la rifugiata ucraina Iryna Zarutska? Benvenuti nell’America degli omicidi. La risposta? Preghiera e retorica
Un colpo di fucile fatale contro Charlie Kirk, attivista conservatore, in un campus universitario mentre pronuncia la parola “violenza” e l’accoltellamento mortale immotivato della rifugiata ucraina Iryna Zarutska a bordo di un treno da parte di un nero con numerosi precedenti penali. Due scene unite da un’unica risposta americana: pregare. Ma come si può pensare che basti la retorica per uscire da questo baratro?

Foto: Ansa

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Un colpo secco, il boato di una folla che urla e l’immagine di un uomo che si accascia, colpito al collo. È quanto accaduto alla Utah Valley University di Orem, dove il commentatore conservatore Charlie Kirk, fondatore di Turning Point Usa e volto di punta della galassia vicina a Donald Trump, è stato centrato da una fucilata mentre parlava nel campus. Il proiettile è partito da circa 180 metri di distanza, secondo la polizia, da un edificio universitario chiamato Losee Center. Un sospetto, un uomo bianco anziano, è stato fermato poco dopo, anche se su questo i principali network americani si sono contraddetti più volte, e infatti poi è emerso che il vero responsabile non è ancora stato rintracciato.

Le terribili immagini diffuse sui social mostrano il momento preciso: Kirk, seduto sul palco, sta rispondendo a una domanda sulle sparatorie di massa compiute da persone transgender. La sua ultima parola è “violenza”. Poi il colpo, il sangue che esplode copioso dal collo, le urla. Le autorità hanno parlato di “condizioni critiche” ma non hanno fornito ulteriori dettagli. I filmati purtroppo non lasciavano ben sperare e infatti più tardi il presidente Donald Trump ha confermato la morte di Kirk. L’Fbi ha immediatamente inviato agenti sul posto, come confermato dal direttore Kash Patel.

Mentre il campus veniva blindato e gli studenti e i docenti evacuati, il copione della reazione pubblica si è scritto con la consueta rapidità. Donald Trump ha invocato la protezione divina: “Dobbiamo tutti pregare per Charlie Kirk, che è stato colpito. Un grande uomo dall’inizio alla fine. Dio lo benedica”. Il vicepresidente JD Vance ha aggiunto: “Recitate una preghiera per Charlie, un giovane padre”. Dal governatore dello Utah Spencer Cox al procuratore generale Pam Bondi, le parole sono state le stesse: condanna della violenza, promessa generica e vaga di giustizia e soprattutto richiami alla preghiera.

Pray for Charlie Kirk. He understood the risks and courageously put himself out there anyway. https://t.co/BkKZc6oDpi

— Dale Stark (@DaleStarkA10) September 10, 2025

Lo stesso schema si è ripetuto nei giorni scorsi con un altro caso, diverso per contesto ma identico nell’esito tragico. La vittima si chiamava Iryna Zarutska, 23 anni, rifugiata ucraina. Era seduta su un treno, quando un uomo, identificato come Decarlos Brown, un nero con precedenti penali, l’ha pugnalata senza apparente motivo. L’aggressore è sceso alla fermata successiva. Nessuno tra i passeggeri è intervenuto. La giovane è morta poco dopo, in un silenzio che oggi pesa quanto le coltellate.

La doppia sequenza – l’omicidio di una ragazza sconosciuta e l’attacco contro un personaggio politico divisivo – mette a nudo la stessa matrice di violenza casuale e pubblica che attraversa l’America. In un’aula universitaria o in una carrozza ferroviaria, il risultato non cambia: sangue versato sotto gli occhi di tutti.

Kirk, nei giorni precedenti, aveva parlato più volte della vicenda di Zarutska. Aveva definito l’omicidio “un segnale della barbarie che attraversa la nostra società”. Tra gli ultimi tweet di Kirk, uno in cui denunciava che sul profilo ufficiale di Black Lives Matter si rivendicasse il diritto alla violenza da parte dei neri. Poi è stato a sua volta colpito in pubblico, subito dopo aver pronunciato proprio la parola “violenza”.

E cosa fa l’America? Prega. Negli Stati Uniti “pray for” è diventata una risposta ufficiale, bipartisan, quasi automatica. Ma per molti americani è anche un sintomo di impotenza: un modo di reagire senza cambiare nulla, di trasformare il dramma in un esercizio di fede collettiva non è ben chiaro in chi o in cosa (le preghiere purtroppo non hanno salvato Kirk, ovviamente). Ma tutte queste storie si toccano in un punto preciso: la convergenza tra la violenza che le attraversa e il riflesso condizionato di un Paese che non riesce a immaginare risposte concrete oltre le preghiere e la retorica, figuriamoci metterle in pratica.

Official Black Lives Matter account justifying the murder of Iryna Zarutska https://t.co/2anFrPmHOR

— Charlie Kirk (@charliekirk11) September 10, 2025

Chi è Charlie Kirk e cos’è Turning Point

Turning Point Usa, fondata da Charlie Kirk all'età di 18 anni, è una diffusa organizzazione politica di destra con oltre 850 sedi universitarie. Il gruppo invia relatori conservatori nei campus universitari e organizza conferenze che riuniscono migliaia di giovani per dibattiti di destra su temi politici come economia, razza e immigrazione.

Turning Point ha avuto un ruolo significativo nel convincere i giovani a votare per il presidente Trump, che ha fatto breccia soprattutto tra i maschi della Generazione Z nelle elezioni del 2024. Il figlio di Trump, Donald Trump Jr., ha definito Kirk "una delle vere rock star di questo movimento".

Charlie Kirk, 31 anni e attivo anche con The Charlie Kirk Show, ha oltre 5 milioni di follower su X e oltre 7 milioni su TikTok.

https://mowmag.com/?nl=1

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