Le dichiarazioni di Gimmy Ghione ad Adnkronos, secondo cui Striscia la Notizia sarebbe tornata in access prime time a novembre, sono state la scintilla che ha acceso la polveriera dentro Mediaset, pronta a deflagrare da un momento all’altro. Non solo Pubblitalia preferisce monetizzare con la Ruota della Fortuna (oltre il 20% di share contro il 12-13% di Striscia), ma pure i colossi Fascino e Endemol, che rivendicano il traino del game show per i loro prime time. Un fronte compatto che, a quanto ci risulta, avrebbe già trovato sponda nel dirigente Giorgio Restelli. La cancellazione definitiva del tg satirico di Antonio Ricci sarebbe cosa fatta, con lo stesso Ricci tenuto all’oscuro fino all’ultimo per essere messo di fronte al fait accompli dallo stesso Piersilvio. 150 dipendenti rischiano di trovarsi senza un lavoro da un giorno all’altro, e la televisione italiana, ormai colonizzata da format stranieri - come, appunto, la Ruota della Fortuna – rimarrà orfana di uno dei suoi programmi più iconici dell’immaginario collettivo italiano. Abbiamo allora chiamato Aldo Grasso, il noto editorialista per il Corriere della Sera e critico televisivo, per raccogliere una sua prima impressione di questo tragico e storico momento della televisione italiana a cui stiamo per assistere ed è stata abbastanza deprimente. Dunque, “après Striscia, le déluge”? Per ora sembrerebbe proprio così, ma speriamo di no. E a ravvivare le nostre speranze è intervenuto in corner il direttore di Dagospia, come sempre di poche parole, Roberto D'Agostino che ha commentato con un secco "NON è VERO". Insomma che cosa diavolo sta succedendo a Cologno Monzese?

Che ne pensa della cancellazione di Striscia, è rimasto sorpreso?
Beh sì. Sicuramente Antonio Ricci non la prenderà bene. È vero che Striscia la Notizia era diventata un po’ ripetitiva, sulla via del tramonto, però credo che uno come Ricci, uno scafato così, non accetterà molto volentieri questa decisione.
Secondo lei un programma del genere, che comunque nonostante il declino è un programma iconico della tv italiana, merita un trattamento del genere?
Non lo so, è un problema interno fra di loro. È difficile dare un giudizio morale su questa cosa. Ricci ha fatto il suo lavoro, e per molti anni quel lavoro è andato bene, è stato pagato per quel tipo di lavoro. La televisione non ragiona più in termini di riconoscenza e non sono categorie che le appartengono più, purtroppo. Ormai è diventata un’industria, e come tale si preoccupa solo degli ascolti. L’unica cosa certa è che Ricci non la prenderà bene e sarà interessante vedere la sua reazione.
E come si immagina la tv italiana post-Striscia la Notizia?
Non credo ci sia molto da immaginare, è già adesso questo il tipo di televisione. Voglio dire, se i due programmi su cui si discute di più in questi giorni, Affari Tuoi e La Ruota della Fortuna, sono format stranieri, per quanto adattati all’Italia, resta il fatto che sono format stranieri. Insomma, la televisione italiana come la intendevamo non c’è più. Basta guardare la programmazione della Rai, che in quanto servizio pubblico dovrebbe per lo più promuovere idee e novità. C’è un vuoto assoluto. Non prevedo un grande scenario di novità e di creatività.

Dunque Striscia è davvero arrivata al capolinea? C'è chi sostiene sia falso, come ad esempio il direttore di Dagospia, Roberto D'Agostino, che dopo aver ricevuto alcune nostre chiamate, ha laconicamente risposto ai nostri messaggi con un semplice "NON è VERO". Dunque sorge spontanea la questione, cosa starà succedendo alla Mediaset di Cologno Monzese in queste ore? Sicuramente l'aria che si respira da quelle parti è particolarmente pesante.
