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E ora nei talk parte la gara
a chi ha la giornalista ucraina più figa

  • di Maria Eleonora Mollard Maria Eleonora Mollard

5 marzo 2022

E ora nei talk parte la gara a chi ha la giornalista ucraina più figa
Come diceva Ali G: “Qual è la cosa principale di cui non c’è mai abbastanza in questo paese? Non ci sono mai abbastanza fiche. Allora perché non facciamo entrare solo le immigrate fiche?”. Quello era un personaggio cinematografico interpretato dall’attore Sacha Baron Cohen, ma nei nostri talk già ci si prepara allo sbarco delle belle, preparate e coraggiose giornaliste ucraine. E ce n’è per tutti i gusti: dalla Diletta Leotta dell’Est, Olga Kalenchuk, alla Milena Gabanelli di Kiev, Karina Kurayan. E non sembra un futuro così distopico pensare ad alcune di loro insegnarci a creare Molotov a “È sempre mezzogiorno” con Antonella Clerici

di Maria Eleonora Mollard Maria Eleonora Mollard

War economy. Una misura figlia del Novecento eppure, oggi, mentre facciamo ‘ciao ciao’ con la manina alla Terza Guerra Mondiale, questa disposizione d’emergenza per dirla con Philippe Le  Billon, ossia il sistema di produzione, mobilitazione e allocazione di risorse, potrebbe richiedere un altro tipo di forze da collocare: le ucraine. Le ucraine, e per ucraine intendo le giornaliste ucraine, e per giornaliste ucraine intendo le bellissime donne che mentre sto qui, a scrivere, giocano a campana con la morte in zone di guerra. Iryna Tatarenko, caporedattore di Marie Claire Ucraina, ha deciso di sostituire rubriche à la ‘Come farsi lascia in 10 giorni’ per dare consigli su come relazionarsi alla guerra. Che sia partorire sotto l’attacco di missili termobarici o togliersi le unghie finte per imbracciare meglio un fucile con munizioni al fosforo bianco, non importa, la Tatarenko è li per voi, a insegnarvi cosa significhi essere donna nel bel mezzo di un conflitto sanguinoso. Questa è la nuova economia di guerra d’altronde.

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Olga Kalenchuk

Se l’Italia si aspetta sui 100.000 ucraini (quasi un milioni di profughi in UE e il numero è destinato a salire) di sicuro sa come reinvestire le risorse giornalistiche. Olga Kalenchuk potrebbe sostituire o affiancare la nostra Diletta Leotta La giovane giornalista aveva conquistato l’Olimpico lo scorso anno per l’incontro Roma-Shakhtar e da lì i suoi fan su Instagram sono cresciuti grazie al supporto italiano. Karina Kurayan, a soli 23 anni, racconta da giorni, su MailOnline l’invasione di Kiev (Kyiv) tra saccheggi, razionamenti di cibo e i tentativi di ripulire l’acqua a disposizione, potrebbe essere la nuova Milena Gabanelli. Daria Kaleniuk si è scontrata col Primo Ministro inglese Boris Johnson sull’atteggiamento ambiguo della Nato, rimarcando che non bastano le no-fly zone per salvare donne e bambini, che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata ed è inutile indugiare. Per me con la logica schiacciante dimostrata potrebbe sostituire pure Enrico Mentana.
 

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Karina Kurayan

Daria Kaleniuk si è scontrata col Primo Ministro inglese Boris Johnson sull’atteggiamento ambiguo della Nato, rimarcando che non bastano le no-fly zone per salvare donne e bambini, che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata ed è inutile indugiare. Per me con la logica schiacciante dimostrata potrebbe sostituire pure Enrico Mentana. Non so come si evolverà la situazione, ‘non ho risposte facili’, ma so che il nostro paese ha l’innata capacità di annettere solo ciò che è bello.

Già me le immagino queste giornaliste, e molte altre ancora, invitate nei salotti di: Porta a Porta, Atlantide, L’Arena, L’aria che tira, Annozero, Announo, Agora, Maratona Mentana, Propaganda Live, Che tempo che fa, Festivalbar, Otto e Mezzo, Carta Bianca, Piazza Pulita e tutto perché? Perché sono più preparate, più veloci, ficcanti, con un punto di vista unico e trasversale sulla situazione e perché no, telegeniche rispetto ai colleghi maschi. Non sarebbe tanto distopico pensare alcune di loro insegnarci a creare Molotov a “È sempre mezzogiorno” con Antonella Clerici.

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Daria Kaleniuk

Già me le immagino queste giornaliste, e molte altre ancora, invitate nei salotti di: Porta a Porta, Atlantide, L’Arena, L’aria che tira, Annozero, Announo, Agora, Maratona Mentana, Propaganda Live, Che tempo che fa, Festivalbar, Otto e Mezzo, Carta Bianca, Piazza Pulita e tutto perché? Perché sono più preparate, , più veloci, ficcanti, con un punto di vista unico e trasversale sulla situazione e perché no, telegeniche rispetto ai colleghi maschi. Non sarebbe tanto distopico pensare alcune di loro insegnarci a creare Molotov a "È sempre mezzogiorno" con Antonella Clerici. Intanto la mia fantasia non si discosta molto dalla realtà. Zona Bianca ha dato il via a invitando, il 27 febbraio, Dasha Dereviankina, modella ucraina  impegnata nella Settimana della moda di Milano, preoccupata per la sua famiglia residente nella zona del Donbass, e zona calda dal 2014. A Zona Bianca ha fatto eco Piazza Pulita con una sequenza di ospiti eccellenti, ucraine e russe: dalla giornalista russa Ekaterina Shevliakova fino alla modella ucraina Dasha Kondratieva.
 

Così come Otto e Mezzo, la giornalista ucraina Irina Guley si è lanciata in un duro confronto col pallavolista italo-russo Ivan Zaytsev e contro le istituzioni. Toni ancora più duri nel programma Non è l’arena, dove la giornalista russa Vera Shcherbakova è stata accusata di fare propaganda al Cremlino dal senatore Tommaso Cerno. L’elemento scatenante è stata la convinzione, priva di fondamenta, della giornalista sullo stato di salute dei manifestanti arrestati in Russia. Non so come si evolverà la situazione, ‘non ho risposte facili’, ma so che il nostro paese ha l’innata capacità di annettere solo ciò che è bello e creare polemiche. Ricordate il Sacha Baron Cohen e il suo film Ali G (2002)? A fronte di una emergenza a Dover, il governo doveva risolvere la situazione dei profughi, perciò per dirla con Ali G: "Qual è la cosa principale di cui non c’è mai abbastanza in questo paese?  Non ci sono mai abbastanza fiche. Allora perché non facciamo entrare solo le immigrate fiche?".

Se questo è il Destino manifesto dell’Ucraina, di espandersi fino a noi, va benissimo.

Noi siamo qui, pronti, a braccia aperte.

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