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Le parole pacifiste, e ancor meno
le bandiere, di fronte ai mitra
e alle bombe non servono a niente

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

4 marzo 2022

Le parole pacifiste, e ancor meno  le bandiere, di fronte ai mitra e alle bombe non servono a niente
Nella storia dell’umanità ci hanno provato in tanti a fermare la guerra con il pacifismo. Risultati? Piuttosto scarsi, visto che nel 2022 siamo ancora qui a parlare di una invasione, quella russa, che sta facendo morire migliaia di civili in Ucraina. È l’ennesima dimostrazione che le parole contro le armi non servono a nulla, soprattutto quando le armi hanno già iniziato a sparare. Ci aveva provato Gesù, non gli è andata bene. Buddha, invece, non aveva proprio il fisico per andare in conflitto. Mentre Gandhi, l’esempio più vicino a noi, oltre alle parole, almeno ci aveva messo il corpo. E non pubblicate le bandiere arcobaleno. Non sapete che le bandiere sono la prima causa delle guerre?

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Avrei una domanda da porci. (Ma sì, anche nel doppio senso di Achille Campanile). Vorrei che tutti insieme ci domandassimo, consapevolmente, coscientemente, tassonomicamente direi quasi: ma a che minchia servono le parole dei pacifisti? Voglio dire, non è che siano mancate, le parole dei pacifisti, e non sto parlando dei quattro scappati di casa sui social. Cioè: ci sono stati anche bestselleristi, che hanno prodotto parole di pace. Non so: Gesù e i quattro evangelisti (anche se la questione della pace nei protocristiani è ancora aperta, gli Esseni inventarono i servizi segreti ne “I guerrieri della Luce”; vabbè Buddha, che c’aveva anche troppa panza per mettersi a fare la guerra; che ne so, Gandhi, per dire. Gente che per la pace c’ha messo anche il corpo, come mi ha fatto giustamente notare Gianmarco Aimi durante le telefonate che ci facciamo all’ora dell’aperitivo. Ma anche quello stronzo del Gabbiano Jonathan Livingstone, st’artro narcisista patologico che se credeva un cazzo e mezzo. Oppure ancora, come si chiama, Hermann Hesse col suo Siddharta, il punto più basso toccato da Hesse e dall’Adelphi.

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No perché qui tutti quanti stanno a parlare della guerra, dell’odio, della vendetta, della volontà di potenza, come se fosse una cosa “umana”. Forse Cristo c’ha capito un po’ più degli altri, quando in croce dice, più o meno: “Perdonali, so’ teste de cazzo”. Con la guerra non abbiamo a che fare con l’umano, ma con il minerale. Putin, ad esempio, ma anche, per amore di verità, gli ucraini che se so’ fissati col Donbass e coi filorussi, e poi gli oligarchi, e la Nato, mica so’ omini. Credo che il problema, praticamente parlando (qui non si fa filosofia, al massimo fruttologia o mineralogia) sia la vulgata nicciana della fenomenologia dello spirito di Hegel. Perché quest’ultimo, semplicemente, diceva, fino a quando stiamo appiccicati alla nostra essenza “umana” mica siamo diversi dai vermi: se dovemo stacca’. Poi arriva nietzsche (te lo raccomando) che dice che se uno se stacca dall’umano diventa un superuomo. In vita mia, vi assicuro, mai incontrato un superuomo che non sia una testa di cazzo, un sottouomo. Sì, lo so che “umano troppo umano” diceva questo, ma poi Nietzsche, e diciamocelo, a costo de manna’ affanculo intere cattedre di università, aho’, s’è incartato.

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Ora, questo, Tomaso Montanari me pare che se chiama, dice che ne lo scenario de guera nun vole le armi ma le parole de la pace: perché nun se ne va ar fronte a dijie ddu parole de pace? Perché vedete, in guera, ‘è parole stanno a zero’ perché a zero sta la mente. Non è che puoi combattere il mitra col cervello. Te lo spiegavano alle elementari: due mele più due mele fanno due mele e due pere... nun le poi mischia. Dicevo Putin, e pure l’artri, mica so’ omini: so’ na formula chimica; manco vegetali so’, so’ minerali. Dice: se po’ dialoga’. Ma ggioia mia, se vuoi poi dialogà cco n’omo che ha smesso di esse’ ‘omo, che s’è evoluto. No cco’ n’omo. Vedi: l’omo, nun è che è diverso d’an terremoto, da n’uragano, d’a’a peste, dar cancro. Nun è che Putin è diverso dai tuoi genitori che te morono, dall’asteroide che s’è magnato li dinosauri,

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Metti er Coronavirus che ve vedo tutti preparati: nun è che cor Coronavirus ce parli, jé dici “nun fa lo stronzo” e quello se convince. Putin, l’oligarchi, ehhh nazionalisti ucraini, nun è che so’ diversi: so’ formule chimico-fisiche. L’unico che ho letto con interesse è stato mastro Bruno Giurato, che sul quotidiano Domani parla di Ares, il dio della Guerra. Perché su molte cose, e se ve lo dico io me dovete credè, c’hanno visto lungo. Se volete un parallelo (ve piacciono i paralleli) non è che la mitologia e il Cristo su sta cosa de la guera dicono cose tanto diverse: non state a fa’ i laici, che il mondo “laico” è un ossimoro: ‘a pace, come la grazia, come la felicità, può esistere per un momento, poi so’ catastrofi e tragedie e terremoti e malattie e guerre e morte.

Ma quell’attimo di pace o di grazia ci dice qualcosa che oltrepassa, e noi dovremmo ascoltarlo, anche se non è di questo mondo. Siamo tutti Giobbe, cari miei. Siamo tutti dentro l’Antico Testamento e ne possiamo uscire solo morendo (o vi devo citare Sergio Quinzio che per una vita cercò di mettere insieme ebraismo e cristianesimo?). Per cui, per favore, che siate politici, professori universitari, classe media riflessiva, progressisti, registi, attori, scrittori, intellettuali, opinionisti, miss Italia, nun ce state a rompe li cojioni cco le parole de la pace: un po’ di umiltà; c’è stata gente meglio di voi e nun è servita a un cazzo. Almeno non in “questo” mondo. Dell’artro poi ne parliano la prossima vorta. E per favore, nun mettete 'e bandiere sui social. Perché 'e bandiere so' 'a prima causa d'e'e guere. Nun lo sapevate?

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