Oggi, digitando “Max Angioni” su Google, il motore di ricerca completa, nell’ordine, come segue: LoL, Zelig, Gesù, Italia’s Got Talent, chi è, origini sarde. Un risultato tutto sommato non molto diverso da 9 mesi fa, quando ci incontrammo per la prima volta a Milano davanti all’anonima facciata del palazzo che ospitava gli uffici Endemol di Milano. A differenza di 9 mesi fa, però, Max Angioni oggi lo conoscono tutti. Il merito ovviamente non è solo di LoL, Zelig, Lui è peggio di me, Le Iene, Italia’s Got Talent (lo show che per primo lo ha fatto emergere dall’underground della scena comedy nazionale) quanto soprattutto della sua peculiare capacità di adattarsi, reagire all’imprevisto e canalizzare in comicità quel senso di inadeguatezza, di frustrazione che tutti noi abbiamo provato (o continuiamo a provare) nella nostra vita.
Qualità queste ultime messe in luce anche nella seconda edizione di LOL, il comedy show di Amazon Prime, al cospetto di un cast stellare. Eviterò di esprimere qualsivoglia giudizio sul programma (essendone uno degli autori, mi pare il minimo), limitandomi a dire che in questo second coming c’era da gestire una notevole pressione generata dalle aspettative dovute al grande successo della prima edizione. Il suo non era un ruolo semplice, in mezzo a professionisti della risata dalla tecnica mostruosa, dalla statura mitologica, dall’imprevedibilità, dal guizzo geniale e dalla comprovata esperienza maturata in anni di palchi grandi o piccoli.
Max poteva però contare su diverse frecce al proprio arco: una gavetta di tutto rispetto che includeva il suo personale Vietnam, anni di animazione per bambini dove ti travesti da Cioppy il cane distratto, da Elfo di Babbo Natale, da Fatina Pelosa e provi a far divertire piccoli spettatori che a volte ridono ma a volte, serissimi, ti dicono a mezza voce “mi fai schifo” (i bambini sono puri e quindi pura è la loro brutale verità); una rispettabilità come monologhista ma anche una innegabile fisicità che echeggia il primo John Belushi, se fosse nato a Pognana Lario (ridente frazione di Como che vanta 3 strade asfaltate, 2 bar e, prima di Angioni, 0 comici); il fatto di essere considerato a tutti gli effetti un underdog. Lavorare con Max mi ha ricordato quei lunghi pomeriggi di studio in biblioteca con l’amico casinista che si incendia le scoregge con l’accendino (sto chiaramente parlando di un’era antecedente alla digitalizzazione di massa): a fine giornata le pagine studiate erano due scarse ma potevi contare su un nuovo arsenale di puttanate da giocarti con le ragazze (e perdere, ovviamente). Ora che tutte le puntate di LOL sono state consegnate all’immortalità ho sentito il bisogno di fare quattro chiacchiere con Max, l’Alvaro Recoba della risata tricolore, per “fare il punto”, come si dice in gergo (ma quale?).
Come sei finito: alle Iene, a LOL, a Lui è peggio di me, A Zelig, lo abbiamo visto. Ma come hai iniziato?
Ho iniziato iscrivendomi ai corsi dell’associazione Teatro In Centro di Como. La regista, Ester Montalto, è stata la prima a credere in me e a dirmi che ero bravo. Da lì abbiamo iniziato a fare spettacoli per bambini, Peter Pan, Cenerentola, quelle cose lì. Quello è stato il mio ingresso in quel campo.
È stato facendo quell’esperienza che hai maturato il desiderio di diventare un comico?
Beh io in realtà ho sempre voluto fare il comico ma non ho mai pensato di avere davvero le capacità. Fino a 28 anni. A quel punto mi sono deciso e mi sono iscritto all’Accademia del Comico. Ma è stato Alessio Tagliento, un autore a cui devo tantissimo, a dirmi, di andare al Laboratorio Zelig. Portai “Acquaman”, che piacque a Giorgio Bozzo. Fu così che iniziai Zelig Time sul digitale terrestre in veste di comico. Io comunque, sai, figlio unico, un po’ solitario, sfigatino, sempre nel mio mondo, ho sempre fatto il buffone, con gli amici, in classe. Io ero quello che diceva le assurdità per far ridere gli altri e le altre.
Ti capisco benissimo. Anche io figlio unico, anche io sfigato (non che le cose siano cambiate molto), anche io indossavo la maschera del pagliaccio per farmi accettare, soprattutto con le ragazze. Ammetto che non ha funzionato molto. A te è andata meglio?
HAHAHHAAHAH (ride per circa 7/8 minuti, nda) credo che sia la strategia peggiore da adottare con le persone di sesso femminile. Sembri un pazzo totale! Scappano tutte via! A chiunque legga questa intervista: non fate MAI il buffone della compagnia se volete conquistare delle ragazze!
Quali sono i comici con cui sei cresciuto e che amavi?
Beh io sono stato letteralmente traumatizzato da Aldo Giovanni e Giacomo, Fabio De Luigi, Albanese… mi hanno, senza esagerare, cambiato la vita.
E quand’è stato il momento in cui hai pensato “la loro vita può essere la mia”, “posso farne un lavoro”, “con le cazzate che dicevo in gita al liceo ci posso comprare la macchina nuova”?
Mah, sai, “un momento” non c’è mai stato. Ho iniziato l’Università ma l’ho mollata abbastanza presto, ho fatto vari lavori… Hai presente gli attori americani quando raccontano nei talk show “la mia è una famiglia di professori universitari, i miei volevano facessi il college”, oppure “mio padre si aspettava che gestissi l’emporio che era appartenuto alla mia famiglia da generazioni, non volevano che facessi l’attore”. Ecco, quelle sono storie belle, di rivalsa, in cui un giovane con la sola forza del suo sogno riesce a trionfare sulle avversità e contro il volere della propria famiglia. Mia madre invece mi ha sempre detto (falsetto, nda): “Tessoro tu puoi fare tutto quello che vuoi!”. Mio padre uguale: “Vai vai, trova la tua strada!”. È stato terribile!
Eccerto, perché hai dovuto superare l’ostacolo più grande: te stesso.
E questa più che una frase è una grandissima lezione di vita (sgrana gli occhi e assume quel tono fintosolenne e inequivocabile di chi sta giustamente prendendo per il culo, nda).
Come la maggior parte degli italiani sei comparso nel mio radar grazie al video su YouTube del tuo monologo su Gesù, l’open bar e il bullismo, che ti è valso il secondo posto a Italia’s Got Talent oltre a svariati milioni di visualizzazioni. Come è nata la partecipazione a quello show?
È stato il decimo video più visto su YouTube del 2021. Al nono posto c’era credo una marmotta che andava sugli sci d’acqua! A parte gli scherzi, io facevo spettacoli in giro, ovunque, anche in posti piccoli, con le sedie di plastica, davanti a 10 persone. Poi con il covid e il lockdown, tutto finito. Si è presentata la possibilità di far parte di Italia’s Got Talent. In genere non amo i talent show, non mi piace l’idea che sottendono, ma quello era diverso: non è che devi saper cantare come X-Factor, ballare come ad Amici… è più vago. “Talento” era generico e ho detto: proviamo!
Ed è andata alla grande! Perché non ami i talent show?
Perché guardandoli vedi tanti ragazzi che dicono “crederci sempre, mollare mai” o “guardo sempre avanti”, “Io sono me stesso”… frasi fatte senza senso, quando non sai palesemente chi sei ancora… e sei li davanti a 4 giudici che in tre minuti ti bocciano e allora pensi di essere finito. Ma non è così! Se fosse andata male a Italia’s Got Talent avrei continuato a fare il comico… da questa riflessione è nato il personaggio di Kefin Scannamanna.
Come dice Bruce Dickinson: “se vuoi suonare prendi una chitarra e vai in cantina, non cerchi di entrare a X-Factor”. E comunque non dimentichiamoci che il loro scopo è soprattutto intrattenere. E nel tuo caso ha funzionato. Grazie a quel video abbiamo capito chi sei e ti abbiamo contattato per LOL 2. Qual è stato l’aspetto più difficile dello stare lì dentro con gli altri?
Sono due: il primo è la resistenza, cercando contemporaneamente di proporre lazzi teatrali, battute, per tutto il tempo; il secondo è non ridere. Per me non ridere equivale ad amputare una parte di me. Guardandomi in LOL 2, la faccia che vedo non è la mia… in LOL 2 sono PARALIZZATO.
Chi è il concorrente di LOL 2 che hai sofferto di più?
Indubbiamente Maccio, di cui peraltro sono da sempre un grande fan. Con l’imitazione del passante occasionale che ti aiuta nel parcheggio, le barzellette extended e mille altre cose toccava delle corde in me che mi erano fatali per mantenermi serio. Maccio non è umano, è una specie di comico cyborg.
Con lui ho notato che si è sviluppata una bella chimica. Ci siamo sentiti in questi giorni e mi ha detto che tu eri l’unico che non conosceva personalmente ma sei quello con cui si è trovato più a suo agio. Tenevo molto al wrestling (una delle mie ossessioni) e il vostro duello improvvisato è francamente impagabile. Ma in generale quello che ho notato (non solo io ovviamente), è che lì dentro sei riuscito a fare una cosa difficilissima: hai trovato un tuo ruolo, facendo la spalla deluxe, cogliendo ogni opportunità che colleghi molto più navigati come Forest e Maria di Biase ti hanno dato, ma sempre rispettando le gerarchie, non andando mai in sovrapposizione. Sei stato bravissimo.
Ma infatti io devo ringraziare tantissimo Maria di Biase e soprattuto Forest per avermi dato mille opportunità, coinvolgendomi continuamente. È stato di una generosità incredibile. Mi stupisce che alcuni abbiano pensato che si sia trattato davvero di bullismo… ho anche dovuto fare un post su Instagram per specificarlo.
Come ti sei preparato a LOL 2?
Circa un mese prima del giorno della registrazione ho iniziato a fare un’analisi dei miei pezzi, delle mie interazioni con la gente filmate, del modo con cui mi relazionavo ad altri durante una performance e a vedere quante volte ridevo ed erano tutte. Ridevo tutte le cazzo di volte. Smettere di ridere per ore è stato come tranciare una parte di me ed è stato stupendo, terminato LOL 2, poter sghignazzare liberamente.
Eravamo nello stesso hotel e quando sei arrivato da Milano ricordo che mi sei sembrato rilassato come un paletto di frassino pronto per essere piantato nel cuore di un vampiro.
Era il giorno prima di iniziare e ho praticamente avuto un attacco di panico. L’ansia mi è salita tutta di botto ed ero in preda al panico per cui ho telefonato a mille persone ma per via dell’accordo di riservatezza non potevo dire che stavo facendo LOL 2 quindi loro mi chiedevano “Max come stai?” E io rispondevo con la mascella che scattava come una tagliola “Beeeeneeee, beeeeeeneeee!”.
Hai baciato Diana Del Bufalo, hai baciato Maccio, sei diventato un meme. È andata bene, no?
“Io il mio l’ho fatto”.