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Belve, da Loredana Bertè a Carla Bruni: perché se la violenza fisica è contro un uomo, fa ridere?

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

3 aprile 2024

Belve, da Loredana Bertè a Carla Bruni: perché se la violenza fisica è contro un uomo, fa ridere?
Martedì 2 aprile è partita la nuova edizione di Belve. Protagoniste femminili delle ruggenti interviste di puntata, Loredana Bertè e Carla Bruni. La prima ha raccontato di aver "gonfiato di botte" l'ex marito Björn Borg perché "andava sempre a finire così". La seconda, maliardissima, ha spiattellato come, in caso di tradimento, ammazzerebbe il partner, gli taglierebbe la gola "perché tanto in Francia per omicidio passionale mi farei poca galera, solo sei anni". Dichiarazioni che sui social sono state accolte da grande entusiasmo, simpatia e sfegatato tifo. Perché la violenza, se perpetrata o ipotizzata dalle donne contro gli uomini, fa tanto ridere?

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

La nuova edizione di Belve è partita col botto: un milione e 815mila telespettatori per il 10.4 % di share, la puntata più vista di sempre. Questo grazie anche al piglio di Francesca Fagnani e della sua "R de Roma Sud" come alla ruggente generosità dei tre intervistati: Loredana Bertè, Carla Bruni e Matteo Salvini. Una serata senza macchia? In pratica, sì. A ripensarci, però, c'è stata forse una nota stonata, una vera e propria sinfonia imperfetta che ha fatto da fil rouge all'intera trasmissione relativamente alle due ospiti femminili. Sia la rocker dai capelli turchini che la ex top model e première dame si sono raccontate senza censure donando al pubblico momenti intensi ai limiti della commozione, come anche frecciatine e "belvate" d'autore. Pur essendogliene grati assai, andiamo ad aprire un discorso che con ogni probabilità nessuno ha voglia di sentire davvero. E proprio queste orecchie da mercante fanno parte della problematica che esiste e che stiamo per affrontare: la violenza, perfino fisica, delle donne contro gli uomini fa sempre ridere, è fatto buffo. Così se Bertè "gonfiava di botte" l'ex marito Björn Borg "perché andava sempre a finire in questo modo" e Carla Bruni ipotizza di "ammazzare", di "tagliare la gola" a un partner ipoteticamente fedifrago "tanto in Francia per omicidio passionale mi farei poco di carcere, solo sei anni", i social esultano e le eleggono a regine, riportando queste stesse dichiarazioni tra risatine ed emoji d'ammirazione. Tutto a posto? No, non proprio. 

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Loredana Bertè e Francesca Fagnani alla prima puntata di Belve 2024

Il nostro Bel Paese ha un problema con il maschio o il maschio è il problema del nostro Bel Paese? Dopo l'avvento delle nazi-fem sui social, quelle che brandirebbero una scimitarra fucsia per castrarli tutti a prescindere ed evitare così che possano esercitare la loro tossicità intrinseca, oggi la situazione sembra essersi ribaltata: l'uomo è concepito, visto e deriso in qualità di "sesso debole". Qualunque angheria, dallo sfottò alla violenza psicologica e/o financo fisica, viene interpretato come una simpatica trovata, provoca risate e impenna il gradimento verso chi l'ha pronunciata o perpetrata nella realtà. Così Loredana Bertè che ha "spaccato diverse chitarre sulla testa di Lavezzi", reo di averla tradita, diviene icona, "donna con le palle", "ben gli sta, a quel fedifrago". Inutile dire che se Lavezzi, o chi per esso, avesse solo pensato di dichiarare, su quello stesso sgabello, di aver immaginato di menare la controparte, il programma sarebbe stato chiuso ieri in seguito a repentina interrogazione parlamentare. Perché la violenza contro le donne, giustamente, non è accettabile. Quella sugli uomini, invece, fa tanto ridere. 

Carla Bruni, per burla o per davvero, ha dimostrato di essersi pure fatta il calcolo - sei anni di carcere - del tempo che avrebbe da scontare in gattabuia "per omicidio passionale" secondo la legge francese. Poca cosa, a suo dire, "prima gli taglio la gola, lo ammazzo, poi esco dal carcere e faccio la vedova allegra". Lo ammettiamo, abbiamo riso anche noi. Perché questa è la percezione diffusa, il modo in cui la società ci porta a interpretare la violenza sui maschi bianchi etero: spassose boutade dette da donne forti, determinate, che non si lasciano mettere i piedi in testa da chicchessia. Se una cosa è sbagliata - e in questo caso, chiaramente, lo è - è sbagliata sempre, però, in assoluto. Non dipende da ciò che si tiene in mezzo alle gambe, la violenza è violenza e non ha mai giustificazioni, andrebbe condannata a prescindere. Che sia verbale, psicologica o fisica. Perfino il Grande Fratello si è interrogato per mesi sul "messaggio che arriva al pubblico a casa", soffermandosi sulla "gravità" di parole come "individualista", ritenuto insulto gravissimo. In una società che si dice così sensibile, alle volte appunto oltre i limiti del ridicolo, a non offendere anima viva, il cortocircuito è servito: dei maschi si può dire tutto, a loro si può "fare" tutto. Perché lo meritano, per via di quel peccato originale che prende il nome di "patriarcato". Oggi è giusto tradire Gino, prenderlo in giro, fargliela credere, magari pure tirargli uno schiaffo o chissà cos'altro. Perché ai tempi del bisnonno di Gino, vigeva il delitto d'onore. Ha senso? No, con ogni evidenza. La mentalità attuale sragiona esattamente così? Sì, senza dubbio. 

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"Eh ma i numeri, i dati, le percentuali dei femminicidi!", grideranno ora scandalizzati i più. Non siamo certo qui a negarli né a fingere che non siano un problema. Il fatto è, però, che intanto non possiamo evitare l'impressione che ci sia una parte della storia non raccontata. Che tutto sia diventato molto semplice, l'equazione maschio cattivo per peccato originale, femmina buona in quanto reduce da decenni di privazioni e, in alcuni casi, ancora sottomessa o costretta a vedersi impari rispetto all'altro sesso. Tale disparità, però, si risolve cancellandolo, l'altro sesso? Dando il 100 % del potere al femminile e tarpando ogni possibilità di espressione al maschile? A occhio, non è esattamente questa la strada per procedere verso quella società di pari che tutti auspichiamo. Nessuno, sano di mente, applaudirebbe un uomo che racconta baldanzoso di aver spaccato diverse chitarre sulla testa della compagna perché lei lo tradiva. Così come nessuno, sano di mente, dovrebbe trovare spassoso il contrario. O anche solo accettarlo come fattarello normale, giusto, una di quelle cose che possono capitare. 

Si fa tanto discutere sulle terminologie più adatte a definire persone, comportamenti, storture che imperversano nella nostra società. E certo non ce ne lamentiamo, almeno non prima di veder raggiungere assurdi paradossi di pura lana caprina. Questo mentre l'evidenza del cortocircuito spiega le ali di fronte ai nostri occhi divertiti e, in un certo senso, complici. Se a parlare dallo sgabello di Belve, la sera di martedì 2 aprile 2024, fossero stati Loredano e Carlo, dicendo le stesse identiche cose di Loredana e Carla, l'intera trasmissione non sarebbe mai andata in onda. Oppure sì. E avrebbe chiuso i battenti, con buona pace degli ottimi ascolti, nel giro di un amen. Si potrà per davvero affrontare il problema della violenza quando la nostra miope società riuscirà ad aprire gli occhi, parlandone a prescindere da ciò che i coinvolti abbiano per natura o scelta in mezzo alle gambe. Prima di allora, sarà solo fuffa social acchiappa-like che non porterà a nulla, all'infuori di qualche follower in più su Instagram. Esistono hic et nunc anche maschi malmenati, abusati psicologicamente e fisicamente, tutti abbiamo in rubrica almeno un numero di un amico o conoscente "distrutto" dalla ex (moglie o compagna). Solo che, per qualche strana stortura che vige e regna su ognuno di noi, non diamo peso alla cosa, non esistono statistiche allarmate e allarmanti, non se ne parla. Così, quando sentiamo una donna che racconta di aver picchiato un uomo o di aver progettato di tagliargli la gola, sorridiamo compiaciuti. Bella roba. Ma, per fortuna, c'è ancora domani. 

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